Materia prima alle stelle in borsa. A pesare sono i cambiamenti climatici e le conseguenze della siccità in Brasile sulla raccolta della prossima stagione.
L’amata tazzina di caffè, abitudine consolidata per milioni di italiani – e non solo! – potrebbe diventare presto un lusso da concedersi non più almeno una volta al giorno, ma solo una volta ogni tanto. Il rischio di un aumento esponenziale dei prezzi al consumo è sempre più concreto dopo che le quotazioni del caffè sono schizzate alle stelle sui mercati internazionali, in primis sulla piazza di New York, dove il valore della materia prima registra un forte rialzo.
A pesare sono i cambiamenti climatici e, più nello specifico, i timori legati alle conseguenze della siccità in Brasile sulla raccolta della prossima stagione. La varietà Arabica ha registrato un rialzo del 70% da inizio anno a 3,19 dollari per libbra, mentre la miscela Robusta è ai massimi dagli anni Settanta, a quota 5.306 dollari per tonnellata.
Un allarme che va ad aggiungersi a quello relativo alle quotazioni del cacao grezzo, anch’esse in forte rialzo. La produzione nei principali paesi esportatori, come il Ghana, ha subito un brusco calo dovuto a malattie delle piante e infestazioni parassitarie, riducendo l’offerta e facendo schizzare i prezzi alle stelle. Il prezzo del cacao ha raggiunto cifre record, con il contratto “future dicembre 24” chiuso a 8.897 dollari per tonnellata il 22 novembre, segnando un aumento del 110% rispetto all’anno scorso e del 265% rispetto a tre anni fa. Ad aprile, il costo aveva toccato i 10.000 dollari per tonnellata, ben oltre la media storica di 3.000 dollari.
Una crisi che si riflette direttamente sui prezzi al dettaglio dei dolci natalizi. Secondo uno studio del Codacons, pandori e panettoni al cioccolato hanno registrato rincari medi del 12,5%. I torroni sono i più colpiti, con aumenti fino al 30% rispetto al 2022 e picchi del 53% in alcune catene di supermercati.