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Centrosinistra, campo largo e strada stretta

A Foggia vince il candidato progressista sostenuto da una coalizione allargata a Renzi e Calenda. Schlein esulta, ma le politiche sono un’altra cosa.

Roma – Il primo sindaco donna nella storia di Foggia è di centrosinistra, in una città per altro tradizionalmente di destra, eletto al primo turno da un campo non largo ma larghissimo, che comprende, oltre al Pd e ai Cinque Stelle, anche gli ormai ex Renzi e Calenda, ovvero Italia Viva e Azione, e sei liste civiche. A Palazzo di Città andrà dunque la candidata grillina Maria Aida Episcopo che ha avuto la meglio su quattro sfidanti conquistando il 52,78% dei voti.

Un bel tonico per i centrosinistra, sconfitto tra domenica e lunedì tanto a Monza da Adriano Galliani, è suo il posto in Parlamento lasciato vacante da Berlusconi, quanto a Trento nelle provinciali dal riconfermatissimo presidente leghista Fugatti.

Fa bene dunque a festeggiare la segretaria dem Elly Schlein (“uniti si vince“), meno chi nel partito già si lancia a eleggere Foggia a modello della futura rivincita progressista a livello nazionale. Troppe le particolarità del voto pugliese per pensare di riproporne lo schema alle politiche, forse meglio accontentarsi di qualche altro test amministrativo, a partire dalle prossime regionali in Abruzzo.

Schlein e Conte uniti e contenti a Foggia

A Foggia il centrodestra ha pagato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose della precedente giunta guidata da Franco Landella (forzista poi avvicinatosi al Carroccio); contemporaneamente il centrosinistra si è giovato non poco del carisma messo in campo dal governatore pugliese Emiliano, abile nel cucire addosso alla candidata scelta dai grillini un’alleanza appunto larghissima. A Roma però, e in generale a livello nazionale, un abile e influente tessitore di alleanze come Emiliano il Pd non ce l’ha.

Difficile se non impossibile immaginare una convivenza pacifica non già tra Pd e grillini – sforzo notevole ma che rappresenterebbe il minimo sindacale per non consegnarsi ad una rovinosa debacle – ma addirittura spingersi fino all’estremo centro di Renzi e Calenda è davvero utopico, se non altro perché oggi come oggi i due se le stanno dando di santa ragione pur non riuscendo ancora a separarsi come più volte promesso.

Renzi e Calenda, di tutto e di più ma anche tanto di meno

Renzi guarda al centro, secondo Calenda, che però ha il dente avvelenato, ambirebbe farsi stampella del governo. Pare comunque arduo pensarlo a braccetto di Schelin, la segretaria che si è intestata il compito di “derenzizzare” il Pd. La politica, però, non è una scienza esatta, tantomeno una palestra di coerenza. Basta guardare Calenda salire sul carro del vincitore di Foggia, a festeggiare una sindaca grillina, proprio lui che ha fatto del “mai con i Cinque Stelle” un mantra.

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