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Catania – Interporto, indagati e in manette politici e imprenditori di spicco

C’è anche l’ex deputato regionale siciliano Nino D’Asero tra le persone arrestate nell’ambito di un’inchiesta sulla Società degli interporti siciliani, azienda a partecipazione pubblica. 

Catania – Quattro persone sono state arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Catania nell’ambito di un’inchiesta sulla Società degli Interporti siciliani Spa. Altri due nomi “pesanti” tra gli indagati. I militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip etneo a carico di due dipendenti pubblici, un ex deputato regionale, Antonino D’Asero, e un imprenditore, accusati, a vario titolo, di induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione per un atto contrario ai propri doveri d’ufficio e contraffazione e uso di pubblici sigilli.

Quattro persone sono state arrestate e poste ai domiciliari dai carabinieri del comando provinciale di Catania nell’ambito di un’inchiesta sulla Società degli Interporti siciliani Spa, azienda a totale partecipazione pubblica.

In relazione alla stessa inchiesta sono indagati dalla Procura di Catania l’assessore regionale all’Economia, in qualità di ex assessore alle infrastrutture, Marco Falcone (Fi) e l’ex vicepresidente del governo siciliano Gaetano Armao (Azione).

Le 4 persone destinatarie degli arresti domiciliari oltre a D’Asero sono: Salvatore Luigi Cozza, Cristina Debora Sangiorgi, Rosario Torrisi Rigano.

I reati ipotizzati dal Gip nel provvedimento cautelare, a vario titolo, sono induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione per un atto contrario ai propri doveri d’ufficio e contraffazione e uso di pubblici sigilli.

L’ex deputato Antonino D’Asero, tratto in arresto.


Nel corso delle indagini di militari dell’Arma, condotte dal settembre 2019 al marzo 2021, sarebbero emerse le interferenze illecite che D’Asero avrebbe esercitato sull’allora amministratore unico della società degli Interporti siciliani Spa per favorire una dipendente dell’azienda. Tra le indebite ingerenze contestate, attraverso l’intercessione di alcuni politici regionali, ci sarebbe anche la revoca del licenziamento della donna che aveva falsamente attestato il possesso di una laurea.
Coinvolto inoltre un imprenditore nel campo degli autotrasporti logistici, che mediante un accordo corruttivo con lo stesso amministratore unico, in cambio di un posto di lavoro di una parente del dirigente e di altre utilità, avrebbe goduto di agevolazioni per la propria società.

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