Quindici sono nel Bresciano, la provincia con più irregolarità nello smaltimento delle acque reflue urbane.
La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver completamente rispettato gli obblighi di collettamento e trattamento delle acque reflue urbane, violando la direttiva europea. Questa procedura d’infrazione, denominata Infr 2017/2181, è stata avviata dopo che la Commissione aveva già sollecitato l’Italia con una lettera di costituzione in mora nel 2018 e un parere motivato nel 2019.
Nonostante alcuni progressi, molti agglomerati italiani continuano a non rispettare gli obblighi della direttiva. La Commissione sostiene che gli sforzi finora compiuti dalle autorità italiane siano stati insufficienti, il che potrebbe portare a una sanzione contro l’Italia.
Le acque reflue non trattate rappresentano un rischio per la salute umana e l’ambiente, inquinando laghi, fiumi, suolo, acque costiere e sotterranee. In Italia, 179 agglomerati sono stati identificati come non conformi alla direttiva.
La Lombardia è particolarmente interessata, con 29 agglomerati coinvolte nella violazione, quindici dei quali sono nel Bresciano. Le soluzioni richiedono l’adeguamento o la costruzione di reti fognarie, l’eliminazione dei terminali non trattati e la realizzazione di opere per il trattamento delle acque reflue.
Il costo complessivo dei progetti per adeguare i sistemi in Lombardia è di 170.818.626 euro. Tuttavia, non è l’unica infrazione contestata: sono aperte altre tre procedure per l’Italia riguardanti la depurazione delle acque reflue urbane.
Per rispettare completamente le direttive europee, gli Stati membri devono fornire una rete fognaria per gli agglomerati con almeno 2.000 abitanti o utilizzare sistemi alternativi che garantiscano lo stesso livello di protezione ambientale. Gli scarichi dagli impianti di trattamento delle acque reflue devono almeno conformarsi al trattamento secondario prima di essere rilasciati nell’ambiente.