Ci sono cervelli e cervelli. Alcuni ne sarebbero sprovvisti

I sistemi cerebrali, più di altri organi, si deteriorano velocemente anche dopo la morte. Alcuni cervelli però hanno resistito addirittura per secoli. Un miracolo o che altro?

Davvero il “declino cognitivo” è determinato dall’uso intensivo della tecnologia? Da qualche tempo si è diffusa l’idea che il troppo tempo trascorso nel mondo digitale possa produrre un declino mentale. Il tema è diventato così rilevante che nel 2024 l’Oxford University Press, Regno Unito, ha proclamato Brain Rot (letteralmente marciume cerebrale) parola dell’anno!

Tuttavia la scienza ufficiale ha ridimensionato il pericolo. Secondo Apex Neuroscience – un istituto di ricerca con sede nell’Oregon, USA, specializzato in conservazione del cervello e preservazione del tessuto cerebrale umano, con lo scopo di fare ricerca nel trattamento di malattie come l’Alzheimer e il Parkinson – in realtà il cervello inizia il suo declino fino a quando non cessa di vivere.

Come succede spesso nell’ambito scientifico, la causa del declino cognitivo non è univoca. In generale trattasi di cellule morenti e di agenti biologici, che non sono in relazione con lo scorrimento compulsivo/ossessivo del mondo digitale. Il processo di decomposizione avviene dopo la morte e può durare giorni, mesi o, addirittura, anni. La durata dipende da una serie di fattori, quali i farmaci assunti in vita, l’ambiente in cui si compie il trapasso e, persino, le condizioni meteorologiche. Inoltre, indipendentemente dalle condizioni ambientali, il cervello va in putrefazione più rapidamente rispetto al resto del corpo.

Poi ci sono casi particolari che seducono molto gli scienziati. Ossia ci sono cervelli che hanno resistito per decenni, secoli o millenni. Questo fatto sta sconfessando la teoria di base secondo cui il cervello è il primo organo umano a decomporsi. Nonostante la Scienza, al momento, non sia riuscita a comprendere perché il cervello possa conservarsi per lungo tempo, si ritiene che ogni nuova scoperta offre degli elementi utili che rivelano aspetti sconosciuti dei nostri predecessori. Perché il genere umano è il frutto di chi è vissuto prima e di tutte le esperienze di vita passate.

Declino Cognitivo – Foto Centro Artemide

E se il tessuto cerebrale può aiutarne la comprensione, allora è qualcosa di notevole. Se sarà impossibile stabilire, in futuro, quanto tempo una persona ha trascorso sui device tecnologici, forse, si sarà in grado di rilevare gli effetti sulla salute mentale. Sarebbe affascinante verificare come essa ed i disturbi psichiatrici abbiano inciso sul tessuto cerebrale colpito. Al momento, su quest’aspetto, i metodi disponibili non sono scientificamente significativi. Prima c’è da comprendere come mai questi tessuti si siano conservati così a lungo, quando in realtà non avrebbero dovuto.

Quindi si è in attesa di tempi migliori. Fino ad allora ogni organo cerebrale che si studia è un tassello ulteriore verso la comprensione e la conoscenza. Il cittadino comune non può che auspicare benefici per l’intera collettività umana. Sarebbe interessante che un giorno gli scienziati potessero stabilire se i cervelli della nostra classe dirigente, politica e non, si fossero conservati in buono stato.

Qualche maligno ha suggerito che ciò è impossibile perché ne sarebbero sprovvisti.