Carceri: Garanti, perplessità per trasferimento minori alla Dozza

Sull’ipotesi di concentrare 60-70 ragazzi provenienti da vari istituti in una sezione detentiva della Casa Circondariale di Bologna.

Bologna – “Si è appreso da fonti sindacali di un’inedita soluzione organizzativa dipartimentale per fronteggiare a livello nazionale l’attuale sovraffollamento negli istituti penali per i minorenni che consisterebbe nel concentrare 60-70 ragazzi giovani adulti provenienti da vari istituti – all’interno di una sezione detentiva della Casa Circondariale di Bologna, comunque tenuti separati dalla popolazione detenuta adulta, con personale applicato della giustizia minorile”. Lo si legge in una nota congiunta del Garante per i diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna e Garante delle persone private della libertà personale della Regione Emilia-Romagna.

“Tale contesto – prosegue la nota – verrebbe considerato, a tutti gli effetti, parte del circuito detentivo minorile, come se fosse un’appendice dell‘Istituto Penale per i Minorenni di Bologna. Tale opzione organizzativa sarebbe a tempo, alcuni mesi, sino alla concreta disponibilità di ulteriori posti, anche attraverso l’apertura di nuovi istituti dedicati ai minori, all’interno del circuito detentivo minorile. Vi saranno collocati giovani adulti che potranno verosimilmente essere selezionati fra coloro che allo stato non presentano significative forme di adesione ai progetti di intervento educativo in atto nelle carceri minorili di attuale assegnazione”.

Questa soluzione organizzativa, “se confermata, suscita enormi perplessità e grave preoccupazione nella misura in cui si prefigura un’alta concentrazione di vicende personali e detentive più problematiche di altre, anche incardinata nella prospettiva concreta di una precaria e incongrua offerta di interventi educativi, e anche non escludendo che possano comunque prendere corpo forme di pericolosa e negativa influenza da parte della popolazione detenuta adulta in danno dei ragazzi, benché tenuti separati”.

“I presupposti di amplificate difficoltà sembrano già essere concreti – si legge ancora nella nota -. Se tale soluzione organizzativa sarà davvero messa a terra, la pezza sembra già essere peggio del buco. Con apposita formale nota congiunta, indirizzata ai vertici del Dipartimento della giustizia minorile e di comunità, si è chiesto un riscontro rispetto alla effettiva sussistenza di tale soluzione organizzativa, anche chiedendo, in caso affermativo, un confronto per avere il dettaglio di tale opzione”.

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