Il suo motto è: “Oltre il limite dei miei occhi…attraverso la natura, con i miei scatti”.
La storia ci insegna che le grandi invenzioni avvengono in modo del tutto fortuito, ma forse nulla succede davvero per caso. Elisabetta Pandolfino, superando i limiti della mente, ha scoperto una nuova tecnica fotografica, denominata “Mental snap” o scatto mentale, da non confondere con il “light painting”.
Una forte passione e la nostalgia sono state la molla che ha spinto Elisabetta a rivolgere la macchina fotografica verso la luna, anelando solo di poter scrivere il nome dell’uomo tanto desiderato; dopo soli pochi tentativi, Elisabetta è riuscita, con un solo scatto, a scrivere il nome della persona amata. Era il 2014, l’artista aveva 33 anni e questo segnò una svolta nella sua vita professionale. Nel tempo la sua tecnica si è affinata e evoluta, lavorando a mano libera come se tra le mani avesse una penna o un pennello, con l’ausilio di una semplice fonte luminosa, la luna. Anche una semplice candela, però, riesce a disegnare oggetti e a scrivere parole.
Artista eclettica, appassionata di tutte le forme d’arte sin da bambina (sassofonista, fotografa professionista, operatrice video e grafica) Pandolfino è riuscita a ritagliarsi un posto nella storia della fotografia, intesa con il significato più intrinseco del termine, cioè: scrivere con la luce. Illustri luminari in campo oculistico hanno ammesso di essere in presenza di “una persona con gli occhi nella mente”.
Per conoscere meglio quella che è stata definita “la fotografa dei pensieri e della luna”, noi di POP la abbiamo intervistata.
Elisabetta, cos’è lo “scatto mentale” e perché è una tecnica esclusiva e al tempo stesso rivoluzionaria?
Lo “scatto mentale” è una scoperta esclusiva poiché, dal 1839, anno in cui si datano gli albori della fotografia, ad oggi, nessuno ha mai dimostrato che fosse possibile utilizzare la macchina fotografica come fosse un pennello, realizzando vere opere d’arte, facilmente comprensibili all’osservatore. Rivoluzionaria in quanto descrive aspetti interessanti dal punto di vista cerebrale, cognitivo, della fisica e come nuova forma d’arte.
Quale utilizzo in campo artistico o pratico può avere la sua scoperta?
In verità questa scoperta trova applicazione anche in ambito scientifico. Del resto la creatività è ancora oggetto di studio da parte della scienza, che si sta tuttora interrogando sui processi cerebrali che si innescano. Forse è la creatività stessa a costituire un fenomeno effettivamente scientifico.
Nel “mental snap” il mezzo fotografico si connette con il cervello: c’è, dunque, una spiegazione scientifica per questa sua capacità, una sorta di connessione interneuronale?
Nello scatto mentale c’è effettivamente una connessione tra i neuroni, giacchè
concentrazione e memoria sono un connubio perfetto per la riuscita di ogni scatto. Ricordo che, nel momento dello scatto, l’occhio umano non vede nulla.
E’ possibile utilizzare sia una macchina digitale che una macchina tradizionale?
E’ possibile utilizzare qualsiasi macchina professionale, sia analogica che digitale. Lo scatto può essere impressionato sia nella pellicola che nella scheda digitale. Come mi ha insegnato un caro maestro, “i principi restano, i sistemi cambiano”.
Cosa spera di lasciare nella storia della fotografia?
Il mio scatto è nato per amore e con amore. Ho codificato dei fattori guardando oltre, lì dove molti si erano fermati al primo ostacolo. Mi auguro di lasciare ai posteri l’amore per la fotografia: lo studio di essa può allargare gli orizzonti, aprire nuove strade, dare vita all’evoluzione.