Dopo 28 anni arrestato presunto assassino

L’uomo si aspettava la visita dei poliziotti ma rigetta le accuse. La famiglia della vittima non ha mai mollato nella ricerca della verità. Un investigatore ed un avvocato criminologo hanno chiesto e ottenuto la riapertura dell’inchiesta. Pesanti gli indizi.

SANREMO (Imperia) – Dopo 28 anni si apre uno spiraglio di luce sulla morte di Sargonia Dankha, 21 anni, irachena naturalizzata svedese, scomparsa il 13 novembre 1995 a Linkoping, in Svezia. In manette Salvatore Aldobrandi, detto Samuele, 73 anni, pizzaiolo calabrese, che all’epoca dei fatti gestiva un ristorante nello stesso paese scandinavo dove si era invaghito della bella ragazza poi sparita come un fantasma. L’uomo, difeso dall’avvocato Andrea Rovere, è stato arrestato il 18 giugno scorso con l’accusa di omicidio volontario aggravato da motivi abietti e futili e soppressione di cadavere. Agli agenti del nucleo di Polizia giudiziaria della Procura di Imperia che lo ponevano in stato di fermo l’uomo rispondeva di aspettarsi i poliziotti in casa ma di essere innocente.

La vicenda risale al 1995 quando la bellissima giovane, residente con i genitori ed il fratello nel paese svedese, scompariva come un fantasma. Sargonia conosceva Salvatore con il quale aveva avuto una relazione sentimentale. Il rapporto però non sarebbe durato a lungo perché il pizzaiolo sarebbe stato geloso e dallo schiaffo facile tanto che la ragazza lo avrebbe denunciato più volte per minacce e aggressione. Per l’uomo però non sarebbero stati presi provvedimenti sino a quando non si giungeva alla strana sparizione della giovane e alla scoperta di alcune tracce di sangue e di alcuni ciuffi dei suoi capelli nell’abitacolo di una Ford Escort rossa in uso ad Aldobrandi.

Sargonia Dankha

Le indagini, condotte dalla polizia di Linkoping agli ordini dell’ispettore Jan Staaf, condussero subito al maggiore sospettato, ovvero al pizzaiolo calabrese che veniva arrestato. Per gli inquirenti scandinavi la ragazza, quel 13 novembre del 1995, era stata uccisa, forse a coltellate, ed il suo corpo sarebbe stato smembrato nella cucina del ristorante dove lavorava Aldobrandi, che ne fece sparire il cadavere, molto probabilmente gettato nella discarica Garstatippen, fuori Linkoping. Nel corso delle indagini, infatti, i poliziotti svedesi trovarono sangue e capelli della donna nel bagagliaio dell’auto in uso all’odierno indagato che veniva arrestato già una prima volta.

Nel 1996 il pizzaiolo veniva rilasciato perché la legge scandinava non prevede arresto, men che meno condanne, se il cadavere della vittima morta ammazzata, come in questo caso, non si trova. Aldobrandi dunque tornava in Italia e si stabiliva a Sanremo, lasciando in Svezia i suoi tre figli per poi rifarsi una vita, e una famiglia, nella città dei Fiori dove ha lavorato, sempre come pizzaiolo, in un ristorante del centro sino a pochi anni fa:

La polizia svedese ad un passo dalla verità

”Ero vicino a chiudere il caso, ma le prove non erano sufficienti e il presunto killer è stato rilasciato – ha detto l’ispettore Staaf – ora tocca ai colleghi italiani che l’hanno arrestato”. La famiglia di Sargonia Dankha non si è mai arresa e a suo tempo aveva ingaggiato un investigatore privato e l’avvocato-criminologo Francesco Rubino di Milano che hanno chiesto e ottenuto, alla luce anche di nuovi elementi investigativi, la riapertura delle indagini al procuratore capo di Imperia Alberto Lari che, insieme ai sostituti Maria Paola Marrali e Matteo Gobbi, ha dato il via libera alla nuova inchiesta:

” Sicuramente sono processi delicati – ha detto l’avvocato Rovere dopo l’incontro in carcere con Aldobrandi – perché siamo di fronte ad una famiglia con legittime aspettative per una ragazza che non si trova e che è stata probabilmente uccisa e a cui va tutto il rispetto. Vorrei però evitare che, quando un caso arriva ad una estrema rilevanza mediatica, si debba andare ad una condanna a tutti i costi. Questo aggiungerebbe ingiustizia ad una ingiustizia e questo è l’obiettivo della mia difesa. Dobbiamo capire se tutto il materiale probatorio acquisito in Svezia sia pienamente utilizzabile e mantenga uno spessore. A mio avviso, da quanto ho appena letto, il processo in Svezia è ancora in corso e vorrei sapere dove, come e quando si svolgerà il procedimento”.

L’avvocato Andrea Rovere. Ph Agency

L’uomo dunque non avrebbe accettato il benservito di Sargonia che, dopo le denunce per maltrattamenti, avrebbe detto chiaramente a Salvatore di non farsi più vedere. Dopo qualche giorno della ragazza si perdevano le tracce.

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