La normativa “riveduta e corretta” rischia di intasare gli uffici dei magistrati, già gravati da problemi di personale e con centinaia di fascicoli da smaltire.
VIGONOVO (Venezia) – Il legislatore, nello scorso 8 settembre (Legge 122/23), è intervenuto nuovamente sulla materia dei reati che riguardano il “Codice Rosso”, istituendo il dovere di vigilanza da parte dei Procuratori della Repubblica e dei Procuratori generali sul rispetto del termine dei tre giorni per l’assunzione delle informazioni da parte delle vittime di tali reati, con possibilità di revocare l’assegnazione del procedimento al singolo magistrato in caso di mancato rispetto del termine. Una riforma dunque all’insegna della maggiore tutela delle vittime di violenza, che tuttavia presenta più criticità che aspetti positivi. Almeno cosi pare.
Infatti le nuove norme, seppur dettate dalla volontà di porre rimedio ad eventuali situazione di stallo nei procedimenti relativi a reati da Codice Rosso rischiano, da una parte, di rivelarsi sostanzialmente inefficaci per la tutela delle stesse persone offese e, dall’altra, di imporre una serie di adempimenti “defatigatori” che non faranno altro che rallentare, appesantire ed ingolfare l’attività dei singoli uffici giudiziari, già ingombri da centinaia di fascicoli, anziché velocizzarla, snellirla e renderla maggiormente concreta ed efficace. In attesa che le donne minacciate possano essere realmente protette in uno con la possibilità di rendere innocui da subito i responsabili delle violenze alle prime avvisaglie, a Padova si chiude l’ultimo atto del femminicidio che più di tutti è rimasto sulle cronache di giornali e tv di questo 2023 intriso di sangue. A rendere omaggio alla salma di Giulia Cecchettin c’erano ben oltre 9mila persone, dentro e fuori la basilica di Santa Giustina.
Nelle vicinanze della chiesa i due maxischermi installati dal Comune sono serviti per dare modo alla folla di seguire le esequie che si sono svolte alle 11 del mattino in una Padova affranta dal dolore. Monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova, si è rivolto ai giovani durante l’omelia:
“Nella libertà potete amare meglio e di più – ha detto l’alto prelato – questa è la vostra vocazione che può e deve diventare la vostra felicità! L’amore non è un generico sentimento buonista. Non si sottrae alla verità, non sfugge la fatica di conoscere ed educare sé stessi. È empatia che genera solidarietà, accordo di anime e corpi nutrito di idealità comuni, compassione che nell’ascolto dell’altro trova la via per spezzare l’autoreferenzialità e il narcisismo”.
Il padre di Giulia, Gino Cecchettin, ha letto un messaggio prima della conclusione del rito:
“Io ti amo tanto, e anche Elena e Davide di adorano, Io non so pregare, ma so sperare – ha detto il padre della vittima – Voglio sperare insieme a te a alla mamma, e a tutti voi qui presenti, che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite, e un giorno possa germogliare, e produca il suo frutto di amore, di perdono, e di pace. Addio Giulia, amore mio…Dobbiamo trasformare la tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia è stata sottratta in maniera crudele, ma la sua morte deve servire può e deve essere il punto di svolta per mettere fine alla terribile piaga della violenza sulle donne“.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato la studentessa:
“Il valore e il rispetto della vita vanno riaffermati con determinazione – ha proseguito Mattarella – in ogni ambito, circostanza e dimensione”. Un funerale celebrato alla presenza delle massime cariche dello Stato che così hanno inteso manifestare non solo il proprio cordoglio alla famiglia Cecchettin quanto dimostrare l’impegno di tutte le forze politiche affinché il grave fenomeno del femminicidio registri davvero una reale battuta d’arresto.
Giulia è morta per una forte emorragia nel giro di pochi minuti a seguito delle coltellate inferte dall’ex compagno Filippo Turetta e del colpo subito alla testa dopo la caduta. Cosi recita il gelido referto dell’autopsia. Il presunto assassino, non più in isolamento e guardato a vista da un compagno di cella che lo assiste volontariamente, ha incontrato i genitori nei giorni scorsi ed ha potuto seguire i funerali in tv. Il fine pena mai è appena iniziato.