Barbara Pasetti ha fatto tutto da sola

Il giudice spiega i criteri e le circostanze che hanno portato alla condanna della fisioterapista responsabile dell’omicidio del commerciante Luigi Criscuolo, e riconosce una provvisionale alle parti civili. Alcuni dubbi sulla vicenda rimangono.

PAVIA – Il 16 ottobre scorso sono state depositate le motivazioni della condanna a 16 anni di carcere, con rito abbreviato, per Barbara Pasetti, 41 anni, ritenuta responsabile dell’omicidio di Gigi Bici, al secolo Luigi Criscuolo, 60 anni, commerciante in pensione. L’uomo, di origini napoletane, era scomparso dalla sua casa di viale Canton Ticino, a Pavia, l’8 novembre 2021, giorno in cui è stato ucciso. Il suo cadavere era stato ritrovato la mattina del 20 dicembre davanti casa della Pasetti a Calignano, frazione di Cura Carpignano, sempre nel Pavese. Per il giudice Pasquale Villani non c’è stato alcun colpo accidentale: c’è stata invece una chiara volontà di uccidere la vittima, con un colpo di pistola alla tempia destra, perché era diventata un ostacolo.

Barbara Pasetti

L’omicidio, scrive nelle motivazioni il magistrato giudicante, non è stato pianificato e “tenuto fermo nel tempo”, piuttosto sarebbe stato il frutto di un “precipitato di scelte contingenti”, considerati i “mezzi rabberciati utilizzati per occultare il cadavere”. Il giudice ha poi spiegato quali sono stati i criteri utilizzati per calcolare la pena: quella base prevista per l’omicidio è di 22 anni, poi ridotti a 19 per l’applicazione delle attenuanti generiche atteso che l’imputata ha confessato il delitto. La pena è stata poi aumentata a 24 anni perché la Pasetti è stata riconosciuta colpevole anche per altri reati quali tentata estorsione, detenzione illecita di arma clandestina e occultamento di cadavere.

Infine detta reclusione è stata ridotta di un terzo perché la donna ha scelto il rito abbreviato, concesso perché erano cadute le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi. Per quanto riguarda la dinamica dell’omicidio il giudice Villani ha accolto la tesi dei Pm Andrea Zanoncelli e Valentina Terrile. Barbara Pasetti ha ucciso il commerciante con un colpo di pistola alla testa, nel cortile di casa e mentre l’uomo era seduto nella sua Wolkswagen Polo con il finestrino abbassato. Il corpo è stato poi trascinato con le corde legate al veicolo sino a fuori del cancello posteriore dell’ex convento ristrutturato dove abitava l’assassina. L’arma, invece, è stata ritrovata in una nicchia nell’abitazione di Pasetti, attigua alla centralina del sistema di sicurezza, con cinque colpi nel tamburo e altre 19 cartucce dello stesso calibro 7.65.

La polizia davanti l’ex cenobio di Calignano, teatro della tragedia

Gigi Bici, scrive il magistrato pavese, era diventato per la sua aguzzina “un ostacolo alla realizzazione dei suoi programmi“. Nella sentenza il medesimo togato ha scritto che probabilmente Criscuolo si era presentato nella villetta della donna adducendo nuove pretese economiche e l’imputata si determinò a farlo fuori”. Dunque Pasetti era perfettamente consapevole di ciò che stava facendo. La donna, di contro, ha dichiarato di essere stata costretta a uccidere per proteggere sé stessa e il figlio dalle supposte minacce della vittima. Poco o nulla si è saputo invece al riguardo dei veri o presunti 390mila euro che la donna aveva chiesto alla famiglia di Criscuolo come riscatto per ottenere la liberazione del congiunto. Pasetti, a tal proposito, aveva scritto due lettere indirizzate ai Criscuolo e lasciate, rispettivamente, in una cabina telefonica di via Tasso e sotto un tappeto della chiesa di via Ludovico il Moro.

La donna come faceva a sapere che Criscuolo aveva tutti quei soldi? E dire che ben conosceva la vittima e le sue condizioni economiche che non erano certo floride. I soldi erano forse frutto di eventi delittuosi? Perché li avrebbe dovuti avere nella disponibilità proprio Gigi Bici e, dopo di lui, la sua famiglia? Il giudice ha riconosciuto una provvisionale di risarcimento di 100mila euro per ciascuna delle cinque parti civili. La donna in aula ha chiesto scusa ai familiari della vittima:

Katia Criscuolo

“Delle scuse non me ne faccio nulla e non m’interessano – ha detto Katia Criscuolo – L’unica cosa che conta è che mio padre non me lo restituirà nessuno. Senza di lui la mia vita è precipitata. Ho perso 30 chili, non riesco più ad avere un lavoro”. Quando la detenuta è uscita dall’aula coprendosi il volto Katia Criscuolo le ha detto Tanto prima o poi ci rivedremo“.

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