I cadaveri di Marco Steffenoni e Maria Teresa Nizzola erano stati trovati a marzo da un gruppo di esploratori urbani: erano morti da mesi, avvelenati dal gas letale uscito dal camino.
Verona – Marco Steffenoni e Maria Teresa Nizzola, i coniugi trovati mummificati nella loro villa di Monte Ricco, tra Verona e Negrar di Valpolicella, sono morti per le esalazioni del monossido di carbonio. La conferma arriva dall’autopsia, i cui risultati sono stati depositati ieri dal medico legale incaricato dai magistrati che avevano aperto l’inchiesta. La scoperta dei corpi era avvenuta nel marzo scorso: la coppia, lei 75 anni e lui 76 anni, era deceduta mesi prima senza che nessuno ne denunciasse la scomparsa. A trovarli è stato un gruppo di urbex, giovani esploratori urbani appassionati di case abbandonate.
Secondo quanto emerso dagli esami e riportato dalla stampa locale, i due coniugi sarebbero deceduti a metà dicembre a poche ore di distanza l’uno dall’altro. A morire per prima sarebbe stata Maria Teresa, che era seduta di fronte al camino da cui è fuoriuscito il monossido di carbonio. A causa del calore il suo corpo si è disidratato e decomposto più velocemente, il che ha impedito di ricavare i campioni di sangue necessari a rilevare il tasso di concentrazione di monossido e confrontarli con quelli del marito.
Il monossido ha quindi raggiunto, col trascorrere del tempo, il marito nella camera da letto al primo piano. Il suo corpo è stato trovato in uno stato di decomposizione meno avanzato della moglie e con nel sangue una concentrazione di monossido pari al 42%. Un tasso letale, che gli avrebbe causato un arresto cardiaco che lo ha fatto crollare sul pavimento, dove poi è stato trovato.
I due vivevano da soli e appartati da oltre vent’anni e non avevano contatti con nessuno. Per questo hanno lasciato l’intera eredità al WWF attraverso un testamento che, redatto anni fa e custodito da un notaio emiliano, era stato ritrovato dopo settimane di indagini.
Nel documento, Marco e Maria Teresa dichiarano il WWF erede universale del loro patrimonio. Una scelta coerente con la loro visione del mondo: entrambi erano soci attivi dell’associazione ambientalista fin dagli anni Ottanta, profondamente legati alla tutela di fauna e ambiente. A confermare la volontà dei due anziani è Paolo Steffenoni, fratello di Marco, che ha rivendicato i corpi: “Non sono stati dimenticati. Avevano scelto l’isolamento, lo abbiamo rispettato. Ora farò in modo che abbiano una degna sepoltura.”