Europee, Zingaretti apre alla candidatura di Ilaria Salis: “Se è utile perché no?”

L’ex segretario dem facendo il punto sulle liste si schiera con l’attivista in catene in Ungheria: “Quello che sta passando è una vergogna”.

Roma – L’ex segretario dem Nicola Zingaretti apre alla candidatura alle europee di Ilaria Salis, l’italiana agli arresti in Ungheria e sulla quale pendono voci di candidatura proprio con il Pd . “Quello che sta passando Ilaria è una vergogna, e facciamo bene a tenere alta l’attenzione denunciando l’oscena subalternità del governo. Per quanto riguarda la candidatura – aggiunge – è una valutazione che spetta a lei, alla sua famiglia e al gruppo dirigente del Pd: tutto il resto è rumore di fondo”.

Per Zingaretti si tratta di una “situazione delicata, da trattare con prudenza e non gettare nel tritacarne. Io non so cosa possa comportare la candidatura per la sua situazione, ma se può esserle utile mi chiedo: perché no?”, aggiunge l’ex segretario schierandosi a favore della candidatura, per alcuni versi assai controversa. E guardando all’orizzonte generale delle elezioni europee il deputato sottolinea che “saranno un’occasione di chiarezza. Tensione sulle liste? Io ci vedo un elemento positivo: un anno e mezzo fa si discuteva se il Pd fosse morto, e i poli di attrazione erano Conte e Calenda. Oggi torna a essere protagonista e calamita che attrae”.

Ilaria Salis in Ungheria

Intanto, il padre di Ilaria Salis che a Pasqua ha avuto un colloquio telefonico con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, in una lettera a Repubblica rispondendo a un intervento di solidarietà di Furio Colombo, torna sulla situazione che sta vivendo la figlia. “Ilaria espia la colpa di chi se la va a cercare: sono quelli che, anche se personalmente hanno tutto da perdere, non esitano ad assumere iniziative che ritengono doverose e irrinunciabili sulla base unicamente delle proprie convinzioni ideologiche. Ilaria ha ragione non si può stare a guardare questi tentativi di riesumazione dell’ideologia nazista o fascista, bisogna darsi da fare perché l’Ue renda intollerabili nel suo territorio queste manifestazioni”.

Secondo Salis, la figlia sarebbe stata condotta in ceppi e catene davanti a un giudice “un totale di 9 volte. Purtroppo, a parte il 29 gennaio e il 28 marzo, non c’erano le telecamere a documentare le violazioni dei diritti umani”. E ancora Roberto Salis: “Siamo di fronte a un Paese illiberale in cui Orbán cerca di ritornare al tempo della legge del taglione. Quanti credono di poter evitare di prendere posizione nella questione di Ilaria, sostenendo che non è soggetta alla legge italiana, non sono veri patrioti. Io e mia moglie ci riteniamo genitori privilegiati”, conclude.

Ma intanto da Budapest Jozsef Tamàs Szabò, giudice portavoce del tribunale ungherese sbugiarda la sinistra: un intervento del governo italiano, spiega, “sarebbe del tutto inutile e non porterebbe a nessun risultato” perché “i giudici in Ungheria sono indipendenti dalle pressioni esterne e nessuno può intervenire in questo o in qualsiasi altro processo”. E aggiunge: “I miei colleghi hanno ritenuto che sussista ancora il pericolo di fuga e il rischio di reiterazione del reato. La signora è accusata di un reato grave, punibile da 2 a 8 anni, ma siccome le viene accusata anche l’organizzazione criminale rischia fino a 18 anni”.

Secondo l’accusa le lesioni, sebbene guarite in pochi giorni, potevano essere “potenzialmente letali”. Per questo la carcerazione preventiva, secondo l’ordinamento ungherese, può arrivare fino a 4 anni prima di una sentenza, anche se di norma il 98% dei processi si conclude entro un anno. “Se avesse confessato prima del processo – prosegue il magistrato – avrebbe potuto patteggiare una pena massima di 11 di reclusione”.

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