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Brucio il bar, muore accoltellato

Davide Buzzi riteneva responsabili padre e figlio della morte del suo figliastro. La vendetta sarebbe alla base del tentativo di appiccare il fuoco al locale davanti al quale era deceduto il ragazzo. Poi la lite fra i quattro protagonisti della vicenda finita nel sangue tra il fuggi fuggi dei clienti impauriti.

FERRARA – Voleva vendicare il figliastro morto ma ha avuto la peggio. Il tatuatore era entrato in un bar con una tanica di benzina con l’intenzione di bruciare il locale ma il titolare del bar e il padre l’avrebbero accoltellato. Le indagini sono ancora in corso per accertare il grave fatto di sangue che ha avuto per vittima Davide Buzzi, tatuatore di 42 anni residente e Codigoro, nel Ferrarese. L’artigiano, nella notte fra l’1 e il 2 settembre scorsi, dunque a cavallo della mezzanotte, si era recato in via Bologna 8, nel centro di Ferrara, presso il bar Big Town. Accompagnato da un giovane di 22 anni, tale Lorenzo Piccinini, sarebbe entrato nella chupiteria con la tanica di colore rosso in mano bene in vista.

Davide Buzzi

A questo punto sarebbe scoppiata una rissa fra Buzzi, il suo amico, Mauro Di Gaetano, 41 anni, titolare del locale, e il padre Giuseppe di 69. Al culmine della violenta lite il tatuatore sarebbe scivolato sul pavimento in un lago di sangue, colpito da diversi fendenti da arma da taglio al collo e al petto, mentre anche il suo accompagnatore ventiduenne rimaneva ferito al ventre ma in maniera meno grave. Sul luogo giungevano poco dopo diverse pattuglie dei carabinieri ed i soccorritori del 118.

Questi ultimi tentavano di trasferire Buzzi presso l’ospedale Sant’Anna di Cona ma durante il trasporto in ambulanza l’uomo spirava proprio per le gravi ferite riportate. Finiva in ospedale anche Piccinini che però riusciva a cavarsela. Venivano medicati sul posto anche padre e figlio feriti in maniera lieve. Dunque che cosa era successo? Perché tanta violenza? La notte fra il 12 e il 13 agosto scorsi il figliastro di Buzzi, Edoardo Bovini di 19 anni, aveva accusato un grave malore ed era morto davanti al locale di via Bologna. Ulteriori accertamenti tossicologici avrebbero evidenziato la presenza di sostanze stupefacenti, nella fattispecie cocaina, nel sangue della giovane vittima. L’uso della coca avrebbe esasperato una patologia cardiaca, ovvero una tachicardia ventricolare, fra le più comuni e pericolose aritmie, da cui era affetto il giovane.

La tanica sul bancone del bar

La vittima infatti era stata costretta a sospendere l’attività sportiva e più volte era ricorso alle cure dei medici.  A seguito del decesso di Bovini il Pm Stefano Longhi aveva aperto un fascicolo contro ignoti, per morte in conseguenza di altro reato, avviando le indagini per identificare il pusher che aveva venduto la coca alla vittima. Davide Buzzi, invece, era convinto diversamente e cioè che il figliastro non era stato soccorso in tempo addebitando la morte ai due congiunti che gestiscono il Big Town. A questo punto il tatuatore decideva di mettere in atto il suo piano di vendetta tentando di incendiare il locale.

Dunque una volta parcheggiata la sua Bmw nera sulla strada l’uomo e il suo giovane amico (compagno del figliastro di Buzzi) entravano nel bar e si trovavano davanti padre e figlio che, come sembra, avrebbero messo mani ai coltelli. I carabinieri, coordinati dal Pm Barbara Cavallo, hanno posto in stato di fermo in carcere Mauro e Giuseppe Di Gaetano, il primo difeso dall’avvocato Michele Ciaccia e il secondo dai colleghi Stefano Scafidi e Giulia Zerpelloni, con l’accusa di omicidio volontario per la morte di Buzzi e tentato omicidio per il ferimento di Piccinini, tuttora ricoverato in ospedale.

Natalino Buzzi. Da Fb

Dal suo profilo Facebook si sfoga il padre della vittima, Natalino Buzzi:

Non cerco vendettadice l’uomo in una diretta live – vi verrò a vedere al processo, in faccia. Avete rovinato delle famiglie, avete rovinato le vostre, state bene adesso? Dov’è morto il figliastro, ora è morto anche mio figlio. Ma ricordatevi una cosa, quel bar lì non lo riaprirete mai più. Perché se lo riaprirete verrò io davanti al bar con la foto di mio figlio, a dire che qui è dove è stato ucciso. Vi pianto una tenda davanti al bar se lo aprite. Lo avete squartato come non si fa neanche con un’anguilla. In faccia, nel collo, dappertutto. Speriamo che questa giustizia faccia il suo corso…”.

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