Un’operazione, chiamata “Castellinaria” si è svolta in tre fasi: nella prima sono stati sequestrati crediti fiscali per oltre 600mila euro. Ora, con la seconda e la terza, che hanno chiuso le indagini, l’ammontare complessivo è salito a cifre incredibili.
Isernia – La Guardia di Finanza ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza avente ad oggetto crediti fiscali inesistenti per un valore complessivo di euro 4.100.200. L’attività fa seguito ai sequestri già effettuati nel mese di marzo 2023 nei confronti della medesima società, avente sede legale in Isernia ma operante in via prevalente in Calabria, della quale fu altresì destinataria di misura cautelare custodiale l’allora legale rappresentante, oggi sottoposta alla misura interdittiva del divieto di esercitare imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese: in tale prima fase vennero individuati come inesistenti e sequestrati crediti fiscali per euro 629.685.
Le indagini successive, dirette dal sostituto delegato e coordinate dal procuratore della Repubblica di Isernia, hanno fatto emergere come in realtà tutti i crediti fiscali ottenuti dalla società tramite il sistema del cd. sconto in fattura a fronte di lavori edilizi soggetti ad incentivi statali nella forma di credito di imposta, erano afferenti ad interventi mai svolti o mai completati, per un ammontare complessivo pari ad euro 4.729.885.
Nel corso delle indagini sono state riscontrate 162 pratiche relative a lavori o forniture inesistenti, su altrettanti immobili risultati collocati in diverse province Italiane, comprese quella di Isernia e Campobasso, Napoli, Roma, Milano, con una significativa preponderanza delle province della Calabria: tra gli immobili destinatari dei lavori fittizi, originanti crediti fiscali inesistenti già oggetto di sequestro nel mese di marzo, si rammenta come vi fosse addirittura l’antico castello di Torrella del Sannio (CB), del quale uno dei comproprietari, peraltro già deceduto, risultava l’ignaro intestatario di fatture per un importo di euro 145.680 afferenti ad interventi in regime di ecobonus, mai effettuati.
In particolare, mentre nella maggior parte dei casi la totalità dei lavori fatturati e di conseguenza i crediti d’imposta maturati, sono risultati inesistenti, in altri casi c’è stata una parziale o minima fornitura e/o prestazione a fronte di una fatturazione per beni o servizi non forniti e per somme ben maggiori, a fronte di committenti del tutto ignari che non avevano mai ricevuto la relativa fattura o effettuato il relativo pagamento: ad esempio, sono stati riscontrati costi fatturati per 8.296 euro a fronte della fornitura di una caldaia del valore di 800/1000 euro, o per euro 4.636 a fronte della fornitura di un condizionatore del valore di 500/600 euro; infine, in taluni casi la società ha provveduto semplicemente a rifatturare forniture effettuate anni prima e da altra società, sempre riconducibile agli indagati, ottenendo così il relativo credito di imposta.
L’ultimo sequestro preventivo, nel dettaglio, è stato eseguito su crediti fiscali del valore di euro 1.446.076 ancora presenti nel cassetto fiscale della società, mentre per ulteriori euro 2.654.123 è stato esteso anche ai crediti ceduti a terzi soggetti (ove non ancora utilizzati da questi per compensazioni fiscali), anche ove siano stati acquistati in buona fede, come ammesso dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione formatasi sul punto negli ultimi anni: tale circostanza impone di ribadire come gli operatori economici, sia istituzionali (banche, società finanziarie, etc.) che non (persone giuridiche e privati cittadini) debbano procedere ad una attenta verifica della legittimità dei crediti fiscali acquistati presso terzi, spesso a fronte di corrispettivi particolarmente vantaggiosi, in quanto allo stato nulla permette di tutelare i loro interessi contro condotte fraudolente poste in essere a monte dai cessionari e quindi dalla illegittimità del credito acquisito, se non l’eventuale azione risarcitoria verso il medesimo cessionario.
Le indagini sono state svolte con professionalità dai militari della G. di F. del comando provinciale di Isernia diretto dal colonnello Franco Tuosto ai quali va il plauso del procuratore della Repubblica anche perché hanno già consentito una cospicua riduzione del danno che sarebbe stato arrecato allo Stato e dunque alla collettività.