Dassilva capace di uccidere senza lasciare traccia, ma Pierina era in un lago di sangue

Omicidio Paganelli: nella memoria consegnata al Riesame la Procura evidenzia il passato da miliziano dell’operaio senegalese. Un vissuto segnato da violenze fisiche e mentali.

RIMINI – Louis Dassilva come Igor il Russo? Per la Procura riminese l’indagato per la morte di Pierina Paganelli sarebbe in grado di ammazzare senza lasciare tracce, attesa la sua carriera di soldato e miliziano. Questa argomentazione è contenuta nella memoria di oltre 200 pagine siglata dalla locale Procura e poi fatta propria dal tribunale del Riesame che ha confermato il carcere per l’operaio senegalese. L’uomo, per circa due anni, avrebbe fatto parte della Gendarmeria del Senegal dove avrebbe imparato tecniche di lotta e aggressione in grado di combattere con ogni mezzo. Il suo passato dunque avrebbe traumatizzato Dassilva che, per sua stessa ammissione, avrebbe lottato per scommessa una volta fatto prigioniero.

Louis Dassilva in uniforme

Dunque la figura di Dassilva diventa emblematica e con un passato “fortemente traumatico” come scrive in atti il Pm Daniele Paci. Il sospetto killer della ex infermiera testimone di Geova, dopo il 2013 a Saba, in Libia, sarebbe stato rapito e sequestrato e ancora picchiato con cinghie, bastoni, e con il calcio del fucile. Dassilva stesso aveva riferito agli inquirenti di averle passate di tutti i colori, di aver visto decine di cadaveri e di aver subìto e vissuto parecchi episodi di violenza fisica e mentale. Dunque una persona assai diversa da quella descritta da Loris Bianchi e dalla sorella Manuela, ex amante di Louis: ”Un uomo mite, incapace di fare del male”.

Agli investigatori sono tornate alla mente le parole riferite dalla moglie dell’indagato, Valeria Bartolucci, che in più di un’occasione aveva detto che il marito avrebbe ricevuto un impegnativo addestramento militare durante il suo servizio in Gendarmeria. Una sorta di preparazione eccezionale, sul modello di quella ricevuta da Norbert Feher, 43 anni, originario di Subotica, in Serbia, e meglio conosciuto come Igor il Russo, responsabile di almeno cinque omicidi, degli otto attribuitigli, fra cui quelli del tabaccaio di Budrio, Davide Fabbri, e la guardia provinciale Valerio Verri. Feher venne poi arrestato dalla polizia spagnola prima della condanna all’ergastolo. L’uomo aveva tenuto sotto scacco per mesi polizia e carabinieri in Italia per poi fuggire in Spagna dove si era macchiato di altri omicidi.

Valeria Bartolucci

Anche Feher sarebbe stato in grado di uccidere senza lasciare tracce ma determinate tecniche, evidentemente, non sono servite per rimanere impunito. Tornando a Valeria Bartolucci, tre giorni dopo l’esecuzione della misura cautelare in carcere del marito, avrebbe detto agli inquirenti che la preparazione acquisita dal coniuge durante la militanza nella Gendarmeria del Senegal gli avrebbe permesso di uccidere una persona “senza che questa versi neanche una goccia di sangue, perché lui è addestrato, perché è un ex soldato”. Se dovessimo prestare fede a quest’ultima dichiarazione Dassilva non sarebbe di certo l’assassino di Pierina. Considerando che la vittima è stata ammazzata con 29 coltellate e con congruo spargimento di sangue. Qualora avesse voluto, Dassilva o chi per lui con la stessa, presunta preparazione, avrebbe potuto uccidere l’anziana infermiera in altri modi meno cruenti e più idonei a non lasciare tracce.

Comunque stiano le cose l’11 settembre scorso il tribunale del Riesame di Bologna ha confermato l’ordinanza del Gip Vinicio Cantarini con la quale è stata disposta la detenzione cautelare in carcere per l’operaio senegalese, ritenuto l’autore dell’omicidio di Pierina Paganelli, uccisa nel garage di casa il 3 ottobre 2023. Doti militari a parte per il Gip Cantarini insistono nell’inchiesta particolari pesanti che gravano sull’indagato:” Dassilva – scrive il magistrato inquirente – non ha un alibi per la fascia oraria in cui la vittima veniva uccisa”.

Igor il Russo, al secolo Norbert Feher, ex miliziano serbo

La sera del 3 ottobre Louis Dassilva, la moglie Valeria Bartolucci, Manuela Bianchi ed il fratello Loris, erano tutti presenti al terzo piano nel condominio di via Del Ciclamino, lo stesso piano dove abitava Pierina Paganelli. I due fratelli Bianchi, però, hanno un alibi che regge: secondo il Gip si trovavano in compagnia di mamma e zio. Di contro Dassilva non ha un alibi. La moglie Valeria infatti si trovava in stato di dormiveglia e non può attestare, in maniera inequivocabile, che il marito si trovasse con lei. Poi ci sono i video, i riscontri telefonici, gli sms e non solo a peggiorare il quadro indiziario dell’indagato. Il 18 settembre scorso il recluso, per la seconda volta, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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