Caos carceri: Nordio invia personale al Beccaria e va a fondo su fatti Ariano Irpino

Torture a Milano, droga e cellulari nell’avellinese. I suicidi tra i detenuti continuano, e a Sollicciano boom di aggressioni ai sanitari.

Roma – La situazione nelle carceri è fuori controllo. Dal carcere minorile milanese del Beccaria, dove 13 agenti sono finiti nel mirino per le torture ai giovani detenuti, all’istituto penitenziario di Ariano Irpino, in provincia di Avellino, dove un agente della penitenziaria è stato fermato in possesso di quasi 4,4 chili di sostanze stupefacenti di vario tipo e dove giravano cellulari tra i detenuti. Il ministro della Giustizia è alle prese con un sistema al collasso che fa acqua da tutte le parti.

Intanto, per la questione del Beccaria, su richiesta del ministro Nordio, arriveranno presto all’Istituto penale
minorile milanese nuovi rinforzi di personale: ai 13 agenti di Polizia Penitenziaria, che hanno già assunto servizio il 22 aprile, dopo l’arresto di altrettanti colleghi coinvolti a vario titolo nell’inchiesta della Procura di Milano, si aggiungeranno in breve tempo altre 22 unità, distinte in vari ruoli: sarà infatti indetto ad ore dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria uno specifico interpello. Ulteriore personale potrà essere destinato all’Ipm, dopo la conclusione, a metà luglio, del 183esimo corso per agenti di polizia penitenziaria. A partire dal 6 maggio, inoltre, il comando dell’istituto sarà assunto da un funzionario del corpo.

Sul versante dell’inchiesta droga e cellulari in carcere ad Ariano Irpino, il Guardasigilli ha chiesto al dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria una relazione urgente su quanto avvenuto nell’istituto dell’avellinese, dove un agente della Penitenziaria è finito nel mirino per il possesso di ingenti quantitativi di droga. “Mentre l’inchiesta penale fa il suo iter – si legge in una nota di via Arenula – anche il ministero ha avviato accertamenti amministrativi su una vicenda gravissima – ferma restando la presunzione di innocenza – e che è stata portata alla luce anche grazie al lavoro degli agenti della polizia penitenziaria”.

La situazione dietro le sbarre è sempre più fuori controllo: si continua a morire di suicidio, e a Sollicciano si registra un boom di aggressioni.  Non solo detenuti e agenti penitenziari, anche gli infermieri che lavorano nel carcere fiorentino vivono condizioni inaccettabili e “nel 2023 ci sono state 38 segnalazioni di aggressioni a infermieri e Oss. Numeri importanti, ai quali vanno aggiunte decine di offese verbali e minacce che i colleghi non hanno voluto mettere nero su bianco. E dall’inizio dell’anno sono già i casi che ci sono stati riferiti”. Così Salvatore Sequino, coordinatore Toscana Centro del Nursind, sindacato delle professioni infermieristiche.

Altro problema, secondo Sequino, riguarda la quantità esagerata di accessi impropri nell’infermeria del carcere di reclusi non accompagnati dagli agenti. “Parliamo – spiega in una nota – di un numero che oscilla tra i 50 e i 70 al giorno. Questo comporta oltre all’interruzione delle attività in corso con relativo rischio di errore, a un aumento esagerato dei carichi di lavoro. Senza dimenticare il rischio di aggressioni, spesso verbali e a volte anche fisiche”. Nei giorni scorsi, ricorda il sindacato, si sono recati in visita al carcere di Sollicciano i parlamentari Pd Federico Gianassi e Debora Serracchiani. “A loro vorrei ricordare – conclude Sequino – che anche il personale sanitario è vittima della difficilissima situazione che si vive all’interno degli
istituti di pena.

Sul versante suicidi gli avvocati bolognesi hanno deciso di fare un incontro con i detenuti. “Di fronte a questa allarmante emergenza dei suicidi in carcere”, il Direttivo della Camera Penale ‘Franco Bricola’ di Bologna, assieme al proprio Osservatorio ‘Diritti umani, carcere ed altri luoghi di privazione della Libertà’ ha colto la
sollecitazione dell’Unione delle Camere Penali Italiane di adottare iniziative di sensibilizzazione al tema, organizzando per il 22 maggio una riunione all’interno del carcere per confrontarsi direttamente con i reclusi. “Sarà un momento di confronto, ma anche l’occasione – spiegano – di esprimere solidarietà e vicinanza in tempi così bui, di trasmettere un messaggio di speranza da parte di chi non si è mai dimenticato di loro”.

“Sono ormai 33 i detenuti che da inizio anno si sono tolti la vita nelle carceri italiane. Non c’è più tempo! Quello che lanciamo è un grido di allarme e di sgomento, di fronte a un numero inquietante di decessi che tende a crescere inesorabilmente e che rivela un sistema carcerario allo sbando, a causa dell’ormai cronico sovraffollamento e spesso delle condizioni inumane e degradanti in cui i detenuti si trovano a scontare la pena”, denunciano i penalisti bolognesi.

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