Bomba Toti: guerra garantisti-manettari, ma Nordio smonta l’arresto in punta di diritto

Il Guardasigilli stupito: “Rari i provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini”. M5S e Pd vogliono subito le dimissioni.

Roma – L’arresto del governatore della Liguria Giovanni Toti arriva come un fulmine a ciel sereno a poche settimane dal voto e a sorpresa spiazza tutta la politica, alleati e avversari. Come accade in questi casi in cui la figura è di spicco, la divisione tra garantisti e manettari diventa una voragine profonda. Ma è il ministro della Giustizia, in modo abbastanza inusuale quando si parla di inchieste della magistratura e non di fatti politici, a dire la sua.  “Questa mattina ero a Napoli, ho saputo di questa cosa in automobile, non conosco gli atti e da garantista penso sempre alla presunzione di innocenza. Mi è sembrato di capire che si tratta però – fa notare – di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e che l’inchiesta non è nata oggi ma tempo addietro”.

La “difesa” del Guardasigilli prosegue: “Ho esercitato 40 anni da pubblico ministero e raramente ho chiesto provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini, tenuto conto che il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove e la reiterazione del reato sono motivi per cui si può arrestare e dopo tanti anni dall’evento che si è verificato e dalle indagini” è difficile che “possano ancora sussistere. Detto questo, non conoscendo gli atti ripeto la mia fiducia nella magistratura e nella presunzione di innocenza. Le mie perplessità non sono mai sul momento in cui scatta il provvedimento cautelare rispetto all’imminenza delle elezioni anche perché in Italia si vota molto spesso, se ho delle perplessità tecniche riguardano una misura rispetto al tempo in cui è stato commesso il reato ed è iniziata l’indagine”.

Carlo Nordio

Alle parole del ministro la reazione della responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani è repentina e dura: “Le parole di Nordio sono sorprendenti, ricorda di essere ancora ministro della Giustizia? Per quanto entrano nel merito dell’inchiesta, sconcertano le affermazioni del Guardasigilli. Sembrano quelle della difesa del presidente Toti, non certo di chi dovrebbe agire con leale collaborazione istituzionale”. I giudici parlano di una “allarmante abitualità e sistematicità”, un “meccanismo perfettamente collaudato”, anche nei termini utilizzati al telefono, che rischiava di essere reiterato in occasione delle prossime elezioni regionali, in
programma. Nell’ordinanza del Gip sono riportare una serie di intercettazioni che dimostrano, secondo l’accusa, il perché il governatore avesse messo a disposizione la propria funzione e perché fossero necessari delle misure cautelari nei suoi confronti.

“In alcuni casi – scrive infatti il Gip – era lo stesso Toti a chiedere esplicitamente il finanziamento” per la campagna elettorale, “promettendo al privato comportamenti o provvedimenti a lui favorevoli o addirittura ricordandogli ‘di aver fatto la sua parte’ e quindi di aspettarsi una ‘mano’ in vista delle elezioni”. Ora che è scoppiata la bomba cosa accadrà in Liguria? Matteo Rosso, deputato e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, non esclude la possibilità di elezioni anticipate: “Per un certo periodo andrà avanti il vice-presidente Alessandro Piana, poi si vedrà. Al momento non so davvero che cosa aggiungere, è troppo presto. Io sono garantista. Nel passato anche io ho subito un processo e sono stato assolto, pertanto, ho fiducia nella magistratura e bisogna aspettare le decisioni della stessa. Ci vorranno ore o forse giorni prima di farsi un’idea più precisa”.

Di certo i manettari vanno a nozze con l’arresto del governatore. A guidare la truppa di chi invoca per gli altri la questione morale è il leader 5 Stelle Giuseppe Conte che commenta: “Io non entro nel merito dell’indagine. Ma questi arresti di vertici politici liguri confermano ciò che diciamo da tempo, su cui la politica e i media fanno finta di nulla: c’è un problema con la questione morale, c’è un problema di corruzione, di contaminazione tra tra politica e affari. Non possiamo fare finta di nulla, perché è una ferita enorme per la democrazia. L’unica risposta, oltre a uno scatto di orgoglio da parte della politica, è che i cittadini si facciano sentire attraverso il voto”. L’ex premier è seguito a ruota da Rifondazione.

Giuseppe Conte

Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Claudia Rancati e
Jacopo Ricciardi, co-segretari Regionali del partito in Liguria, sottolineano che l’arresto del Presidente della
Regione Liguria conferma che “la questione morale continua a essere al centro del problema italiano, come denunciò Berlinguer. Solo che ora coinvolge trasversalmente i due poli”. Pd e M5S chiedono un’informativa del governo sulla Liguria. A prendere la parola in Aula per i dem è Valentina Ghio che avverte: “Il collasso istituzionale di queste ore ci rende molto preoccupati”.“Gli investimenti del Pnrr rispettino i tempi dovuti, a Genova ci sono una serie di opere vincolate a una tempistica stretta con ingenti investimenti”, prosegue, chiedendo a nome del partito che il governo riferisca e “informi il Parlamento su cosa intende fare in merito”.

