Donne e lavoro: in Italia siamo indietro di un secolo

Difficoltà maggiori per le mamme che non riescono a trovare un impiego e se lo trovano hanno stipendi più bassi rispetto a chi non ha figli.

Roma – Passa il tempo, la società evolve ma certe diseguaglianze rimangono immutate rispetto al secolo precedente. Sul lavoro, per esempio, non sembra procedersi allo stesso modo in una società che appare più “fluida” delle precedenti. Bankitalia sottolinea, infatti, che la nascita di un figlio ha conseguenze rilevanti sia per le prospettive di carriera delle donne, che dal punto di vista retributivo.

Il motivo, per esempio, dello stipendio non adeguato si può spiegare nel fatto che la maggior parte (circa i 90%) è legato a un “numero minore di ore lavorate, dovuto al passaggio a contratti a tempo parziale e alla riduzione delle settimane retribuite nell’anno, a parità di tipologia di rapporto di lavoro”. Il resto si può spiegare, invece, con la minore crescita delle retribuzioni settimanali delle madri, determinata con molta probabilità da progressioni di carriera più lente.

Insomma, una donna con figli è solitamente costretta a lavorare meno ore, spesso passando al part time. E anche se questo non avviene, in molti casi ha una carriera rallentata rispetto alle colleghe che non hanno figli. Non solo, le donne che fanno figli, nei due anni successivi, hanno il doppio della probabilità di perdere o lasciare il lavoro. Per quelle disoccupate, fare un figlio riduce di molto la probabilità di trovare lavoro per almeno cinque anni. E siamo nel XXI secolo…!

Considerando due donne, con la stessa età, le stesse competenze e lo stesso stipendio di partenza, se una delle due fa un figlio, dopo quindici anni si ritrova in media ad avere uno stipendio che è la metà rispetto a quello della collega. Lo rivela la Banca d’Italia, nella sua relazione annuale del 2022. Ne consegue, che fare figli alle donne costa circa la metà dello stipendio. I dati di Bankitalia, infatti, mostrano che una donna che fa il primo figlio, nel primo periodo, arriva a perdere anche l’80% dello stipendio in confronto a una collega di pari anzianità ed età.

La disuguaglianza di genere in Italia è ancora forte

Dopo i primi due anni dalla nascita, la differenza si attesta attorno al 40%, ma poi gradualmente aumenta, invece di diminuire. Così, con un primogenito di 15 anni la donna ha uno stipendio del 50% più basso della collega che si trovava nelle sue stesse condizioni. Alla base di questa differenza ci sono sempre i soliti motivi, cioè la mancanza di servizi per l’infanzia, in generale per la conciliazione famiglia-lavoro e un contesto in cui le donne si trovano a dover dedicare più tempo alla cura domestica rispetto agli uomini.

L’impatto dei figli sullo stipendio è più forte nelle regioni in cui i servizi di cura per l’infanzia sono meno diffusi, lo sottolinea uno studio della Banca d’Italia, tanto che le carriere delle donne sono più penalizzate dove “è maggiore la quota di popolazione che ritiene il lavoro domestico e le attività di accudimento dei figli prevalentemente di competenza delle donne”. Tutto ciò anche se la sensibilità e l’impegno familiare degli uomini è maggiore rispetto ai decenni precedenti. Nei fatti, però, sostanzialmente la situazione è che le donne italiane tra i 25 e i 44 anni che hanno figli “vi dedicano in media oltre cinque ore al giorno, quasi quattro ore in più degli uomini”.

Fare figli alle donne costa circa la metà dello stipendio

In un contesto simile, è chiaro come possa emergere la tendenza a ridurre o abbandonare il lavoro, avendo di conseguenza uno stipendio più basso nel tempo. Un tema strutturale su cui il governo Meloni dovrà lavorare parecchio. Se non altro perché l’esecutivo ha messo al centro dei suoi obiettivi un aumento della natalità. Da considerare, in ultimo, che, sempre secondo Bankitalia, in Italia il tasso di fecondità appare più alto nelle aree in cui le donne hanno una maggiore probabilità di lavorare. Questo evidenzia come una più elevata occupazione femminile e una maggiore fecondità non siano obiettivi in contrasto tra loro.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa