Oggi il gossip, specie quello sui social, può rovinare le persone mettendo alla berlina la loro onorabilità. Bisognerebbe porre un limite ma non è affatto facile.
Folgorati sulla via del gossip! La scienza ha rivalutato anche il gossip. Termine accettato a livello internazionale per definire le “avventure” dei personaggi famosi. Si tratta di una voce o notizia priva di fondamento, una chiacchiera, un pettegolezzo malevolo o un’informazione infondata diffusa attraverso il passaparola, oggi coi mezzi di comunicazione di massa e il web, con l’intento di screditare qualcuno.
A volte assume la forma di un rumore confuso e prolungato, spesso sommesso o di un brusio continuo ed insistente come un fastidioso ronzio. Altre volte si trasforma in pettegolezzo vero e proprio, un commento malevolo su una persona in quel momento assente. Può essere neutro, così per fare quattro chiacchiere senza effetti malefici, ma anche mettere in cattiva luce una persona in modo sistematico.
Malgrado le tante notizie cattive, o forse proprio per quelle, da cui dovrebbe scaturire indignazione e impegno civile (guerre, crisi economica e sociale), ci si lancia, invece, nel gossip più sfrenato. Secondo la psicologia sociale si tratta di un adattamento dell’evoluzione della nostra specie. Non si sparla per scelta ma per dovere. Secondo i dati a disposizione, pare che ogni giorno, 52 minuti vengono offerti per farsi cullare tra le onde del gossip. Non perché si è crudeli, ma perché è stato conveniente per l’evoluzione.
Secondo questa teoria, il pettegolezzo è risultato decisivo nella preistoria, dove l’umanità viveva allo stato brado, senza gerarchie sociali, sopravvivere in quel contesto in cui la vita poteva durare un attimo, dipendeva dai rapporti di fiducia instaurati con gli altri componenti. Nacquero i primi sospetti sull’affidabilità e la lealtà, tra i componenti del gruppo sociale. Il gossip costituì, dunque, una sorta di equilibrio per orientarsi, un vademecum per indirizzare le proprie azioni per la sopravvivenza in un contesto molto intrigato, porsi regole e valori validi per tutti. In questo modo si alimentava la compattezza del gruppo e si scoraggiavano le condotte che potevano minare il gruppo sociale.

Da allora è stato tutto un profluvio di pettegolezzi fino ai giorni nostri, al punto da rimanerne sommersi! In questa accezione il pettegolezzo non assume un ineluttabile significato negativo, è un’informazione su una terza persone che al momento non c’è. Parlare di terzi è stato utilizzato per costituire un circolo di persone tra protagonisti del cicaleccio, accedendo al quale si alimentava la coesione sociale. Secondo gli esperti questo coinvolgimento su notizie tendenziose provoca afflato e vicinanza. Addirittura chi manifesta riluttanza alla chiacchiera nega l’informazione, al punto che chi fugge dal gossip rischia l’emarginazione dal gruppo, allo stesso modo di chi, al contrario, esagera.
Senza voler mettere in dubbio le conclusioni a cui è giunta la Psicologia Sociale, ossia lo studio scientifico dell’influenza dei processi sociali e cognitivi sul modo in cui gli individui percepiscono, influenzano e interagiscono tra loro, qualche riflessione va fatta. Se è vero che il gossip ha rappresentato un adattamento per la sopravvivenza del gruppo sociale, c’è da sottolineare che il pettegolezzo, soprattutto coi social, ha mietuto molte vittime. La preistoria è passata da un pezzo.
Anche se fa quasi tenerezza il gossip di una volta, quello che andava in scena dalla portinaia e dal barbiere che erano anche fonti di notizie!