C.sinistra: Calenda apre, fronte su diritti sociali. Costa-Marattin rilanciano Terzo polo

Dopo i risultati alle europee le ‘prove di unità’ del campo progressista si intensificano. Dal leader di Azione a Renzi i movimenti politici.

Roma – Nessun tentativo di “scimmiottare il Fronte popolare francese”, nessuna “alleanza contro i fascisti, perché così i fascisti li aiuti”, ma l’apertura – quella sì – a “lavorare insieme” anche a M5S e Avs, nonostante le differenze, su “una sorta di agenda repubblicana” che metta al centro “il punto su cui siamo tutti d’accordo: i diritti sociali”. Carlo Calenda, dopo lo stop arrivato alle europee, ancora convalescente dopo un piccolo intervento chirurgico, prova a rilanciare il lavoro comune delle opposizioni in Parlamento e invita il Pd a coordinare il tavolo, “parlando dei problemi degli italiani, dimostrando che sappiamo offrire delle soluzioni che chi governa invece non sa dare”.

Le parole del leader di Azione arrivano all’indomani dell’ennesima piazza che ha visto insieme – questa volta a Bologna per la festa nazionale dell’Anpi – Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni e Riccardo Magi. I contatti tra i leader in questi ultimi giorni si sono intensificati per coordinare la battaglia referendaria contro il ddl sull’autonomia differenziata, mentre gli sherpa lavorano sempre sottotraccia in vista delle Regionali in Umbria ed Emilia Romagna. L’idea è quello di replicare il ‘modello Perugia’, vincente grazie a un accordo ‘tutti dentro’, da Avs ad Azione. Le ‘prove di unità’ del campo progressista, insomma, si intensificano.

Le mosse nel centrosinistra dopo le europee

Non tutti, però, sono d’accordo. I deputati Enrico Costa (Azione) e Luigi Marattin (Iv) non si arrendono all’idea della fine del Terzo polo. “Noi non ci rassegniamo a lasciare un pezzo di paese senza rappresentanza politica. Vogliamo contribuire a costruire, assieme a tutti coloro che hanno voglia di impegnarsi, un unico grande partito liberal-democratico e riformatore, che non si arrenda a fare da vassallo ai populismi di questo bipolarismo”, scrivono in una lettera-appello che accompagna la petizione lanciata su change.org (che nella prima giornata raccoglie circa 1.500 sottoscrizioni).

‘Firma l’appello per un nuovo, unitario Terzo polo’, il titolo. I due mettono nero su bianco le caratteristiche che dovrebbe avere la nuova formazione politica: “Leadership contendibile, classe dirigente qualificata, nessuna ambiguità sui contenuti, organizzazione territoriale efficiente e capillare sono gli elementi, ciascuno imprescindibile, di un progetto politico che voglia davvero definirsi tale”. Non solo. “Questo percorso non può iniziare partendo dai nomi, dai diritti di prelazione, da improbabili primarie e da fantomatici ‘federatori'”, sottolineano Costa e Marattin, che insistono sulla necessità di “mettere al bando i personalismi fini a se stessi, e ricominciare dalla necessità di una prospettiva politica”. Dai rispettivi compagni di partito, però, non arriva nessuna reazione in chiaro. I movimenti interni alle due formazioni, però, non mancano.

Matteo Renzi e Carlo Calenda

Matteo Renzi rivendica con i suoi di aver lanciato la proposta ‘il terzo polo con un terzo nome’ il giorno dopo la sconfitta alle europee e si dice disponibile a fare un passo indietro o a dire sì alle primarie proposte nei giorni scorsi dalla Fondazione Einaudi. Dentro Iv, però, oltre a chi crede ancora nella necessità di ‘federare i riformisti’, c’è anche chi pensa a fare di Italia viva una ‘nuova Margherita’, magari coinvolgendo Francesco Rutelli o Beppe Sala, che si collochi stabilmente nel campo del centrosinistra. “Schlein ha detto che non è il tempo dei veti e che non li farà? Giusto?”, è il ragionamento.

Anche dalle parti di Azione, dopo le europee, ragionano su come “dare una prospettiva di crescita” al partito. Nessuna volontà di partecipare allo “scontro ideologico” tra destra e sinistra, ma appunto l’idea di incidere sulle cose concrete. “Se poi, da qui al 2027, ci sarà da costruire un’alternativa a Meloni – ragionano dalle parti di Azione -, Conte farà meno fatica ad allearsi con Azione che non con Renzi, e anche Schlein farà due conti”. 

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