Non solo il leader di Iv e di Azione, i silurati con Santoro e Tarquinio. Mario Adinolfi lascia la guida del Popolo della Famiglia.
Roma – Non solo Matteo Renzi, Emma Bonino e Carlo Calenda esclusi dal Parlamento europeo perché le loro liste non hanno raggiunto la soglia del 4%: la lista di chi non ce la fa a conquistare un seggio in Ue è lunga e ricca. Non sembra aver pagato l’endorsement di Umberto Bossi verso Marco Reguzzoni, ex capogruppo della Lega Nord alla Camera, che correva alle Europee nelle file di Forza Italia e ottiene 7.293 preferenze nel Nord Ovest (mancano una ventina di sezioni da scrutinare). Ancora peggio, nella stessa circoscrizione, un altro ex leghista Roberto Cota, ex parlamentare e governatore del Piemonte: 3.851 preferenze.
Potrebbe non approdare in Ue neanche Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire e promotore di posizioni pacifiste, che ha ottenuto nella circoscrizione Centro con il Pd circa 28mila preferenze, arrivando settimo in lista. Ma mancano ancora oltre 2500 sezioni da scrutinare. Futuro incerto anche per Antonio Mazzeo,
presidente del Consiglio regionale della Toscana e l’europarlamentare uscente Beatrice Covassi. L’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi arriva decimo nella lista di Fratelli d’Italia al Sud con quasi 23mila
preferenze.
E’ rimasta sotto la soglia di sbarramento del 4% anche la lista ideata da Michele Santoro “Pace, terra, dignità” che aveva candidato tra l’altro la scrittrice Ginevra Bompiani e l’attore Paolo Rossi. Santoro, candidato in tutte le circoscrizioni, ha ottenuto oltre 160mila preferenze. Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia che ha sostenuto la lista Libertà di Cateno De Luca, annuncia di avere “invitato il vicepresidente
nazionale, Nicola Di Matteo, ad assumere pro tempore la mia carica di presidente, come da Statuto, dopo che gli ho presentato le mie dimissioni, con l’invito a convocare il congresso nazionale del Popolo della Famiglia”.
“Abbiamo partecipato al progetto di Libertà messo in campo da Cateno De Luca, con il nostro simbolo e i nostri candidati. Siamo stati sconfitti, il risultato è stato ampiamente inferiore alle nostre aspettative e – spiega – non sono abituato a far finta di niente, quindi mi assumo personalmente la piena responsabilità di questo esito e lascio, dopo otto anni, la guida del Popolo della Famiglia”.
“Sosterrò con entusiasmo la nuova leadership che il Congresso nazionale eleggerà. Mi resta solo una domanda: come fanno Calenda e Renzi dopo il loro disastro a non dimettersi anche loro? Ho letto Calenda oggi parlare di una ‘costituente’. Costituente di che? Faceva tanto il politico serio, che guarda ai modelli esteri. Ecco, all’estero dopo una sconfitta grave i politici seri se ne assumono la responsabilità e si dimettono dalle cariche”, aggiunge Adinolfi. “Io – rivendica – l’ho subito fatto e invito lui, con Renzi e magari pure l’immaginifico Riccardo Magi, a fare lo stesso”.