Il cellulare usato per intimidire il primo cittadino di Roma era nascosto nel carcere di Frosinone da un detenuto legato ai clan.
Roma – Nella serata di venerdì è scattata un’operazione delle forze dell’ordine nelle abitazioni delle famiglie Hilicic e Komarov a Valle Martella, accompagnata da perquisizioni estese anche a Rocca Cencia e alla borgata Finocchio.
Le indagini, collegate alle minacce rivolte al sindaco di Roma Roberto Gualtieri dopo l’abbattimento di due ville abusive appartenenti a esponenti dei clan della zona, hanno portato a una scoperta sorprendente: il messaggio intimidatorio era stato inviato da un telefono cellulare nascosto all’interno del carcere di Frosinone.
L’apparecchio, rinvenuto sabato mattina dagli agenti della polizia penitenziaria durante un controllo in cella, è stato riconosciuto come proprio da Dilan Braidich, 28 anni, fratello di Jhonny, anche lui detenuto, insieme a Silvio Hilicic.
Il post contro il sindaco Gualtieri, pubblicato direttamente sul suo profilo, conteneva minacce di vendetta per l’autorizzazione allo sgombero e alla demolizione delle ville di famiglia in via Arzachena. Il messaggio era stato individuato sul profilo di una residente del quartiere, dove comparivano diversi video dell’intervento – tra ruspe e gru dei vigili del fuoco – avvenuto a inizio settimana a Rocca Cencia.
Resta da chiarire se il telefono sia passato di mano in mano dopo la diffusione pubblica della notizia, avvenuta venerdì pomeriggio, che ha spinto le forze dell’ordine a intensificare gli accertamenti in collaborazione con la Procura di Tivoli.
Le perquisizioni a Valle Martella hanno riguardato diverse abitazioni dove si erano rifugiati alcuni familiari, tra cui nove minorenni e quattro persone agli arresti domiciliari. Di Silvio Hilicic, però, nessuna traccia: si è poi scoperto che era già in carcere, circostanza che ha portato gli agenti a controllare le celle e a scoprire il cellulare. Ora si ipotizzano nuove accuse sia per lui sia per chi è stato trovato in possesso del dispositivo.
Anche sabato sono arrivati numerosi messaggi di sostegno a Gualtieri. Tra i primi a esprimersi il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI):
“Le minacce subite dal sindaco e dal presidente del Municipio Nicola Franco, non restino impunite. Sui social è facile rintracciare ancora oggi la firma dei delinquenti che, dopo aver sbertucciato lo Stato con ville abusive di lusso e nonostante si trovino in galera per reati di vario genere e natura, dal carcere si permettono di inviare minacce di morte a chi rappresenta con rettitudine le istituzioni. Appartenere all’etnia Sinti non dà l’impunità, non consente di violare le leggi italiane e nemmeno di minacciare chi le fa rispettare. Nell’esprimere tutta la mia solidarietà e la mia vicinanza al sindaco Gualtieri, auspico che la giustizia faccia il suo corso e che questo personaggio paghi il giusto prezzo di un atto così vigliacco. Roma non vuole più avere a che fare con questi criminali e questa battaglia per ripulirla dalla criminalità la faremo insieme, destra e sinistra. Senza pietà”.