Interventi per 30 miliardi lordi, tra nuovi e vecchi bonus e incentivi. Confermati il taglio del cuneo fiscale, l’Irpef a tre aliquote.
Roma – Lo schema delle Legge di Bilancio è stato approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Fra i punti fermi la conferma del taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef a tre aliquote e i sostegni alla natalità. Si lavora per garantire per un altro anno il bonus ristrutturazioni al 50% solo per le prime case. Nessuna riforma strutturale per le pensioni ma sul piatto ci sono la piena indicizzazione rispetto all’inflazione e l’aumento delle minime. Fondi extra per la Sanità in arrivo da un contributo da parte degli istituti bancari e assicurazioni.
Tra le novità, la “carta nuovi nati”, 1000 euro entro i 40mila euro Isee. Assegno unico fuori dal calcolo dell’Isee e si rafforza il bonus per gli asili nido. Più detrazioni per famiglie numerose. La Carta “dedicata a te” finanziata con 500 milioni nel 2025. Insomma, le “card” sociali ci sono. Ok a incentivi lavoro per giovani e donne. Fringe benefit per neoassunti che si spostano oltre 100 km. Dalla conferma del taglio del cuneo fiscale e dell’accorpamento delle aliquote Irpef, fino al pacchetto natalità. Spending review nei ministeri ma anche un contributo da parte di banche e assicurazioni. Ecco i punti chiave della Manovra.
Per quanto riguarda il taglio del cuneo l’azione potrebbe essere doppia: dal prossimo anno il taglio potrebbe rimanere contributivo per i redditi fino a 20mila euro, per poi trasformarsi in fiscale, con un aumento delle detrazioni per il lavoro dipendente fino a 35mila euro. A quel punto partirebbe un decalage fino a 40mila euro. Questo eviterebbe uno scalone. Se i fondi in arrivo dal concordato preventivo e dal ravvedimento collegato saranno sufficienti, il governo potrebbe poi ridurre l’aliquota Irpef intermedia, che va fino a 50mila euro di reddito, da 35 a 33 punti.
Le misure per supportare le nascite sono l’altro punto fisso della Manovra, che prevede un sostegno alla natalità e alle famiglie attraverso l’assegno unico o con detrazioni mirate alle fasce più deboli. Viene introdotta una “Carta per i nuovi nati” che riconosce 1000 euro ai genitori entro la soglia Isee di 40 mila euro per far fronte alle numerose prime spese per ogni nuovo nato. Si rafforza anche il bonus asili e l’assegno unico esce fuori dal calcolo dell’Isee. Tra gli altri interventi l’estensione alle autonome della decontribuzione per le mamme lavoratrici con due o tre figli. Le detrazioni saranno parametrate al numero dei componenti di una famiglia. L’ipotesi sarebbe quella dell’introduzione di un importo massimo che si potrà detrarre, che dovrebbe essere a sua volta modulato in base al nucleo familiare. Introducendo di fatto, viene spiegato, un primo assaggio di “quoziente familiare”.
Tra le ipotesi anche quella di rivedere al ribasso la soglia di reddito oltre il quale scatta il decalage degli sconti fiscali al 19% (oggi parte da 120mila euro) ma ancora si starebbe lavorando sull’intero pacchetto. Tra le misure di carattere sociale, “la carta “dedicata a te” è rifinanziata per il 2025 nella misura di 500 milioni”, ha comunicato il Mef al termine del Consiglio dei ministri a proposito degli interventi della manovra. Sulla casa e bonus ristrutturazione si va verso la proroga nel 2025, per un altro anno, del bonus al 50% evitando così che da gennaio l’agevolazione fiscale scenda al 36% come previsto a legislazione vigente. Come anticipato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, la portata della norma sarebbe limitata alle prime case.
Si confermano i fringe benefit, con importi maggiorati per i nuovi assunti che accettano di trasferire la residenza di oltre 100 chilometri. La misura sui sostegni aziendali nell’ultima legge di bilancio era stata modificata portando la soglia di esenzione a 2.000 euro per i lavoratori con figli a carico e a 1.000 euro per tutti gli altri (aprendo alla possibilità di usarli anche per pagare l’affitto o il mutuo prima casa). Nel Mezzogiorno si confermano gli incentivi all’occupazione di giovani e donne, anche ai rapporti di lavoro attivati nel biennio 2026-2027. Confermati inoltre la decontribuzione in favore delle imprese localizzate nella Zes e gli incentivi all’autoimpiego nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie, la transizione digitale ed ecologica. Si conferma, anche per il triennio 2025-2027, la tassazione agevolata al 5% dei premi di produttività ai lavoratori.
Nulla da fare invece per riforme strutturali ma si lavora per confermare la piena indicizzazione delle pensioni rispetto all’inflazione. E un aumento delle pensioni minime. Tra le ipotesi circolate c’è anche quella di un perfezionamento del cosiddetto bonus Maroni, con incentivi a chi sceglie di rimanere al lavoro anche avendo i requisiti per il pensionamento. Non esclusa anche una spinta alla previdenza complementare con l’introduzione di un semestre di silenzio assenso. Per poter portare in dote alla manovra risorse fresche i ministeri dovranno tagliare le spese del 5%. Dovrebbero ‘salvarsi’, invece dalla dieta dimagrante gli enti locali e i Comuni. Questo capitolo dovrebbe fruttare almeno 3 miliardi, tagli che dovrebbero comunque essere gestibili in modo flessibile dai singoli dicasteri.
Per la sanità vengono incrementate le risorse anche per finanziare il rinnovo dei contratti. In particolare nel prossimo biennio lo stanziamento è in linea con la crescita del Pil nominale. Gli stanziamenti serviranno al ministro della Salute Orazio Schillaci per avviare l’annunciato piano triennale di assunzioni per medici e infermieri. Quella sulle banche è forse la partita più delicata di questa Manovra. Il Mef conferma dopo il Cdm che “tra le altre coperture rilevanti, ci sono contributi del settore bancario e assicurativo”. Da parte bancaria si confida che non ci sarà un intervento né sull’Ires né sull’Irap, ma un contributo sotto forma di anticipo sulle imposte differite attive (Dta) e sulle stock option. Si ipotizza anche un intervento per i fondi utilizzati per rafforzare il patrimonio bancario.
In arrivo una stretta sui compensi dei manager di enti pubblici, fondazioni, società non quotate: secondo quanto apprende l’Ansa da diverse fonti di governo la misura è stata inserita in manovra. Questi manager non potranno guadagnare più del presidente del Consiglio, quindi all’incirca 80mila euro. Si tratterebbe di un intervento, viene spiegato, introdotto su forte input del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Nell’ordine del giorno del Cdm è stato aggiunto anche un decreto legislativo per la revisione delle disposizioni in materia di accise. Ma è emerso che nel testo non ci sono misure che riguardano benzina e diesel. Il provvedimento include norme relative a gas naturale, energia elettrica, oli lubrificanti e prodotti da fumo. Si tratta, viene precisato, di misure di carattere amministrativo.