Antonio Raciti ucciso a colpi di forbici da Giampero Blanco. L’ombra di una relazione tra la compagna della vittima e il killer. Lei nega: “Nessuna storia, tra loro non correva buon sangue”.
MASCALI (Catania) – Il Gip etneo, Pietro Currò, ha convalidato l’arresto e la permanenza nel carcere di piazza Lanza a Catania per Giampiero Blanco, disoccupato di 48 anni, ritenuto responsabile dell’omicidio del manovale Antonio Raciti di 41 anni. L’omicidio si è consumato lo scorso 26 giugno, intorno alle 13, a Mascali, grosso centro agricolo in provincia di Catania, più esattamente all’angolo fra via Roma e via Gregorio Magno. I due vicini di casa si conoscevano e da tempo pare fossero ai ferri corti e non mancavano occasione per litigare per i motivi più disparati.
Da tempo però l’oggetto del contendere sarebbe stata l’onorabilità della figlia del presunto assassino, studentessa di 22 anni fuori sede, che secondo la vittima avrebbe superato, diciamo cosi, i crismi dell’integrità e della dignità sul piano individuale e sociale frequentando numerose persone. Raciti e Blanco avrebbero litigato, per gli stessi motivi, un giorno prima della tragedia e pare che la vittima avesse accusato il suo futuro aggressore di non essere un buon padre. Queste ipotesi però sarebbero assai claudicanti per classificarle quali movente dell’omicidio. Nelle ultime ore, di contro, si sarebbe appreso che i due uomini avrebbero litigato spesso e sarebbero venuti alle mani per una donna contesa. Quest’ultima, compagna di Raciti, avrebbe frequentato di nascosto Blanco. La gelosia avrebbe fatto il resto.
Il giorno dopo l’ultimo alterco i due “rivali”, per telefono, si davano appuntamento nella centralissima via Roma dove sembra che Raciti, al culmine di una ennesima, violentissima lite, abbia tentato di passare alle vie di fatto con calci e pugni colpendo Blanco che, per tutta risposta, avrebbe tirato fuori dal suo marsupio una forbice con la quale avrebbe colpito la vittima diverse volte. Raciti si sarebbe subito accasciato sul marciapiede in un lago di sangue mentre il presunto assassino si allontanava con le forbici in mano e la maglietta intrisa di liquido ematico. Sul luogo intervenivano i carabinieri della Stazione di Mascali ed i colleghi del nucleo investigativo di Giarre oltre ai paramedici del 118 che tentavano di rianimare il manovale per poi trasferirlo al pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio e Sant’Isidoro” di Giarre dove Raciti giungeva in fin di vita.
Dopo 4 ore di lotta contro la morte l’uomo spirava a causa di una gravissima ferita alla giugulare che aveva provocato un’inarrestabile quanto letale emorragia mentre Blanco veniva rintracciato e arrestato. Durante l’interrogatorio dinanzi al Gip di Catania l’odierno indagato affermava che si sarebbe incontrato con la vittima dopo avere fissato un appuntamento per telefono. Alla presenza del proprio legale, l’avvocato Salvo Sorbello, Blanco riferiva di essere rientrato a Mascali da qualche giorno dopo una breve permanenza a Genova. Appena giunti sul luogo del delitto i due avrebbero iniziato a litigare e il presunto assassino, a suo dire, stava per essere sopraffatto da Raciti che gli si era scagliato contro colpendolo ripetutamente al volto e in altre parti del corpo.
A quel punto il disoccupato, temendo per la propria incolumità, avrebbe preso le forbici dal marsupio e con quelle avrebbe colpito ripetutamente la vittima al torace e al collo procurandogli ferite gravissime. Il Gip Currò, relativamente al movente, ha ritenuto debole l’ipotesi secondo la quale la vittima avrebbe chiesto un chiarimento a Blanco per alcune voci diffamatorie messe in giro in merito alla figlia studentessa. Il magistrato inquirente avrebbe invece considerato quale movente più compatibile quello del chiarimento, poi finito nel sangue, tra i due uomini per motivi passionali. Raciti, infatti, sarebbe venuto a conoscenza che Blanco pare avesse una relazione sentimentale segreta con la propria donna.
Quanto all’uso delle forbici per il Gip Currò appariva palese che l’indagato per omicidio volontario abbia utilizzato di fatto un’arma impropria, con lame da 10 centimetri, per altro riposta nel suo borsello con intenzioni non certo pacifiche, stando a quanto accaduto. Il 2 luglio scorso presso il Policlinico di Catania è stata eseguita l’autopsia sul corpo della vittima alla presenza dei consulenti della Procura e della famiglia Raciti. L’esame autoptico avrebbe confermato le cause del decesso ma il referto completo sarà disponibile entro i canonici 90 giorni. In tv, a Pomeriggio Cinque News, la compagna di Antonio Raciti avrebbe smentito una sua relazione sentimentale con il presunto omicida:
“Io questo vicino non l’ho mai visto nella mia vita e in questi due anni con Antonio. La gente parla per parlare. Non avevo una relazione con Giampiero, assolutamente..Il mio compagno aveva un odio spropositato verso di lui per cose loro. Quindi non correva buon sangue”.