Il figlio del presidente del Senato respinge le accuse, sostenendo che il video sia stato girato e inviato all’amico con il consenso della ragazza.
Milano – L’inchiesta sul caso di Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, si arricchisce di nuovi dettagli dopo la richiesta di archiviazione per l’accusa di violenza sessuale avanzata ieri dalla Procura di Milano. I pm, guidati da Marcello Viola con l’aggiunta Letizia Mannella e Rosaria Stagnaro, hanno escluso il reato di stupro per la notte tra il 18 e il 19 maggio 2023, rilevando che la ragazza, allora 22enne, “ha partecipato attivamente all’atto” – come emerso dai video – e che La Russa Jr. non poteva sapere di un eventuale dissenso. Tuttavia, resta in piedi l’accusa di revenge porn, che il giovane respinge, sostenendo di aver avuto il consenso della ragazza per girare e inviare il filmato.
Durante l’interrogatorio del 20 dicembre 2023, Leonardo Apache La Russa, assistito dagli avvocati Adriano Bazzoni e Vinicio Nardo, ha fornito la sua versione dei fatti. Ha dichiarato di aver filmato la giovane – un’ex compagna di liceo incontrata all’Apophis Club – con il suo consenso esplicito. Il video, inviato via WhatsApp all’amico Tommaso Gilardoni intorno alle 4 del mattino, sarebbe servito, secondo La Russa, a “giustificare” la sua uscita anticipata dalla discoteca per raggiungere casa. “Muoviti,” avrebbe scritto nel messaggio allegato, invitando Gilardoni a unirsi a lui.
La Russa ha ribadito che la ragazza era lucida e consapevole, una tesi supportata dalla Procura dopo l’analisi dei filmati, che mostrano una partecipazione attiva della giovane, nonostante il mix di alcol, cocaina e tranquillanti da lei assunto quella notte. Una maxi consulenza medico-legale, affidata a Cristina Cattaneo, ha escluso che tali sostanze abbiano compromesso la sua capacità di autodeterminazione, scagionando La Russa e Gilardoni dall’accusa di violenza sessuale.
Tommaso Gilardoni, dj e amico di La Russa, interrogato il 12 dicembre 2023, ha confermato di aver ricevuto il video, aggiungendo di averne girati altri due quella notte. Uno di questi, inviato a un terzo amico nell’agosto 2023, ha fatto scattare anche per lui l’accusa di revenge porn. Gilardoni, difeso da Luigi Stortoni e Alessio Lanzi, ha sostenuto che i rapporti con la ragazza fossero consenzienti, ma non ha chiarito se avesse il suo permesso per diffondere il filmato. La Procura ha chiuso le indagini su entrambi per questo reato, aprendo la strada a una possibile richiesta di rinvio a giudizio.
Gli avvocati di La Russa stanno valutando le prossime mosse. Dopo la richiesta di archiviazione per lo stupro, puntano a smontare anche l’accusa di revenge porn con una memoria difensiva che ribadisca il consenso della ragazza alla diffusione del video. Non è escluso, però, che chiedano un nuovo interrogatorio per rafforzare la tesi davanti alla gip Rossana Mongiardo, chiamata a decidere sull’archiviazione. “Siamo soddisfatti per l’esito sull’accusa più grave,” hanno dichiarato Bazzoni e Nardo. “Sul revenge porn ci confronteremo con l’autorità giudiziaria, certi della correttezza del nostro assistito.”
Di contro, Stefano Benvenuto, legale della ragazza, prepara l’opposizione all’archiviazione, insistendo sullo stato confusionale della giovane e sulla presunta mancanza di consenso. “Ci sono testimoni che confermano il suo stato di alterazione,” ha anticipato, pronto a contestare le conclusioni dei pm.
La vicenda, nata dalla denuncia della 22enne nel luglio 2023, continua a dividere. La Procura ha riconosciuto “superficialità e volgarità” nel comportamento di La Russa e Gilardoni, ma ha escluso il dolo per la violenza sessuale. Resta da chiarire il nodo del revenge porn: se la versione di La Russa sul consenso fosse confermata, cadrebbe anche l’ultima accusa. La parola passa ora alla gip Mongiardo, che entro poche settimane deciderà se archiviare il caso o disporre ulteriori indagini.