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Decreto sui test a magistrati arriva in Cdm, ira dell’Associazione nazionale magistrati

Il presidente Anm Santalucia: “Così diventa un proclama contro le toghe, per far pensare che hanno bisogno di un esame psichico”.

Roma – La norma che prevede l’introduzione dei test psico attitudinali di accesso alla professione per i
magistrati è pronta ad approdare in Cdm nelle prossime ore, contenuta nel decreto con i provvedimenti sull’ordinamento giudiziario. Ma l’Associazione nazionale dei magistrati, che già aveva criticato il ministro Nordio parlando di “contrarietà alla Costituzione della misura”, rilancia le accuse: “Il governo sta introducendo i test eludendo la volontà parlamentare e lo fa con una norma talmente generica che elude un altro principio che governa la giurisdizione, la riserva di legge. Cosa sono questi test, a cosa servano, non ce lo ha spiegato nessuno: così diventa un proclama contro i magistrati, per far pensare che hanno bisogno di essere controllati dal punto di vista psichico o psichiatrico”, attacca il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia.

Le prove concorreranno quindi a stabilire l'”idoneità” degli aspiranti magistrati e, sempre secondo la bozza del decreto, – che in queste ore sarebbe già stata presentata in pre Cdm – a nominare le commissioni di esperti e valutare le procedure dei test sarà il ministro della Giustizia d’intesa con il Consiglio superiore della magistratura. “Esperti qualificati per la verifica della idoneità psicoattitudinale per lo svolgimento delle funzioni giudiziarie” saranno nominati – si legge nel documento – “con decreto del ministro, previa delibera del Consiglio superiore della magistratura”. Secondo il documento “le linee di indirizzo e le procedure per lo svolgimento degli accertamenti sono determinati dal Consiglio superiore della magistratura d’intesa con il ministro”.

Inoltre “la verifica ha luogo dopo il completamento delle prove orali”. Nella bozza di decreto che riguarda provvedimenti sull’ordinamento giudiziario ci sono anche altre misure che riguardano l’organizzazione degli uffici, il tema dei fuori ruolo e quella sul cosiddetto ‘fascicolo del magistrato’, applicativo della riforma Cartabia. In quest’ultimo verrebbero raccolte le informazioni, gli atti e i documenti relativi al percorso professionale dei magistrati il cui esame è rilevante ai fini della valutazione di professionalità, comprese eventuali gravi anomalie.

Resta ancora aperta la questione della scelta di questi documenti, che secondo la bozza “saranno scelti a campione”, anche se viene poi specificato nello stesso documento che “le Commissioni Giustizia della Camera e del Senato nei rispettivi pareri hanno evidenziato l’opportunità che siano inseriti nel fascicolo personale tutti gli atti e i provvedimenti redatti da ciascun magistrato e non soltanto quelli scelti a campione”. I soggetti legittimati ad accedere al fascicolo saranno “i componenti del Consiglio superiore; i dirigenti dell’ufficio, anche per l’attività di inserimento degli atti e provvedimenti di loro competenza; il magistrato; i componenti dei consigli giudiziari, in occasione della redazione di pareri che riguardano il magistrato”.

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