“Case care e pensioni troppo basse”: la denuncia di ANIA allo Stato

L’Associazione degli inquilini chiede misure urgenti contro l’emergenza abitativa e un piano di edilizia pubblica.

Roma – In una lettera aperta, il segretario nazionale Andrea Monteleone accusa la politica di aver abbandonato i cittadini più fragili. “Un Paese che non garantisce il diritto all’abitare non è più uno Stato sociale”, afferma. Tra le proposte: fondo di sostegno, censimento degli immobili pubblici e incentivi per affitti calmierati.

“Da anni assistiamo, impotenti, alla trasformazione del diritto alla casa – sancito implicitamente dalla Costituzione come parte del diritto al lavoro e alla dignità della persona – in un privilegio riservato a pochi.

Gli interessi economici dei grandi gruppi immobiliari hanno finito per prevalere sui bisogni essenziali della popolazione, mentre la politica, a tutti i livelli, si è mostrata inerte e distante.

Come O.S. dell’inquilinato ANIA, denunciamo da tempo questa deriva e chiediamo che lo Stato torni a garantire ciò che dovrebbe essere un diritto fondamentale della persona, avere un tetto dignitoso, a un canone sostenibile.

Purtroppo, la cronaca continua a restituirci tragedie che colpiscono persone oneste e fragili.

A Milano un uomo di 71 anni si è tolto la vita nel momento in cui gli veniva notificato lo sfratto: viveva solo, con una pensione troppo bassa per affrontare i costi del mercato. A Treviso un 53enne si è impiccato in un garage dopo aver perso la casa in affitto. A Lucca un 42enne, dopo la notifica di sfratto, si è dato fuoco.

Storie di solitudine, disperazione e invisibilità sociale, non di abusivi, non di occupatori seriali, ma di cittadini che avevano sempre rispettato le regole fino a quando il sistema non li ha schiacciati.

Il Segretario Nazionale ANIA, Dr. Andrea Monteleone, lo ribadisce da anni, “Non basta una legge come l’ex equo canone per risolvere il problema degli affitti. Serve una visione, serve un nuovo Piano Casa che riporti lo Stato accanto ai cittadini.”

L’ANIA ritiene che sia arrivato il momento di interrompere la spirale dei canoni fuori controllo e di mettere in campo soluzioni strutturali. Non si tratta di comprimere la libertà del mercato, ma di riequilibrare il rapporto tra redditi reali e costi dell’abitare.

Per questo come ANIA proponiamo un nuovo Piano Casa Nazionale, ispirato al modello Fanfani-GESCAL, che in soli cinque anni (1959–1963) riuscì a garantire un alloggio a milioni di italiani. Un fondo strutturale di sostegno alla locazione per famiglie a basso reddito, con criteri più realistici e aggiornati ai livelli di povertà odierni. Un censimento degli immobili pubblici inutilizzati da destinare, tramite bandi pubblici, a finalità abitative e sociali.

Un piano di edilizia popolare regionale, coordinato dalle Regioni ma finanziato in parte con fondi europei e statali, per rispondere all’emergenza abitativa crescente. Un controllo graduale degli aumenti dei canoni nelle aree metropolitane, attraverso incentivi fiscali ai proprietari che affittano a canoni calmierati. In Sicilia, dove l’emergenza casa si intreccia con la precarietà lavorativa, la disoccupazione e le pensioni minime, il problema è ancora più drammatico.

A Palermo, Catania, Messina e nelle principali città dell’isola, i canoni medi di locazione sono cresciuti di oltre il 30% negli ultimi cinque anni, a fronte di redditi stagnanti o in diminuzione. Oltre 70.000 famiglie siciliane risultano in condizioni di disagio abitativo, e più di 20.000 sono esposte a rischio sfratto.

È tempo che il Governo Regionale Siciliano e il Governo Nazionale si assumano le proprie responsabilità. Non bastano bonus temporanei o misure tampone, serve una strategia coordinata, capace di restituire ai cittadini la speranza e la dignità di un’abitazione stabile. Rimanere senza casa a 71 anni, senza sostegno psicologico né alternative, significa essere abbandonati dallo Stato.

Con le riforme pensionistiche (Dini 1995 e Fornero 2011) che erogano pensioni sempre più esigue e insufficienti, l’incremento di questi tragici eventi è un rischio certo ed esponenziale. Non è eticamente accettabile, dichiara il Segr. Nazionale di ANIA Dr. Andrea Monteleone, che, pur spendendo milioni per l’assistenza sociale e accogliendo milioni di persone, lo Stato non sia in grado di offrire una rete di sicurezza, un alloggio dignitoso, a chi, come l’anziano di Milano, si trova solo e disperato.

Uno Stato che non garantisce il diritto all’abitare, non è più uno Stato sociale, ma un apparato che ha smarrito la propria missione, dedito ad inseguire progetti immaginifici propinati dalle multinazionali che girano, come famelici avvoltoi, attorno alla nostra Nazione.

Come ANIA, ribadiamo che al pari del diritto al lavoro, deve essere riconosciuto e tutelato il diritto alla casa. Chiediamo quindi che si apra un tavolo tecnico permanente tra Governo, Regioni e parti sociali per scrivere un nuovo Piano Casa che restituisca equità, umanità e futuro al nostro Paese.