Stavolta tocca alla Jabil Elettronica, multinazionale a stelle e strisce, dare il benservito a 190 dipendenti. Intervengono i sindacati ma le decisioni del vertice aziendale americano sembrano irremovibili. Previste manifestazioni di protesta e scioperi a oltranza.
Marcianise – Non basta il decreto Rilancio, i licenziamenti continuano a piovere ininterrottamente. Questa volta succede nello stabilimento di Marcianise, provincia di Caserta, di proprietà della multinazionale americana dell’elettronica Jabil dove a pagare le conseguenze della gravissima situazione saranno 190 dipendenti. E le loro famiglie:
“…Abbiamo appena incontrato i dirigenti italiani- racconta Fabio Palmieri della Fiom Cgil – pensavamo che avrebbero usato le altre cinque settimane di cassa integrazione per Covid previste dal decreto invece ci hanno comunicato che i vertici Usa hanno preso la decisione di licenziare 190 dipendenti dal 25 maggio, quando scade la Cig. Abbiamo contestato che è illegittimo, il decreto è chiaro. È un atteggiamento di un’arroganza impensabile…”.
Dipendenti e sindacalisti hanno iniziato subito uno sciopero ad oltranza chiedendo a gran voce una risposta immediata del presidente Conte, del Ministro Patuanelli e di tutti gli organi preposti alla salvaguardia del lavoro. Per l’occasione la Fiom Cgil non ha nascosto che l’intenzione è quella di cominciare una lotta trasversale articolata: “…Mobilitazione presso tutte le sedi istituzionali – aggiunge Palmieri – per tutelare e salvaguardare i lavoratori che tra quattro giorni verranno licenziati. La vertenza in realtà era iniziata nel giugno 2019, quando l’azienda ha dichiarato 350 esuberi su 700 lavoratori totali. Nel frattempo 160 hanno concordato l’uscita…“.
Da quanto si apprende, però, ci sarebbe un cospicuo numero di lavoratori che non avrebbe voluto accettare la ricollocazione in altre aziende o l’esodo incentivato e si potrebbero ritrovare licenziati senza requiem.
“…Licenziare 190 lavoratori durante una pandemia è una decisione intollerabile e illegale – scrivono Fim, Fiom, Uilm e Failms in un comunicato unitario – in piena emergenza sanitaria ed economica, infischiandosene dei decreti del Governo italiano che li vieta e non rispettando gli impegni presi al Ministero dello Sviluppo economico, Jabil mette in mezzo alla strada 190 lavoratrici e lavoratori con le loro famiglie, in un territorio già in grave difficoltà…”.
La risposta della multinazionale non si è fatta attendere, e tramite un comunicato ha prontamente spiegato quelle che sono state le cause che hanno portato a questa incresciosa situazione:
“…Da diversi anni a questa parte – scrive l’azienda americana – il sito Jabil di Marcianise si è dovuto confrontare con un contesto economico dalla concorrenza sfrenata, volumi in calo e risorse sotto-utilizzate. Per affrontare la situazione Jabil ha lavorato con le organizzazioni sindacali e con gli stakeholder, locali e nazionali, a un programma di outplacement volontario per offrire ai dipendenti un’opportunità di reimpiego in altre imprese locali, interessate ad assumere i dipendenti di Jabil e ha reso disponibili significative risorse economiche sia per i dipendenti, come incentivi all’esodo, sia per le aziende che assumeranno i dipendenti di Jabil, a supporto dei loro business plan. Ma la multinazionale pare irremovibile: “…Nonostante questi sforzi e il continuo impegno di Jabil – scrivono ancora dalal sede centrale – ad oggi si registra purtroppo un risultato deludente sulle adesioni al reimpiego, nonostante le numerose proposte ricevute, che non ci consente di risolvere il problema…”.
Insomma, fra le proteste dei braccianti e gli ultimi licenziamenti che stanno colpendo l’Italia da Nord a Sud, i decreti governativi non sembrano in grado di mantenere stabile una situazione ormai esplosiva. L’affare Jabil metterà a dura prova la fermezza dell’esecutivo e dalle decisioni che usciranno da Palazzo Chigi capiremo le reali intenzioni di Conte e dei sua maggioranza.