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CRISTO COME MATTARELLA?

In classe le effigi di entrambi sarebbero inutili secondo il capo del Miur

“No a crocefisso e a foto di Mattarella”. Così si è espresso il ministro dell’Istruzione Stefano Fioramonti, perché “le scuole sono laiche e si dovrebbe permettere non tanto l’esposizione di simboli religiosi, quanto l’espressione di tutte le culture di cui sono portatori gli studenti”.
Mettere le carte geografiche (che già esistono nelle classi) al posto del crocefisso si è rivelata un’uscita inopportuna e inadeguata e, dopo la valanga delle critiche che ha suscitato, ospite della trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora”, Fioramonti ha affermato che “la questione divisoria del crocefisso non è urgente”.
Il ministro appena insediato ha svelato, comunque, la sua vera identità, rimasta nell’ombra nell’anno in cui è stato sottosegretario con il Ministro Marco Bussetti.
Cosa s’intende per “scuola laica”? E’ questo un termine molto abusato per nascondere il vuoto interiore di tanti, privi di valori, capaci solo di mistificare le realtà umane e sociali.

Natalia Ginzburg già 30 anni fa scriveva su l’Unità, che “il crocefisso, immagine e segno della rivoluzione cristiana, non genera alcuna discriminazione e fa parte della storia del mondo”.
E poi continuava: “Vogliamo negare che la rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo?”
A questa domanda dovrebbe rispondere il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
I messaggi di uguaglianza, di libertà, di dignità della persona, valori scritti a caratteri cubitali sulla carta costituzionale, hanno come autore l’Uomo della Croce.
Il crocefisso che, come ha dichiarato l’on. Maria Stella Gelmini: “Non è un elemento di arredo ma testimonianza delle nostre radici”, appare inoltre come simbolo del dolore umano, e della solitudine, lezione e monito, attraverso un linguaggio non verbale, per operare con rettitudine e onestà.
Anche chi dichiara di essere ateo e a parole cancella l’idea di Dio, custodisce e rispetta l’idea del prossimo, dando voce ai sentimenti di umanità che albergano in ogni cuore.

mariastella gelmini
Mariastella Gelmini

I ragazzi e gli studenti di oggi, nativi digitali, fanno parte della classificazione dell’Homo videns ed hanno bisogno d’immagini, di segni, di simboli e quando non li trovano se ne creano dei nuovi.
Scardinare simboli e segni, significa privarli di uno strumento educativo prezioso e utile.
Dura la denuncia di Vittorio SgarbiI presidi che tolgono il crocefisso vanno tutti licenziati. Contrastano la nostra storia e le nostre radici”.

Vittorio sgarbi
Vittorio Sgarbi

La difesa del Crocefisso e delle tradizioni religiose, quali il presepe a Natale, non può diventare motivo di contrasto e di opposizione ideologica, ma necessita quel sano e dignitoso rispetto della libertà di ciascuno, che va espressa nei modi e nei tempi “sia come singoli, sia nelle formazioni sociali”.
La controversia mai sopita tra cattolici e laici partì quasi un ventennio fa con una crociata da parte di Adel Smith, presidente dell’Unione musulmani d’Italia e del giudice Luigi Tosti, promotori di una battaglia anti-crocefisso.
La sentenza del 2006 del Consiglio di Stato ha sancito che il crocefisso deve restare in aula e non è soltanto un simbolo religioso, ma anche della cultura italiana, espressione di una sofferenza portata per amore e che non può creare fastidio a nessuno”.
Anche la Corte Europea dei diritti dell’uomo, con una sentenza definitiva, nel 2011 stabilì che il crocefisso poteva restare affisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane.
Giù le mani dal Crocefisso: la scuola, luogo privilegiato di educazione e di formazione ha il compito precipuo di rinsaldare – anche tramite il presepe e lo scadenzario delle feste religiose, Natale e Pasqua, durante le quali si sospendono le lezioni – quei valori cristiani che fanno parte delle radici culturali e cristiane dell’Italia e dell’Europa e garantiscono la laicità e la libertà di espressione delle altre religioni e culture.

no a effigi e simboli nella scuola laica

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