Il direttore di Tg4 aveva 94 anni. Una vita tra scoop, polemiche e devozione al Cavaliere. I funerali giovedì a Milano.
Milano – Emilio Fede se n’è andato a 94 anni, portando con sé un’epoca irripetibile del giornalismo televisivo italiano. L’uomo che aveva inventato “la tv del dolore” con la diretta di 18 ore da Vermicino nel 1981 – quando voleva raccontare il salvataggio del piccolo Alfredino Rampi e si trovò invece a narrare una tragedia – si è spento sereno nella struttura di Segrate dove viveva da tempo.
La figlia Sveva, che lo ha assistito fino alla fine, aveva detto poche ore prima: “Continua a lottare come un leone. È un guerriero”. E da guerriero se n’è andato, lucido fino alle ultime ore. I funerali si terranno giovedì presso la parrocchia Dio Padre a Milano 2, Segrate.
L’inventore di un genere
Nato a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1931, figlio di un brigadiere dei carabinieri e di una cantante d’opera, Fede aveva iniziato giovanissimo al Messaggero. Il primo scoop fu portare in redazione gli appunti scritti a mano da Giuseppe Di Vittorio per un comizio. Entrato in Rai nel 1961, dopo otto anni come inviato in 40 paesi diversi era diventato direttore del Tg1.
Ma la vera rivoluzione arriva nel 1989 con l’incontro che cambierà la sua vita: Silvio Berlusconi. Fede accende il primo tg di Fininvest e diventa il cantore del Cavaliere. A Studio Aperto è il primo in Italia a dare la notizia dell’inizio della guerra del Golfo nel 1991 e il primo ad annunciare la cattura di Saddam Hussein.

Il suo Tg4, fondato nel 1992, crea un genere rimasto ineguagliabile per quanto partigiano, teatrale, caricaturale. “Sono stato il direttore più criticato ma anche il più guardato”, amava dire. E quella gaffe leggendaria quando, annunciando le prime immagini di “questo feroce assassino”, la regia manda per errore la foto di Berlusconi e lui esclama: “Che figura di me… a”. Un errore che amava ricordare, perché aveva capito prima di tutti che in tv vince chi resta impresso.
L’amore per Diana e la solitudine finale
Per quasi sessant’anni aveva al suo fianco Diana De Feo, giornalista colta e riservata, poi senatrice di Forza Italia, “l’unica donna capace di contenerne vanità e malinconie”. Sposati nel 1964, dalla loro unione erano nate le due figlie Sveva e Simona. “Ci sentiamo dieci volte al giorno”, raccontavano al Corriere nel 2020.
Dopo la morte di Diana nel giugno 2021, Emilio non era stato più lo stesso. Due anni dopo, la scomparsa di Berlusconi aveva segnato un altro punto di non ritorno, la fine di un’epoca. Un’epoca in cui si era dissolta anche la promessa di un posto nel mausoleo di Arcore accanto al suo mito.
Nel 2012 aveva lasciato il Tg4 e Mediaset in conseguenza delle inchieste su Ruby Rubacuori e le “cene eleganti”, che gli porteranno una condanna in Cassazione a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione. Lasciare il video fu un trauma e l’inizio di un declino a cui non si rassegnò mai.

Negli ultimi anni aveva ritrovato la fede dopo un incontro con Papa Wojtyla: “Dopo la comunione, mi accarezzò il viso e da quel momento il mio legame con Dio è cambiato”. A 94 anni, alla domanda su quale fosse il suo ultimo sogno, aveva risposto senza esitare: “Raggiungere al più presto mia moglie Diana”. L’eternità che aveva inseguito per tutta la vita aveva assunto un altro sapore.