Lo psicoterapeuta descritto come un mostro per 5 anni è stato assolto definitivamente in Cassazione: “La mia vita e la mia professione travolte da una bolla di sapone”.
BIBBIANO (Reggio Emilia) – L’inchiesta “Angeli e Demoni” del 2019, che aveva travolto istituzioni locali, professionisti e assistenti sociali, si sarebbe trasformata in una bolla di sapone. Non per tutti gli altri 17 rinviati a giudizio nel processo sullo scandalo degli affidi in Val D’Enza, certamente si per Claudio Foti, 73 anni, psicoterapeuta, imputato numero uno nell’inchiesta della Procura reggiana. Foti è innocente, cosi ha deciso la quinta sezione penale della Corte Suprema di Cassazione che ha scritto la parola fine alla vicenda giudiziaria che aveva travolto lo psicologo nell’estate di cinque anni fa.
Già la Corte d’Appello di Bologna aveva ribaltato la sentenza di condanna di primo grado a 4 anni di reclusione per abuso d’ufficio e lesioni. A suo tempo la Procura generale era ricorsa contro l’assoluzione ma quel ricorso è stato giudicato inammissibile dagli Ermellini “con conseguente irrevocabilità della sentenza di assoluzione di quest’ultimo dai reati di abuso d’ufficio, per non aver commesso il fatto, e di lesioni gravi perché il fatto non sussiste”.
Letto, confermato e sottoscritto. Insomma un nulla di fatto dopo un rumore mediatico assordante che aveva fatto del professionista un “mostro” sbattuto in prima pagina un giorno si e un giorno pure. Su Foti se ne sono dette di cotte e di crude, dalla bufala dell’elettroshock sui bambini, scambiando per una tortura l’Emdr, ovvero l’approccio terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress traumatico, alla baggianata che Foti si travestiva da lupo per terrorizzare i piccoli pazienti. A Bibbiano però lo psicologo aveva seguito solo adolescenti e non si era mai mascherato da lupo. Si disse anche che Foti esercitasse la professione di psicoterapeuta senza averne il titolo, quando invece la legge n.56/89 riconosce, ai laureati prima del 1971 (anno dell’istituzione della laurea in psicologia), che avevano seguito corsi di qualificazione e formazione in psicologia e psicopatologia, la possibilità di iscriversi all’Albo degli Psicologi.
E che dire della divulgazione di intercettazioni telefoniche che nulla avevano a che fare con l’inchiesta bensì con la vita privata del professionista? Per carità Foti avrà anche ragione a scagliarsi contro i giornalisti perché messo in croce ingiustamente, stante le due sentenze, ma i cronisti non sarebbero i soli a dover recitare il mea culpa:
” Quando ho saputo dell’assoluzione ho telefonato a Foti – ha detto il suo difensore, avvocato Luca Bauccio – per chiedergli che significato avesse per lui questa assoluzione, attesa per 5 anni, dopo un delirante processo mediatico che aveva già emesso la sentenza di condanna, mortificandolo. Mi ha risposto con queste parole:
‘Il sistema giudiziario che in Italia ha una grande valenza dal punto di vista della garanzia dei diritti, perché prevede tre gradi di giudizio e ha quindi un sistema di autoregolazione, oggi mi ha assolto. Che cosa sento? E’ come se mi avessero detto: sorry, ci scusi. Ma è successo qualcosa in questi lunghi cinque anni, alla mia vita. Sono stato rovinato sul piano umano e professionale, l’associazione Hansel e Gretel per la quale ho lavorato per 30 anni è stata distrutta, una gogna mediatica feroce mi ha segnato e oggi cosa dovrei rispondere, no problem?’ Con la definitiva assoluzione di Claudio Foti è stata smascherata una mostruosa macchina del fango costruita per finalità che non hanno nulla a che fare con i minori e con la giustizia. E’ stato accusato sulla base di una consulenza tecnica completamente destituita di fondamento scientifico e giudicata inaffidabile…Ora bisognerà ricostruire una vita e una professione travolte da un’accusa profondamente ingiusta e immotivata”.
Fermo rimanendo che la verità giudiziaria si saprà al termine dei processi che vedono alla sbarra gli altri imputati, non si può che rimanere sbalorditi dalla differenza che passa fra il castello accusatorio messo su dai magistrati inquirenti e la decisione dei magistrati giudicanti. Il caso Bibbiano rimane comunque in piedi per accertare se è vero o meno che decine di relazioni dei servizi sociali sarebbero state falsificate per sottrarre un numero imprecisato di bambini alle loro famiglie per darli in affido ad amici e conoscenti. Si vedrà ma passeranno anni con il rito ordinario.