A maggio si terranno nell’Isola le elezioni amministrative per uno dei Consigli comunali più rilevanti non solo della Sicilia, ma dell’intero Meridione. Finora le schermaglie elettorali etnee hanno lasciato alle spalle molte perplessità.
Roma – A Catania, dove a maggio si terranno le elezioni amministrative, si affilano le unghie per una campagna elettorale che si avverte solamente per la presenza dei tanti candidati che hanno cominciato a fare breccia sui social, con i manifesti e i propri “santini”. Ma la maggior parte dei pretendenti a uno scranno del Consiglio comunale, però, si pubblicizza senza ancora il simbolo della lista di riferimento, poiché non sapendo ancora dove collocarsi e non volendo rischiare di confondere l’elettorato, preferisce portare avanti il proprio volto senza chiarire del tutto la propria scelta ideale, o comunque di campo.
Tutti, in ogni caso, sono pronti al confronto con l’elettorato. La città sabato è stata inondata di manifesti del Carroccio con l’effigie di Valeria Sudano, candidata sindaco, senza alcun accordo con l’intero centrodestra. Una volata che, se non si raggiungesse un accordo con l’intera coalizione, potrebbe costare cara ed aprire nuovi orizzonti ad altri candidati, considerati secondari. FdI reclama una propria candidatura senza, però, entusiasmare gli alleati. In ogni caso, è sulla rampa di lancio anche Pippo Arcidiacono che non molla la presa con una sua lista importante al seguito, soprattutto per la promessa che gli era stata fatta da Pogliese. Anche il MpA si esprimerà a breve con una rosa di papabili. Insomma, la sortita della lega spariglia le carte in un centrodestra che sembra voglia fare di tutto per complicarsi la vita, invece di raggiungere un accordo unitario.
La lotta pare concentrarsi tra Pogliese e Sammartino per l’ambito scranno di Palazzo degli Elefanti. Così, nel contempo, c’è già chi sorride e si sfrega le mani. Si vive, dunque, ancora nell’incertezza delle alleanze che contano e di candidati sindaci veri competitor cittadini. Tante le discussioni, le chiacchiere e gli endorsement, ma ancora si attende che le due coalizioni raggiungano al proprio interno un accordo. Continua, dunque, una gara surreale che trova linfa, fra la gente, da alcuni sondaggi che depistano, orientano e sacrificano molto spesso una realtà composta da candidati spendibili ed in pista, che però vengono messi, sempre virtualmente, ai margini di un contesto solo per fare emergere alcuni nomi. Tutto ormai è divenuto virtuale, fluido e fuorviante. In gioco solo candidati civici, per autodefinizione, per vocazione, per strategia e per dissimulare la propria appartenenza ed essere attrattivi nei confronti di alcuni partiti e movimenti.
Insomma, si è in presenza di volti ma non si parla di programmi per la cittadinanza catanese, se non per luoghi comuni. Molto fervore in ambito sindacale, associativo e cattolico nel formulare proposte e cantieri per dibattere e tracciare percorsi su cui far convergere i candidati sindaci, ma esaurita la fase propositiva ed il sicuro accoglimento di tutte le istanze da parte dei candidati “in corsa”, la fase successiva è di scegliere tra le innumerevoli candidature. E allora, cosa si fa…? Nessuno si esprimerà formalmente ed ognuno andrà per una via diversa. A cosa saranno servite tutte le giuste e legittime richieste di intervento e cose da fare prioritariamente, se non a creare ulteriori dibattiti pre-elettorali per dare legittimazione ad ogni candidatura che avrà in tal modo il suo palcoscenico…?
Necessario, dunque, proporre ma dopo scegliere con coraggio e trasparenza. Cioè senza sotterfugi. Una volta che è stata tracciata la via, sentiti gli interlocutori, si deve decidere pubblicamente. Oltre alcune personalità che hanno annunciato la propria discesa in campo, proponendosi come sindaci, con liste civiche che arricchiranno il panorama di incertezza, disaffezione e confusione, occorrerà forse aspettare ancora, rischiando peraltro di rimanere delusi, per sapere che idea di città ognuno immagina e sogna. Certamente sarà una campagna elettorale dove verrà facilissimo individuare criticità e carenze amministrative, sociali e di viabilità. Vi è solo l’imbarazzo della scelta per potere affermare che cosa bisogna migliorare o ri-progettare. Si assisterà ad una competizione che metterà in risalto solo debolezze e fragilità di una città in affanno, passando, invece, in secondo piano tutte le cose che sono state fatte o avviate.
D’altronde le positività non affascinano e non creano consenso, meglio parlare e discutere di negatività per calamitare interesse, promettendo il proprio impegno per modificare la debolezza di una zona o di un servizio carente. Basta stare tra la gente per comprendere come non si è mai contenti di nulla e come i giudizi negativi siano sempre prevalenti su ogni scelta. Sul senso civico, o autocritica, invece, nessuna parola, tranne invocare maggiori controlli e sanzioni. Un luogo comune che assolve sempre tutti. Insomma, è sempre colpa dell’altro di turno. L’altro adesso è il centrodestra, prima lo è stato il centrosinistra. Ma questa è un’altra storia, che comunque accomuna tutti i principali attori politici. Il balletto delle candidature ha sempre sfiancato gli apparati e creato disarmonie, che si palesano poi nel voto determinando ulteriori conflitti, anche se non apparenti oppure appositamente manifesti.
Individuare passione, competenza, onestà e serietà è molto importante, forse più di ogni equilibrio politico, soprattutto nella scelta dei consiglieri comunali che sono la vetrina di una comunità. I partiti stiano attenti a questo, invece delle sole “bisacce di consenso” di cui molti sono portatori.