Il gruppo regionale del M5S non ha perso tempo: ha già chiesto le dimissioni della Giunta regionale ligure. In tutti questi anni i consiglieri pentastellati Fabio Tosi e Paolo Ugolini hanno “più volte – scrivono in una nota – segnalato e denunciato, anche con esposti, diverse operazioni quantomeno discutibili. Si tratta di una mole enorme di attività e ‘sponsorizzazioni’ sospette, nonché di utilizzo ‘allegro’ di fondi pubblici. “I manettari anche stavolta hanno bruciato i tempi”, replica velenoso su X Davide Faraone, capogruppo di
Italia Viva alla Camera, a proposito della richiesta di dimissioni della giunta regionale ligure avanzata da M5S.
“Il M5S non si smentisce mai e a poche ore dai fatti di Genova, ha già emesso la sentenza d’appello, tutti colpevoli, tutti in galera. Anche se noi siamo all’opposizione, rimaniamo garantisti e non possiamo condividere una simile impostazione”, conclude Faraone.

Il sindaco di Genova Marco Bucci racconta di aver “subito uno shock, per due ore il mio morale è stato fortemente colpito ma poi ci siamo ripresi come abbiamo sempre fatto, l’amministrazione non ha nulla a che vedere con quanto riportato dalle notizie di queste ore, nessuno dell’amministrazione comunale è coinvolto e non ci sarà alcun contraccolpo sulle procedure amministrative in atto. Abbiamo fiducia piena nella magistratura, non ho mai commentato inchieste in sette anni e continuerò a non farlo”. Dalla parte dei garantisti il vicepremier Antonio Tajani, che commenta: “Sono convinto che Toti farà di tutto per dimostrare la propria innocenza, l’estraneità alle accuse che lo riguardano. Voglio essere ottimista e fiducioso per lui”.

Il governatore Toti con il sindaco di Genova Bucci

Stesso punto di vista quello del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè: “l’onore e l’orgoglio di chi si definisce garantista risiede nella coerenza da adottare nei confronti di chiunque – e di qualsiasi parte politica – finisca sotto indagine. Vale quindi e ovviamente anche per il presidente Toti, con il quale i miei rapporti politici sono stati contrassegnati anche da forti frizioni”. Mulè anzi aggiunge: “Io auguro a Giovanni di dimostrare la sua innocenza nella speranza che ciò avvenga velocemente. Certamente la tempistica tra le richieste della Procura, datata 27 dicembre 2023, e la decisione del giudice arrivata solo adesso fa riflettere. Ma tutto ciò, così come l’impianto accusatorio, è bene che trovi il giusto contrappeso nelle argomentazioni della difesa e nelle successive decisioni che adotteranno i giudici”.


Crede nei “valori della civiltà e del garantismo, per cui non si emettono condanne preventive”, anche il sindaco di Imperia ed ex ministro Claudio Scajola, che sottolinea: “da quello che ho avuto modo di leggere, le contestazioni mosse al presidente Toti meritano quantomeno di essere approfondite, perché così come apparse non si comprendono”. Interviene anche Gianfranco Rotondi, presidente della ‘Democrazia Cristiana con Rotondi’ che dice: “Non sono un sodale di Toti, le cui scelte politiche mi hanno persino danneggiato. Ma è allucinante l’arresto di un presidente di Regione per contributi elettorali di 74.000 euro risalenti a 4 anni fa, regolarmente denunciati. E il tutto in piena campagna elettorale europea…”.

Dalla parte dei garantisti anche l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova che difende il governatore: “Sono garantista fino a prova contraria e
sono e sarò amico di Giovanni Toti a prescindere da tutto. Credo che abbia lavorato e stia lavorando molto bene in Regione Liguria. Lui non deve dimettersi e deve continuare a fare il suo lavoro: stiamo parlando di finanziamenti elettorali regolarmente denunciati e non di corruzioni”. E poi “ha sempre avuto un’attenzione particolare verso la Sanità”.

E ancora il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, interpellato sui risvolti politici dell’arresto del governatore tira dritto: “Andiamo avanti con Noi Moderati, giovedì presenteremo i candidati nelle liste insieme con Forza
Italia. Non cambia nulla, anzi, la nostra proposta politica va avanti ancora con più forza. Noi – aggiunge – non siamo garantisti a correnti alternate, è un’indagine in corso di cui si vedranno gli sviluppi, ma i processi si fanno in Tribunale e le conclusioni si traggono alla fine, non all’inizio. Io conosco Toti, ha governato davvero bene e sono convinto che i fatti di cui sarebbe accusato non li ha commessi. E poi c’è la magistratura”, conclude Lupi.


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