In manette 4 africani che avrebbero avuto rapporti con i feroci terroristi di Al-Shabaab che per scelta sanguinaria ammazzano a sangue freddo anziani, donne e bambini senza pietà.
Bologna – La Procura della città delle due Torri ha chiesto il processo a carico di quattro persone (due somale e due etiopi) per i presunti rapporti con il gruppo terrorista “Al-Shabaab”, passato ultimamente alla ribalta delle cronache per il rapimento di Silvia Romano, cooperante in Somalia. Si tratta di Rashiid Dubad, 23 anni, Said Mahamed di 23, Cabdiqani Asman di 30 anni e Isidiin Ahmed di 23.
Tutti gli indagati sono residenti stabilmente in Italia, nello specifico tra la Lombardia e il Piemonte ma godono di amicizie e sodali anche in Emilia-Romagna. Le indagini sono andate avanti dal 2018 quando la squadra antiterrorismo bolognese è arrivata a individuare il gruppo partendo da una serie di contatti che avevano luogo nella zona di Forlì. Da quanto trapela dall’inchiesta della Digos, coordinata dalla Pm Antonella Scandellari, il gruppo si muoveva in diverse regioni del Nord Italia con lo scopo di raccogliere fondi da inviare ai combattenti del Corno d’Africa. Non solo, al centro delle verifiche ci sarebbe anche un traffico d’armi e di munizioni volto a fortificare i ribelli fondamentalisti.
Grazie alle perquisizioni eseguite dalle Forze dell’Ordine sono state acquisite le prove di una parte delle transazioni di denaro verso l’Africa subsahariana, solitamente effettuate tramite il canale “Money transfert” o mediante il meccanismo di rimesse delle Hawala, reti di persone fidate che si incaricano di anticipare denaro per conto terzi. Un sistema efficiente, bene conosciuto anche dalle mafie di mezzo mondo, che muove flussi di contante in assoluto anonimato. Le cifre ammonterebbero a 6.900 dollari, 2.700 euro e 3.000 euro.
In particolare Dubad sarebbe stato intercettato mentre, con alcuni connazionali, discuteva dell’acquisto di armi e mezzi per sostenere i gruppi “Al Shabaab” e Onlf (Ogaden National Liberation Front), quest’ultima operante in Etiopia. Dubad, residente a Cinisello Balsamo, nella provincia milanese, per gli investigatori era il collettore di beni (camion) e di denaro. L’uomo avrebbe provveduto, con cadenza mensile, a rifornire i terroristi di tutto il necessario per la sopravvivenza.
Non solo la cellula operante nel Bel Paese, avrebbe messo in piedi una sofisticata rete di finanziamento che passava anche dagli ingressi non autorizzati dai quali gli immigrati giungevano in Italia. Questi, una volta arrivati sul territorio nazionale, venivano ospitati e, successivamente, accompagnati oltre il confine svizzero. Un servizio per cui dovevano pagare a caro prezzo. I proventi, anche in questo caso, servivano a riempire le casse dei gruppi terroristici.
Il gruppo di mercenari di Al-Shabaab è noto per l’estrema violenza dei suoi attacchi terroristici e per il particolare strategico utilizzato durante le aggressioni: non fanno prigionieri specie fra i civili. , Al termine dell’ultimo dei raid, il 28 dicembre scorso, 92 persone sono rimaste uccise davanti ad un ufficio pubblico a Mogadiscio.