Il padre di Noemi Zanella chiede l’intervento di tutte le autorità preposte affinché la figlia di 9 anni torni a casa così come stabilito da diverse sentenze. Preoccupazioni della famiglia paterna sulla salute della bambina.
CESENA – Da due anni non si hanno più notizie di Noemi Zanella, la bambina di 9 anni partita dall’Italia con la madre alla volta della Polonia e poi sparita assieme alla donna. Il padre di Noemi, Filippo Zanella, 34 anni, fisioterapista lancia un accorato appello rivolto a tutti, soprattutto al nostro ministero degli Esteri, affinché faccia pressione sulle autorità polacche dalle quali non è giunta risposta:
” Mia figlia ha seguito la madre Karolina Mozgawa, 33 anni, nel suo paese d’origine partendo dall’Italia nel settembre del 2021 – racconta Filippo – e non ha più fatto ritorno. Da allora e nonostante mi sia rivolto a tutti gli uffici competenti nessuno ha saputo darmi informazioni certe dunque non so che fine abbia fatto mia figlia. Quando mi sono separato dalla mia compagna il giudice aveva stabilito l’affidamento congiunto della bambina con un provvedimento che prevedeva di trascorrere con me il mercoledì e il giovedì con due week-end alterni, il resto la bambina l’avrebbe trascorso con la madre...
…Noemi frequentava la scuola elementare a Cesena e all’inizio del secondo anno, maestra e compagni di scuola, improvvisamente, non l’hanno più vista. Per me è a tutti gli effetti un rapimento seguito da sequestro, purtroppo non sappiamo neppure se è viva. Ritengo che non vada a scuola e temo che non abbia nemmeno un medico o qualcuno che si possa prendere cura di lei. Ho paura che la madre abbia fatto qualcosa di brutto. Aveva i suoi amici in Italia…”.
Parole dure quelle del padre ma che, a conti fatti, potrebbero rappresentare la realtà considerando come sono andate le cose. Dunque si tratterebbe di un classico caso di sottrazione di minore e di mancata osservanza delle disposizioni del giudice minorile ma tutto questo in Italia. In Polonia la legislazione è diversa ma le autorità di polizia dovrebbero dare spiegazioni precise al padre della bambina scomparsa anche perché dal 2004 Varsavia ha aderito all’Unione Europea:
”Questa storia è drammatica – aggiunge Sandra Spinelli, nonna paterna di Noemi, volontaria della Croce Rossa – Da una parte la sofferenza di mio figlio, dall’altra quella di una bambina eradicata dalla sua quotidianità. Strappata all’affetto paterno e alla sua vita, al contatto con gli altri bambini nella scuola dove era iscritta”.
I familiari italiani della bimba hanno ricevuto il sostegno dell’associazione Penelope, la cui responsabile per l’Emilia-Romagna è Marisa Degli Angeli, mamma della compianta Cristina Golinucci, la ragazza sparita nel 1992 e mai più ritrovata, nonostante la nuova inchiesta:
”Abbiamo voluto supportarli – ha evidenziato Degli Angeli – Sono andati alla trasmissione “Chi l’ha visto?” e li sosteniamo a chiedere aiuto e a fare appelli. A Cesena durante la festa di San Giovanni sono stati con noi ne gazebo allestito in piazza”.
Prima della scomparsa di Noemi la Corte d’Appello di Bologna aveva imposto una limitazione all’eventuale espatrio della bambina. Noemi sarebbe potuta uscire dall’Italia soltanto per tre settimane l’anno al di fuori del periodo scolastico dunque solo d’estate:
“Questo perché la Corte – spiega l’avvocato Sofia Carlino, legale della famiglia Zanella – aveva ravvisato una tendenza della mamma a non garantire il diritto all’istruzione”. Ma c’è di più. Nel settembre del 2021 la madre di Noemi era partita in auto con la figlia per recarsi nel suo Paese perché sembrava che un congiunto fosse in pericolo di vita:
”Tutta una scusa – continua Sandra Spinelli – la madre dopo la partenza ci scrisse una mail in cui giustificava il viaggio spiegando di voler trascorrere del tempo con la nonna, ovvero la bisnonna della bimba, perché stava per morire. Ma in realtà questa signora sarebbe ancora viva, motivo per cui riteniamo che quanto riferito nella lettera sia stato soltanto un pretesto”.
Dopo la “fuga” di mamma e figlia il tribunale dei Minori di Bologna aveva imposto alla donna di rientrare emanando poi un divieto di espatrio. Ma era troppo tardi. Sul caso ci sono anche due sentenze del tribunale dell’Aia che impongono a Karolina Mozgawa l’immediato rientro in Italia con la figlia. La Polonia dovrà adeguarsi ai provvedimenti di legge.