Diversi reclusi hanno cercato di impiccarsi, uno ha distrutto gli arredi e ha aggredito gli agenti. Altri si rifiutano di rientrare in cella.
Cagliari – “Il carcere di Uta è una polveriera”. Lo denunciano i sindacati della polizia penitenziaria, in particolare Sappe, Uil Pa Pp, e Uspp. “Diversi detenuti hanno cercato di impiccarsi, un altro ha distrutto gli
arredi della sua camera, quelli dell’infermeria, ha aggredito gli agenti con un bastone; altri si sono rifiutati di rientrare in cella; 4 detenuti sono stati trasportati d’urgenza in ospedali esterni”, riferiscono i segretari delle tre sigle, Luca Fais, Michele Cireddu e Alessandro Cara. “A questi eventi fanno da contorno le aggressioni e le minacce di morte a danno degli operatori”, episodi in aumento. Sono 4 i detenuti ricoverati in luogo esterno di cura, – dicono – uno dei quali continua a distruggere intere camere ospedaliere mettendo a rischio la sicurezza, non solo degli operatori, ma degli altri pazienti e del personale medico”.
Si tratta di un “detenuto che ha già aggredito un numero elevato di agenti e addirittura il vicedirettore e, nonostante le reiterate richieste di allontanamento dal carcere di Uta, l’Amministrazione non ha mai riscontrato le nostre richieste lasciando in balia degli eventi gli operatori. Il suo atteggiamento – spiegano – ha creato l’emulazione degli altri detenuti“, proseguono i sindacalisti. “Quando dà in escandescenza, ingerisce pezzi di vetro e distrugge ogni arredo che trova nelle proprie vicinanze, coincidono sistematicamente i tentativi di suicidio, le aggressioni le resistenze e i rifiuti di rientrare nelle rispettive celle degli altri detenuti. Ci riferiscono che un sovrintendente per non abbandonare il personale allo stremo sia addirittura in servizio dalle 6 del mattino odierne e pare che sino alle 6 di domani non potrà smontare, lavorando ininterrottamente per 24 ore di fila”.
Il Dipartimento, nel mentre, “continua a inviare detenuti facinorosi e nonostante il carcere possa contenere 530 detenuti sono già più di 750 quelli effettivamente presenti”, aggiungono Fais, Cireddu e Cara. “Nonostante questo dato allarmante continuano a inviare detenuti addirittura per scontare il 14 Bis dell’Ordinamento penitenziario, malgrado ci siano altri detenuti sottoposti a tale regime che stanno letteralmente mettendo a ferro e fuoco il carcere. Siamo estremamente preoccupati perché il personale è
allo stremo e sente una sensazione di abbandono giustificata dal fatto che nonostante il rischio concreto che possa succedere qualcosa di eclatante, non si intravedono iniziative concrete da parte dei vertici dell’Istituto tanto meno dal Provveditore regionale”.
“Si intervenga immediatamente, allontanando i detenuti che in questi giorni stanno coinvolgendo altri nel mettere in atto aggressioni, resistenze, minacce e ogni tipo di atteggiamento che mette a rischio la sicurezza dell’Istituto”, chiedono i sindacalisti, “e si integrino immediatamente i servizi all’interno delle sezioni e dal Pra si attivino piani di emergenza per fronteggiare i disordini”. “Da giorni il carcere parrebbe essere entrato in un vortice pericoloso”, conferma Giovanni Villa, segretario regionale della Fns Cisl, “che riflette una situazione di sicurezza precaria a causa di continue prese di posizione e atti delinquenziali messi in atto da parte di detenuti problematici che deciderebbero, a quanto ci è dato sapere, perfino da chi essere accompagnati presso il nosocomio cittadino. Praticamente la scorta deve essere composta a simpatia del detenuto altrimenti scattano aggressioni fisiche verso il poliziotto indesiderato, medici, infermieri e/o chiunque il quel momento si trova sul posto sia che sia all’interno del carcere o all’esterno per visita ospedaliera”.
“Insomma, si è innescata una bomba a orologeria che rischia di implodere da un momento all’altro”, aggiunge Villa. “Bisogna assolutamente intervenire prima che ciò accada e in primis è quantomai improcrastinabile ristabilire l’ordine e la sicurezza intervenendo immediatamente al trasferimento dei detenuti responsabili. Non si attenda oltre e si intervenga prima che ci scappi il morto”.