Una volta adagiato il corpo sulla linea di mezzeria l’autoarticolato, diversi minuti dopo, avrebbe travolto la volontaria della Misericordia provocandone la morte. Solo supposizioni che vanno provate.
Castelfiorentino – E’ ripreso il 17 settembre scorso il processo a carico di Mirko Morelli, 50 anni, autista di mezzi pesanti, accusato di omicidio stradale per la morte di Sara Scimmi, la ragazza di 19 anni, deceduta sull’asfalto della ex statale 429 il 9 settembre del 2017. Il processo di primo grado dovrà chiarire la dinamica dell’incidente ma non le cause per le quali la vittima, a quell’ora e subito dopo l’uscita dalla discoteca, si trovasse nel bel mezzo della linea di mezzeria della pericolosa arteria stradale.
Il giudice Gaetano Magnelli, nell’ultima udienza del 20 luglio scorso, ha ascoltato le testimonianze dei carabinieri che hanno svolto le indagini e che hanno identificato il Tir di Morelli attraverso i filmati della telecamera del distributore “Aquila” di località Malacoda. L’area di servizio, infatti, si trova ubicata parallelamente all’arteria regionale 429 e una telecamera aveva registrato il passaggio del mezzo pesante che subito dopo avrebbe travolto la povera Sara.
Per quanto attiene l’evolversi degli eventi prima dell’incidente, pare che gli stessi carabinieri non avessero acquisito i video di altre telecamere stradali le cui registrazioni, dopo un certo tempo, vengono sovrascritte nei rispettivi hard-disk. Proprio per questo non si è potuto stabilire se la vittima si trovasse in quella zona per propria volontà o se qualcuno l’avesse trascinata in mezzo alla strada per poi investirla con una prima auto, oppure per farla travolgere dal primo veicolo che potesse sopraggiungere.
Versione questa sostenuta dalla famiglia della ragazza. Infatti nell’ottobre del 2019, nonostante l’archiviazione del fascicolo per omicidio volontario, lo stesso Gip fiorentino non escludeva che Sara Scimmi potesse essere stata colpita in precedenza da un altro veicolo, così da cadere a terra prima dell’investimento fatale operato dal camion guidato da Morelli.
Del resto anche le stesse riprese video prodotte in giudizio, e che hanno inquadrato il mezzo pesante durante il suo tragitto, non forniscono dettagli del sinistro mortale ma solo 11 secondi di frenata. Ovvero il tempo della durata di accensione delle luci rosse posteriori del Tir, per altro identificato grazie ad altre immagini di telecamere installate nel casello autostradale di Firenze-Scandicci, che si trova a 38 chilometri di distanza da Castelfiorentino, luogo dell’incidente.
Sull’asfalto i rilievi descrivono la presenza di grosse gomme che sterzano e invadono la corsia opposta per poi rientrare nel corretto senso di marcia. Nello stesso estratto del filmato si vedono passare alcuni ragazzi a margine della strada, probabilmente presenti nella stessa discoteca da dove era uscita Sara. Insomma Sara Scimmi non sarebbe stata sola in strada sia all’uscita della discoteca, sia durante e immediatamente dopo l’incidente, stando ai video repertati dai militari.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, coordinati dal Pm Alessandra Falcone, Sara Scimmi avrebbe subito il terribile impatto col mezzo pesante alle 3.20 del mattino, dopo aver trascorso la serata nella discoteca Kaleido. I carabinieri seguirono due piste: la prima per sinistro stradale e la seconda per presunto omicidio volontario. Mentre per la prima l’imputato è Mirko Morelli, per la seconda ipotesi gli inquirenti si erano arresi per mancanza di indizi spedendo il fascicolo verso l’archiviazione.
Come poi è successo. La famiglia della vittima, in primis la madre Clementina Gena, aveva evidenziato un paio di cose importanti: l’alto tasso alcolemico rilevato nel sangue di Sara e il fatto che la ragazza non fosse uscita da sola dalla sala da ballo. A notte fonda Sara, come mai aveva fatto, avrebbe deciso di tornare a casa a piedi e in uno stato psicologico cosi alterato che non le avrebbe consentito alcuna reazione in caso di aggressione.
Dunque i genitori della vittima, i parenti ed altri amici di Sara, avrebbero riferito ai carabinieri che la ragazza potrebbe essere stata aggredita e abbandonata sull’asfalto da tre balordi. E poi: che fine hanno fatto l’orologio e il suo anello d’oro? Una volta adagiato il corpo sulla linea di mezzeria l’autoarticolato, diversi minuti dopo, avrebbe travolto la volontaria della Misericordia provocandone la morte.
Ma questo è tutto da dimostrare. Nella scorsa udienza sono stati ascoltati altri testimoni tra i quali un paio di persone giunte sul luogo dell’incidente poco dopo, conoscenti di Sara Scimmi, e due agenti di polizia giudiziaria. Il processo riprenderà l’8 ottobre prossimo con il contradditorio tra il Ctu nominato dalla Procura e il perito di parte (Ctp). Rimangono ancora numerosi dubbi e perplessità su quella notte maledetta.
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