Con l’avvento del web si sono verificati profondi cambiamenti nel lavoro e nella sua organizzazione. Con i nuovi scenari in continuo aggiornamento si corrono seri rischi per la salute.
Con l’avvento del web, si sono verificati dei profondi cambiamenti nel lavoro e nella sua organizzazione. Ma, con questi nuovi scenari in continuo aggiornamento, si corrono seri rischi per la salute.
Indubbiamente, l’avvento del web e della digital tansformation, ha comportato un profondo cambiamento dell’organizzazione del lavoro e delle abitudini di vita sociale. Inoltre, ha ampliato processi di comunicazione e di divulgazione delle informazioni. Infatti, nuove professioni e competenze si sono affacciate in molti settori lavorativi. Si pensi al turismo, ai servizi bancari, alla moda, all’organizzazione di eventi, al recruiting del personale, al marketing. Si tratta dei profili professionali detti digital jobs, cioè di quelle professioni in ambito ICT (Information and Communication Technologies), in cui le tecnologie forniscono l’accesso alle informazioni attraverso internet, reti wireless, telefoni cellulari, per i quali sono richieste competenze avanzate.
Se da un lato le nuove professioni sembrano avere implicazioni positive per il benessere dei lavoratori, che possono offrire la loro opera anche da casa (opzione in aumento in questo periodo di coronavirus, per intuibili motivi di contagio) e coniugare più facilmente vita professionale e privata, dall’altro lato numerose sono le insidie per la salute dei digital workers. Basti pensare al cosiddetto sovraccarico di informazioni e alla sindrome da multitasking. Il primo è legato alla difficoltà di gestire contemporaneamente un elevato numero di dati e notizie e spesso all’incapacità di utilizzare le nuove tecnologie informatiche (come PC e software). La seconda, invece, che consiste nella necessità di dover svolgere più attività contemporaneamente, non sempre comporta benefici per la qualità del lavoro, ma talvolta può provocare ricadute significative sulla salute dei lavoratori.
L’aumento del numero dei canali di comunicazione, del volume di dati e delle informazioni a disposizione, può minare il benessere psico-fisico di chi opera in quest’ambito e può essere una delle cause principali dello sviluppo delle nuove patologie di natura psicologica (information pathologies). Basti pensare a fenomeni quali il tecnostress e la dipendenza dal lavoro. Il primo colpisce chi lavora in ambienti in cui la tecnologia esercita un controllo esasperato sulle attività e dove è crescente la necessità di adattamento ai continui e rapidi processi digitali e informatici.
Nel lungo periodo, gli effetti negativi possono essere rilevanti: senso di impotenza sul controllo del tempo e dello spazio personali, perdita delle relazioni sociali, riduzione della fiducia e del confort nell’uso degli strumenti tecnologici. La sindrome di dipendenza dal lavoro è un disturbo ossessivo-compulsivo, di cui i sintomi più diffusi sono molteplici: si va da un senso di smarrimento e oppressione, fino a disfunzioni più complesse, come l’ansia da informazione o la sindrome da affaticamento informativo. Quest’ultimo disturbo ha fra i suoi effetti negativi: malumore, ansia, insonnia, confusione e frustrazione, nonché la cosiddetta paralisi della capacità analitica.
Allo stress e agli altri disturbi psicosomatici, si sommano le lesioni da sforzo ripetitivo, come la sindrome del tunnel carpale per l’uso prolungato del mouse o della tastiera e i disturbi muscolo-scheletrici causati da apparecchiature inadeguate dal punto di vista ergonomico e dal mantenimento di posture forzate.
Secondo i ricercatori della Harvard TH Chan School of Public Health (ex School of Public Health) nel Massachusetts, i tablet e gli smartphone risultano i dispositivi più dannosi per la salute di collo e nuca con conseguenti infiammazioni, poiché durante il loro uso si tende a rivolgere il capo verso il basso assumendo una posizione poco ideale in termini ergonomici.
Comunque la si pensi, è il lavoro in sé (classico o digitale che sia), diventato feticcio dei nostri tempi, a provocare effetti deleteri per la salute psicofisica di ogni individuo: se si ha, ci si ammala per il carico eccessivo che ci si addossa, se non si ha, ci si ammala per lo stress e le preoccupazioni che porta con sé la sua mancanza.