Proliferano guru, personal coach e motivatori vari che esortano ad essere sempre positivi. È diventato un vero e proprio mantra in molti ambiti per migliorare le proprie prestazioni. Ma è tutto oro quel che luccica?
Roma – Sarà capitato a ognuno di noi di notare nelle edicole o librerie una serie di libri dai titoli iperbolici, tipo: Come essere leader di sé stesso; Gli strumenti per avere successo nella vita; Il segreto per realizzare i tuoi sogni. Tutti testi che hanno in comune il fatto che motivatori, personal coach e guru vari spiegano che, la conditio sine qua non, per realizzarsi nella vita è pensare “positivo”. Un approccio che si è talmente diffuso da diventare una vera e propria scuola di pensiero, il “positive thinking”.
Alla base di questa locuzione, di per sé abbastanza chiarificatrice, c’è un concetto molto semplice. Ovvero, quando ci si trova in situazioni critiche e non si è sicuri di come affrontare, che appaiono difficili da superare, quando si è toccato il fondo e non si sa come risalire, bisogna, comunque, essere ottimisti, perché il “pensiero negativo” non risolve nulla e si ritorce contro. Non sono chiare le origini di questa teoria. Sta di fatto che chi ha avuto i maggiori benefici nel diffondere il “pensiero positivo” è stata l’autrice australiana Rhonda Byrne. Nel 2006 il suo libro “The Secret” divenne un bestseller e svelava come avere tutto dalla vita: denaro, felicità, salute e amore. Ovviamente, per raggiungere questi obiettivi è necessario farsi guidare dall’ottimismo.
In modo, anche aiutati da uno specialista, da formare una trama favorevole e utile a tenere lontano il pessimismo, in cui precipitiamo nei momenti bui della vita, definiti “sfidanti” dai teorici del “positive thinking”. Quest’ultimi diffondono un modo di pensare molto semplice. Scrivono, infatti: “Inizia a pensare in maniera opposta al modo in cui stai pensando a te stesso: pensa che puoi farcela e che possiedi tutti i mezzi di cui hai bisogno“. Non basta essere convinti del pensiero positivo, ma è decisivo farlo nella maniera più appropriata possibile. E per riuscirci c’è bisogno di leggere i libri sull’argomento o essere guidati da un personal trainer o, ancora seguire le lezioni di gruppo di qualche motivatore. Ecco, forse spiegato l’arcano.
Mettere in atto questi consigli costa denaro che va, di sicuro a rimpinguare le tasche di chi li propone! Anche se c’è da segnalare che alcuni studi scientifici hanno dimostrato che qualcosa di vero ci sia. Uno studio sull’atletica ha evidenziato come le performance degli sportivi automotivati abbiano migliorato i loro risultati, anche se non in maniera perentoria. Come confermato dagli psicologi dello sport, che ribadiscono come per gli atleti avere un pensiero positivo sia meglio di averne uno negativo. In quest’ultimo caso crescono ansia da prestazione e agitazione emotiva. Anche nel mondo non sportivo essere positivi comporta meno possibilità di ammalarsi rispetto a chi è depresso e pessimista. Questo è senz’altro vero. Pensare, però, che possa essere la “ricetta magica” per avere amore, ricchezza, salute e felicità è un’estremizzazione del concetto che rasenta l’inganno per noi comuni mortali.
È lecito porsi una domanda: “È davvero tutto spiegabile dal binomio positivo/negativo o recitano un ruolo, forse decisivo, i fattori sociali, economici e culturali che, in parte, sono fuori controllo?” Come ha dichiarato il professor Adam Alter. Esperto di marketing presso la Stern School of Business della New York University:
“Un incessante ottimismo sul futuro potrebbe causare uno shock ancora maggiore quando le cose non vanno per il verso auspicato. Sforzandosi di conservare esclusivamente dei pensieri positivi nei confronti del futuro, chi pensa in questo modo si ritrova meno preparato, e più in sofferenza, quando le cose vanno invece in un modo che non si è più in grado di interpretare in maniera positiva“.
D’ altronde, essere dotati dell’attitudine di “prepararsi al peggio” aiuta nei momenti estremamente difficili, proprio quando non si ha più alcuna speranza. Pensare positivo fa bene, ma non troppo!