Caso Stellantis: Urso attende al Mimit l’azienda “Piano per evitare licenziamenti”

Il 17 tavolo sul futuro del colosso automotive: l’attesa dei lavoratori e la battaglia sindacale per scongiurare la chiusura delle fabbriche.

Roma –  “Sono convinto che al tavolo del 17 dicembre riusciremo a portare l’Italia al centro della
strategia” di Stellantis. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, fissando un punto fermo: “Dobbiamo realizzare un piano Stellantis, ho convocato il tavolo per il giorno 17″ per fare in modo che “l’azienda ci presenti un piano assertivo, chiaro, sostenibile, per rilanciare la produzione e gli investimenti nel nostro Paese, garantire tutti gli stabilimenti ed evitare ogni forma di licenziamento”, ha aggiunto il ministro.

“Nel contempo abbiamo presentato in Europa un documento strategico che oggi è sottoscritto che da sette Paesi a cui hanno aderito altri otto Paesi, in tutto siamo 15 nazioni europee, per chiedere che la Commissione europea riveda da subito quella follia del Green Deal che sta portando le aziende automobilistiche europee a chiudere gli stabilimenti”, ha sottolineato Urso. “In Europa hanno annunciato la chiusura di stabilimenti diverse aziende con il licenziamento di decine di migliaia di operai perché l’auto, l’industria europea è al
collasso perché hanno posto anche un tetto alla produzione. Perché stanno chiudendo gli stabilimenti? Perché mandano in cassa integrazione gli operai? Perché non devono produrre, perché non devono vendere auto endotermiche. Perché se le aziende auto superassero un’asticella che è stata stabilita dalla Commissione tra auto endotermiche e auto elettriche, pagherebbero dal primo gennaio del prossimo anno oltre 15 miliardi di euro di penalità”.

Adolfo Urso

Per evitare queste penalità, fa notare Urso, “chiudono gli stabilimenti. Una follia. Dobbiamo rivedere queste
regole
per riportare l’industria al centro della politica europea”. “La strategia è confermata, il nostro piano del Forward 2030 è confermato, per andare verso l’elettrificazione”, dice il capo delle risorse umane di Stellantis, Giuseppe Manca, sulle dimissioni dell’Ad Carlos Tavares, nel faccia a faccia con il segretario di Azione, Carlo Calenda, che chiede che John Elkann “venga in Parlamento a riferire”.

Manca sottolinea che “c’è un cambiamento di tattica: presidente, azionisti, board e amministratore delegato hanno rilevato delle divergenze su come procedere nell’attuazione di questo piano, per cui si è arrivati a una risoluzione consensuale”. “La linea è stata tracciata, abbiamo dimostrato in passato di essere flessibili così tanto da cambiare anche il nostro modo di agire. Le auto ibride, come la 500 ibrida che verrà presto prodotta a Torino oppure la Jeep Compass ibrida che verrà prodotta a Melfi, sono modelli che non erano previsti nel piano originario”, ha aggiunto.

I lavoratori di Stellantis in piazza

Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri sul caso Stellantis e i licenziamenti dell’indotto di Trasnova chiede “l’intervento del ministro per bloccare 250 licenziamenti che potrebbero arrivare a brevissimo a 500, un intervento del governo perché si possa ricostituire il Fondo dell’automotive che è stato cancellato dalla manovra, un intervento per dare finanziamenti alle aziende che siano condizionati. Dobbiamo dare i soldi alle aziende che producono in questo paese e che non fanno cassa integrazione e non delocalizzano e poi serve un intervento perché da qui a qualche mese 25mila lavoratori rischiano di perdere la cassa integrazione. I lavoratori non vogliono ammortizzatori sociali, vogliono il lavoro e poi servono chiare scelte di politica industriale ed energetiche nel nostro Paese”.

“La prima cosa che il governo dovrebbe fare è aprire immediatamente un tavolo a Palazzo Chigi per fermare i licenziamenti nel settore dell’automotive”, ha detto Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, ad Agorà. “Tutte le aziende coinvolte, da Stellantis a quelle dell’indotto, devono interrompere qualunque licenziamento, sedersi a un tavolo e discutere. Poi capiremo come sostenerle. Ma l’idea che la gente venga nel frattempo mandata a casa è intollerabile. Il tavolo va aperto a Palazzo Chigi e non al Mimit di Urso, che ha dimostrato la stessa incapacità di Tavares ma, al contrario dell’ad di Stellantis, il ministro è ancora al suo
posto. Intanto, esprimo il massimo della solidarietà ai lavoratori. Siamo loro vicini perché vivono una situazione intollerabile senza alcun supporto dal governo“, ha concluso.

La protesta dei lavoratori Trasnova

I lavoratori sono preoccupati per il loro futuro. Dopo giorni di protesta negli ultimi giorni è arrivata la prima tegola sui dipendenti dell’indotto. La Trasnova ha comunicato infatti il licenziamento collettivo di 97 lavoratori impiegati negli stabilimenti Stellantis di Pomigliano d’Arco, Mirafiori, Piedimonte San Germano e Melfi, ritenuti esuberi per le esigenze produttive dell’azienda a causa della “volontà di Stellantis di cessare tutti i contratti in essere” dal 31 dicembre. La comunicazione è stata inviata ai sindacati di categoria. Dei 97 esuberi, 54 sono impegnati nel solo stabilimento di Pomigliano d’Arco, dove da giorni i lavoratori Trasnova stanno bloccando gli ingressi merci della fabbrica, provocando, di fatto, il fermo delle produzioni. 

I sindacati sono sul piede di guerra. Mauro Cristiani, segretario generale Fiom Napoli, e Mario Di Costanzo, responsabile settore automotive Fiom Napoli sottolineano: “questo epilogo di una vertenza così dura, per le lavoratrici e d i lavoratori della Trasnova e per la Fiom è inaccettabile. A ciò si aggiunge la finta disponibilità di Stellantis ad essere parte attiva nell’individuare una soluzione non traumatica della vertenza, perché dichiarare di essere disponibile a riaprire la discussione con Trasnova ma, al contempo, ribadire la fine del contratto di Stellantis, è un ossimoro”.

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