Sull'asse Sicilia, Calabria passando per le Marche ed Emilia Romagna e per finire in Lombardia la mafia della droga, dei servizi di sicurezza dei locali e del recupero del credito, fa affari d'oro con la complicità di imprenditori compiacenti e parte della popolazione locale. 22 affiliati in manette e 18 perquisizioni domiciliari in tutta Italia.
Gestivano i servizi di sicurezza nei locali pubblici e le attività di recupero crediti, in 22 finiscono i manette. Nelle prime ore di oggi, i carabinieri dei comandi Provinciali di Monza Brianza e Como, col supporto dei Reparti territorialmente competenti, dei nuclei Cinofili di Casatenovo, Orio al Serio e Pesaro, nonché del 2° Nucleo Elicotteri, hanno arrestato 22 persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, tutti reati commessi con l’utilizzo del metodo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi ed associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
L’operazione è frutto di due complesse e vaste indagini, confluite in un’unica attività investigativa. Da un lato l’indagine ha portato alla luce nuove dinamiche criminali attuate nei comuni di Seregno, Desio, Giussano, Verano Brianza, Carate Brianza, Meda e Mariano Comense, dal clan che, nonostante le pesanti condanne subite dai suoi sodali a seguito dell’operazione “Infinito”, si è dimostrato ancora fortemente radicato nel territorio. Dall’altro ha consentito di documentare ancora una volta il capillare e totale controllo da parte della ’ndrangheta nelle attività economiche del territorio con particolare riferimento, questa volta, al “business” dei servizi di sicurezza nei locali di pubblico intrattenimento ubicati nelle province di Como, Monza Brianza e Milano e all’attività dei rivenditori ambulanti di panini per i quali è la ‘ndrangheta a decidere le postazione e a dirimere eventuali controversie sorte tra i rivenditori ambulanti.
In particolare è emerso che i servizi di sicurezza nei locali di intrattenimento erano controllati dalla ‘ndrangheta attraverso l’imposizione di ditte di sicurezza di “copertura” dietro le quali si celavano soggetti malavitosi di cui pochissimi quelli specializzati e muniti della prevista autorizzazione prefettizia. Emblematica è stata la frase pronunciata da uno degli indagati nel raccontare le “regole” per l’aggiudicazione dei servizi di sicurezza in Brianza: «purtroppo nella vita e nei paesi della Brianza, ci sono degli equilibri che vanno oltre il lavoro della “sicurezza” perché dietro al lavoro della “sicurezza” nei nostri paesi qua c’è sempre qualcuno dietro».
Gli indagati si muovevano con assoluta spavalderia, determinazione e senza alcun timore o ritegno, utilizzando i metodi tipici della criminalità organizzata:”…Chiamo il direttore del locale e gli dico “non ti permettere di fare venire un altro da Milano a lavorare dove ci siamo noi, perché tu il venerdì apri, il sabato sera veniamo noi, ti tiriamo giù tutta la sicurezza e tutti i buttafuori, e chiudi...”. Attività economiche queste che servivano a “mantenere” i soci del clan, sia quelli in libertà che detenuti:”…Tutti i mesi bisogna mandare il regalo agli amici che purtroppo non ci sono più a lavorare con noi, ed hanno bisogno di mangiare giustamente no?…”.
Accanto a questo spaccato criminale sono emerse anche le altre attività tipiche della criminalità organizzata di stampo mafioso: attività estorsive e attività di “recupero crediti” effettuate con forti minacce:”…io ve lo giuro: se non gli ridate tutti i soldi vi sparo dai coglioni fino alla gola e ve li faccio saltare al cervello. Questo è poco ma sicuro, e tu lo sai benissimo come la penso eh? Te l’ho detto anche a casa tua …”. Ma anche di più_“…E io gli sparo quattro colpi in testa gli faccio saltare il cranio. Hai capito o no? Quindi prendilo e me lo porti a Verano a Carate, dove cazzo vuoi … vai e lo prendi, come avete fatto sempre coi cazzi vostri per andare da …. e me lo porti davanti a me perché se no vado a casa sua io stanotte, perchè adesso mi avete rotto il cazzo tutti…”. E sempre in cambio di una percentuale sull’intero capitale da recuperare.
A dimostrazione del grado di infiltrazione della ‘ndrangheta nel tessuto socio-economico del territorio è emerso che tale attività di recupero credito veniva sempre richiesta, e non offerta, sia da imprenditori ma anche da gente comune. Affidare il recupero di discrete somme di denaro in cambio di una percentuale sull’intero capitale da recuperare era ormai divenuta una pratica sempre più diffusa tra gli imprenditori locali e rappresenta oggi un’importante fonte di introiti per le organizzazioni criminali le quali, di fatto, trattengono per sé una grossa percentuale del debito riscosso riuscendo, contestualmente, ad inserirsi nelle stesse imprese committenti o, comunque, nel settore commerciale locale.
In particolare, gli indagati – tra cui spiccano i cugini Carmelo e Umberto Cristello, quest’ultimo da poco scarcerato per precedente condanna per associazione mafiosa – erano in grado di incutere timore ed omertà con la sola pronuncia del cognome “Cristello”. Roba da mammasantissima del secolo scorso, eppure ancora molto efficace come minaccia.
In più non mancava certo la fiorente attività di narcotraffico internazionale di stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana, approvvigionate attraverso il canale franco-iberico e destinate alla distribuzione nelle province brianzola e comasca e finanche in Germania. Nel corso dell’attività svolta sono state arrestate in flagranza di reato per traffico internazionale di stupefacenti 7 persone, 2 delle quali con l’ausilio della Gendarmeria Francese ricostruendo un voluminoso traffico di stupefacenti. Contestualmente sono state eseguite ulteriori 18 perquisizioni presso abitazioni, ristoranti, esercizi commerciali e terreni nelle province di Monza e della Brianza, Como, Reggio Calabria, Lecco, Reggio Emilia, Macerata.