“Doomsday Clock”: 89 secondi all’Apocalisse (e il ruolo del nucleare)

Conflitti globali e crisi climatica spingono l’umanità verso il baratro. Il nucleare è salvezza o condanna?

I progressi della scienza nell’ultimo secolo sono stati tanti, che se da un lato hanno prodotto benefici all’umanità, dall’altro hanno provocato effetti devastanti, annullandone di fatto i giovamenti. Basti ricordare le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki della seconda guerra mondiale. Da allora un gruppo di scienziati fondò il “Bulletin of the Atomic Scientists”, una rivista non tecnica che tratta temi legati alla sicurezza globale e alla politica pubblica, in particolar modo in relazione ai pericoli posti dalle armi nucleari e da quelle di distruzione di massa.

Nell’arco di mezzo secolo il dominio della tecnologia e della scienza ha avuto effetti nocivi sull’ambiente, sulla salute pubblica, sulla sicurezza informatica e sull’uso distorto dell’ingegneria genetica e, per ultimo, sull’Intelligenza Artificiale (IA). Dal 1947 il “Bullettin” ha stabilito il “Doomsday Clock” (Orologio dell’apocalisse), che consiste in una valutazione metaforica del tempo per misurare il pericolo di un’ipotetica fine del mondo. Più le lancette sono vicine alla mezzanotte più si è in pericolo e porvi rimedio sempre più complicato. Il numero dei minuti sono variati nel tempo in base agli eventi fino ad arrivare al 28 gennaio di quest’anno, quando di minuti, prima di sprofondare nell’abisso, ne restano 89. Che allegria! 

Doomsday clock: ormai mancano solo 89 secondi alla fine

La causa di questa previsione è la crescita insufficiente o molto a rilento dei rimedi apportati per affrontare la catastrofe. Viene ricordato, infatti, lo scenario delle doglianze: la guerra in Ucraina con l’avvertimento russo di possibile utilizzo del nucleare; il conflitto tra Israele e Palestina; segnali di espansione del conflitto con la partecipazione dell’Iran e USA; le tensioni tra Taiwan e la Cina; minacce belligeranti da parte della Corea del Nord. Inoltre, le pessime intenzioni del nuovo presidente degli USA, Donald Trump, di rinunciare al Trattato di Parigi sul clima e di dimettersi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno reso la situazione ancora più incandescente. Ma se la scienza nucleare ha prodotto tanti disastri, allo stesso tempo può essere l’àncora di salvezza, in una sorta di “omeopatia della storia”.

Diversi referendum hanno confermato la riluttanza degli italiani verso il nucleare

Grazie all’energia nucleare, almeno secondo il “rapporto di sostenibilità” curato da McKinsey, una società internazionale di consulenza strategica, la resilienza energetica è stimolata per offrire energia affidabile e flessibile h24 7 giorni su 7. Inoltre consuma meno suolo delle rinnovabili e le sue emissioni di carbonio, negli USA, sono pari a zero. Nel nostro Paese il nucleare è bandito dai referendum abrogativi del 1987, in conseguenza del disastro di Chernobyl dell’anno precedente. Un altro del 2011 ha confermato la riluttanza degli italiani verso il nucleare.

Ma i fautori non demordono e a fine gennaio scorso il ministro per l’Ambiente ha presentato un disegno di legge per produrre energia nucleare, anche nel nostro Paese, grazie alle nuove tecnologie. Senza volerne mettere in dubbio gli aspetti positivi, avere a che fare con esso si corre, comunque, un rischio elevato. Basta un attimo, come il frullo del passero e si passa dall’uso benefico a quello malefico, come la storia ha, ampiamente, dimostrato. Meglio evitarlo!

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