L'uomo si è sempre professato innocente ma le prove raccolte dagli inquirenti sono schiaccianti. In primo grado Giuseppe Schiavone si è beccato 15 anni.
Castellamonte – In questi ultimi anni i social network sono diventati il terreno fertile per l’adescamento di minori e non solo da parte di singoli individui e organizzazioni criminali. Non di rado giovanissime frequentatrici dei social network raccontano di numerosi contatti ricevuti da persone con profili fake che avanzano proposte economiche allettanti in cambio di rapporti sessuali. Come è accaduto di recente su Facebook per ”Elenoir Antonacci”, account di comodo dietro al quale si celava Giuseppe Schiavone, 35 anni, originario di Castellamonte in provincia di Torino.
L’uomo, accusato di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione è stato condannato in primo grado a 15 anni di reclusione dal Tribunale di Ivrea. Le ragazze, alcuni delle quali minorenni, convinte di interagire con una donna, confidavano le loro storie di disagio familiare, di abusi di sostanze stupefacenti e difficoltà economiche. A questo punto iniziavano le prime proposte per scattarsi foto sexy in biancheria intima e cosi via dicendo per poi incontrare i primi clienti. A volte ad Elenoir si alternava Manuel, il suo immaginario fidanzato.
Schiavone riusciva cosi a gestire dal Pc di casa un giro di prostituzione sparso in tutta Italia, con tanto di istruzioni impartite in merito alle pratiche sessuali sconosciute dalla maggioranza delle giovani ”reclute” oltre a consigli su come destreggiarsi nel caso in cui le minorenni si fossero imbattute in un controllo delle forze dell’ordine. Una volta entrate nel giro era difficile uscirne. Il potere manipolatore del trentacinquenne era efficace e subdolo e faceva leva sulle debolezze delle povere vittime cadute nella sua rete.
Dopo aver fissato gli incontri le baby prostitute erano ormai alla totale alla mercé dei loro aguzzini che spesso, come le ragazzine hanno raccontato agli inquirenti, non risparmiavano loro maltrattamenti e violenze. Ogni prestazione veniva pagata 100 euro ma Schiavone se ne sarebbe trattenuti 90 per lasciare soltanto un “decino” alle povere ragazzine bisognose di sostentamento e, spesso, anche di solo cibo. L’uomo ha respinto ogni accusa dichiarandosi innocente.