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Dibattito infuocato sul decreto Caivano

Opinioni contrastanti tra politici, esperti e cittadini sulle misure punitive e la necessità di un approccio educativo globale. La situazione malavitosa del Parco Verde va risolta e subito restituendo il quartiere alla legalità. Con ogni mezzo.

Roma – All’indomani dell’approvazione in Consiglio dei Ministri dei provvedimenti contro la devianza giovanile, Sinistra, Pd ed diversi quotidiani accusano il governo di “autoritarismo”. Gianluigi Paragone, invece, si schiera a favore delle misure e delle pene ma spiega che anche le serie tv e certi social che mitizzano il male hanno un ruolo decisivo e sarebbe necessaria anche la censura.

Interviene nel dibattito anche il direttore della Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, affermando che “per rendere sicuro il territorio occorrono soldi sistemi di cura, non solo azioni repressive e punitive” e propone un approccio diverso cioè con maestri, educatori, assistenti sociali e volontari che aiutino a trovare spazi di socialità, laboratori di ascolto, azioni di educativa di strada perché, a suo dire, giustizia e sicurezza sono direttamente proporzionali a educazione e cultura.

Non sono mancati anche commentatori favorevoli al decreto da parte della Lega, come il deputato Luca Toccalini il quale a proposito delle sanzioni nei confronti dei genitori che non mandano i figli a scuola, palude all’aumento della pena, che prima consisteva in una multa di 30 euro, sottolineando che la dispersione scolastica è un fenomeno in crescita soprattutto al Sud e che l’intervento del Governo Meloni romperebbe anni di silenzio su educazione, regole e rispetto.

Augusta Montaruli

Anche Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia e componente della Commissione sul Degrado delle periferie, appoggia il decreto del Governo “che incide non solo sul ripristino di sicurezza e legalità, ma anche e soprattutto sulla rinascita dell’importanza di educazione e aggregazione giovanili, unici antidoti contro la criminalità. Il Presidente Meloni con il suo Governo ha messo le periferie al centro della sua azione al contrario di chi per anni ne ha fatto uno slogan salvo non farsi più vedere li”. Di vedute opposte Massimiliano Marino, studente di Meritare l’Europa, decisamente meno interventista: “La prevenzione non si ottiene innalzando la misura della pena”.

Critico anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Il primo cittadino meneghino ritiene che la questione giovanile vada gestita diversamente di concerto con quella dei minori stranieri non accompagnati. Il fenomeno, infatti, è molto grave e sarebbero circa 21mila i minorenni alla deriva. Sala aggiunge che le recidive nei giovani che hanno avuto esperienza carceraria è di circa il 70% dunque aumentando la repressione e la custodia dietro le sbarre si presuppone che le carceri ci siano ed invece non ci sono.

Insomma il segnale del decreto presentato dalla presidente Giorgia Meloni con uno stuolo di ministri prima di partire per il G20 di Nuova Delhi è senz’altro forte, ma non comprende un progetto educativo globale per i giovani che saranno gli adulti di domani.

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