Il Gip di Bari aveva ordinato nuove indagini ora concluse. Il comitato dei parenti delle vittime aveva ragione. I presunti responsabili tremano
BARI – Concluse le indagini a carico dei presunti responsabili della morte di 16 persone residenti nel medesimo condominio di via Archimede 16, nel quartiere Japigia di Bari. Le 16 vittime, decedute per neoplasie rare, si erano ammalate assieme ad altre 13 persone, tuttora in cura, a far data dal 1998 al 2019 per le esalazioni tossiche e nocive delle terribili diossine sprigionate dagli incendi dolosi che avvenivano nella vicina discarica di via Caldarola, ex sede di stoccaggio di rifiuti solidi urbani. In favore di vento e considerata la vicinanza senza schermi naturali, scrivevano in atti gli inquirenti, il palazzo di via Archimede 16, di proprietà dell’istituto autonomo Case popolari, negli anni è stato investito da fumi patogeni che potrebbero aver generato tumori a decine di condomini esposti quotidianamente ai pericolosi gas tossici.
Il quadro epidemiologico, secondo il Pm Baldo Pisani, della procura barese, richiamava fortemente quello riscontrato nelle aree della cosiddetta “Terra dei Fuochi” che, in Campania, ha provocato i gravissimi danni che tutti conosciamo. La procura, a dire il vero, aveva archiviato il caso ritenendo che fosse trascorso troppo tempo dai fatti penalmente rilevanti a carico di ex sindaci e degli ex direttori Amiu che si sono succeduti dal 1962 al 1988, ovvero dall’entrata in funzione della discarica sino alla bonifica. Un gruppo di inquilini di via Archimede, familiari delle vittime, costituitosi in Comitato, aveva proposto opposizione all’archiviazione tramite l’avvocato Michele Laforgia che, nei mesi scorsi, si vedeva accolta l’istanza dal Gip del capoluogo pugliese che disponeva nuove indagini ormai terminate:
”… Avevano ragione i condomini di via Archimede quando denunciavano morti e malattie sospette – ha evidenziato l’avvocato La Forgia -, avevamo ragione quando ci siamo opposti alla richiesta di archiviazione, perché morti e malattie continuano a verificarsi, in quel palazzo, e non è ammissibile che il tempo trascorso si traduca in denegata giustizia…”.
Il Pm Baldo Pisani ipotizza il reato di morte come conseguenza di altro delitto a carico dell’ex sindaco di Bari Francesco De Lucia, 85 anni. L’ex primo cittadino aveva firmato, nel settembre 1982, l’ordinanza con la quale requisiva e assegnava gli alloggi del condominio, omettendo ogni controllo sulla mancanza di abitabilità dello stabile, dovuta alla abitazione irregolare in un sito ad alto e noto inquinamento ambientale per essere nelle immediate vicinanze della discarica Caldarola oggetto di noti e ripetuti conferimenti anche illegali di rifiuti. Certo è che il quartiere di Japigia, il territorio in cui ricade il “condominio della Morte” non è mai stato un’area periferica salubre. Discarica comunale a parte nella vasta zona popolare ricadevano anche micro-discariche abusive e rifiuti abbandonati come copertoni e altro pattume tossico le cui percolazioni non sono certo una botta di salute.
Dunque materiali tossici, inquinamento e decessi da componenti chimiche cancerose vanno individuati anche in altri siti con più approfonditi esami di laboratorio onde perseguire i veri nemici dell’ambiente urbano e non:
”…Siamo al fianco delle famiglie che chiedono giustizia – afferma il sindaco di Bari, Antonio Decaro – per le morti accertate nella palazzina di via Archimede 16…Il mio pensiero va a tutte le persone che in quella zona hanno vissuto o vi hanno trascorso le loro giornate, ad esempio i ragazzi che come me in quel periodo hanno frequentato gli istituti scolastici di fronte alla “montagnola”. Sebbene nessuna sentenza potrà restituire le persone scomparse all’affetto dei loro cari, ripristinare la verità dei fatti è un passaggio fondamentale per la nostra comunità che deve continuare a tenere alta l’attenzione su tutti i fenomeni che mettono a rischio la salute pubblica, atteso che oggi abbiamo una consapevolezza diversa sui rischi ambientali e insieme dobbiamo lavorare, ciascuno per le proprie competenze, per evitare che tragedie come questa possano ripetersi…”.