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Effetto Schlein sul PD, intanto Conte pensa a una strategia sorprendente

Mentre i sondaggi confermano primo partito dello Stivale Fratelli d’Italia, si lotta per il ruolo di “antagonista” principale e la conseguente intestazione dei valori della sinistra. Giuseppe Conte in tal senso potrebbe sfoderare un’arma a sorpresa.

Roma – Il Partito Democratico si gode il felice momento che l’effetto Schlein sta producendo. Almeno in termini virtuali e in base alle più recenti rilevazioni degli istituti demografici. Un balzo in avanti, infatti, è stato fatto dal PD oltre ogni più rosea previsione, da quando è stata eletta alla guida del partito la neosegretaria.

Così, se si tornasse oggi alle urne, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si confermerebbe senza problemi primo partito nel Paese con il 30%, con 4 punti in più rispetto al risultato ottenuto alle scorse elezioni politiche. Cresce, tornando a superare la soglia del 20%, il Partito Democratico, che stacca di oltre 5 punti il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, in calo al 15%. In leggera flessione invece le altre forze politiche, come la Lega di Salvini all’8,5%, Azione-Italia Viva al 7,3%, Forza Italia al 6,6% e Sinistra-Verdi al 3%.

Quello che, però, sembra surreale è la apparente corsa, tra Pd e M5s, per impossessarsi dei cosiddetti valori incarnati dalla sinistra. Così, almeno viene raffigurata, da molti mass media, la vicenda che contraddistingue i due partiti amici o nemici, che a corrente alternata si inseguono, si incontrano, si dividono e, comunque, cercano di primeggiare l’uno sull’altro per la conquista di un elettorato più ampio e definito.

Meloni se la ride e si gode la leadership nei consensi.

Invece, la situazione sembra sia diversa, in quanto dall’insediamento della neoeletta segretaria del Pd, a farne le spese, oltre ai pentastellati, ma con risvolti e prospettive diverse, appare proprio la sinistra italiana e Verdi rispettivamente di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che scendono nel gradimento popolare. L’appoggio all’Ucraina ha confermato la continuità della politica estera del Pd. Forse prevedibile, ma non scontato. Questa strada sta, però, aprendo una crepa nei rapporti con il M5S, che ha ribadito il no agli aiuti militari a Kiev. In ogni caso il partito di Elly Schlein continua a seguire una linea radicale per sovrastare quella dei grillini e di fatto prosciugare il serbatoio dei loro consensi. In poche settimane, comunque, Schlein ha ridato cittadinanza al Pd nelle piazze, strappando a Conte “bandiere” come il salario minimo e i diritti civili.

Si colgono, però, segnali che fanno ritenere che Conte abbia una strategia diversa da quella di rincorrere il Partito Democratico. Elementi, cioè, fin troppo evidenti portano a considerare “l’ex l’avvocato del popolo” dirigersi verso una ulteriore e, forse, astuta trasformazione. D’altronde, un recente sondaggio di YouTrend ha svelato un dato clamoroso, ossia che circa il 20% dei cattolici italiani vota il M5S.

Fa di meglio soltanto FdI. Staccati tutti gli altri. Un dato che, peraltro, si spiega con la forte posizione pacifista di tanti cattolici. Conte sull’Ucraina, pur avendo votato per l’invio di armi, vanta una posizione per la pace meno ambigua di quella di Berlusconi, di Salvini e della stessa Schlein. Non si trascuri la circostanza che la legge sul RdC, voluta dal M5S e votata anche dalla Lega, pur avendo prodotto fenomeni diffusi di truffa allo Stato, ha anche portato un sostegno provvidenziale a tanti poveri ben conosciuti nel mondo associativo cattolico.

L’elettorato cattolico potrebbe rappresentare un’importante variabile.

Tuttavia, al di là di questo ambito specifico che potrebbe anche essere minoritario, ciò che appare sempre più evidente è che Conte aspiri a guidare lui di persona un Terzo polo in politica, dove tutti dicono esistano praterie sconfinate di consenso inespresso, ma che nessuno riesce più a conquistare. Insomma, una strategia che potrebbe, forse con qualche forzatura, riavvicinare il movimento agli albori del grillismo, ma meno esasperato e populista. Un obiettivo, quello del Terzo polo, su cui Matteo Renzi e Carlo Calenda stanno lavorando per far decollare il progetto con nuovi impulsi. Chissà se sarà vero, ma l’ipotesi di Conte si basa, in ogni caso, sulla volontà di smarcarsi dal Pd e di non esserne soggiogato.

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