Bisogna rivedere i modelli di vita ed i concetti del comune intendere le cose. Forse ne usciremo migliorati e più uniti, salvo poi a tornare ad una routine che, anche questa, non sarà più la stessa.
Barricati in casa per gli arcinoti motivi non si vede l’ora di tornare al consueto stile di vita a cui si era abituati. Così la vita appare compressa e soffocata, dai limiti imposti, oltre ogni immaginazione. Non è apparenza, ma una condizione a cui non si era preparati, un limite, oltre che fisico, anche mentale che se si riesce a superare può consentire di pensare più liberamente e superare ostacoli psicologici. Riconvertire la propria ossessiva ordinarietà in straordinaria opportunità di crescita, ecco l’obiettivo che dobbiamo porci. Solo quando si ritornerà alla ormai “presunta” normalità saremo capaci di apprezzare questi momenti di solitudine interiore e condivisione
Ogni barriera rappresenta un limite fisico invalicabile ma non un ostacolo per i propri sogni che, comunque, consentono di immaginare ciò che è impossibile vedere nella straordinarietà di un evento, oltre ogni ragionevole previsione.
Forse per la prima volta dopo altri eventi eccezionali come l’ultimo conflitto bellico, ci siamo uniti per combattere una malattia implacabile. E’ bastato un nemico comune per farci rendere conto che tutti i confini sono stati abbattuti e che non è possibile alzare barriere che ci dividano realmente. Ogni sovranismo, anche quello paradossale dei sistemi sanitari, che si riaffaccia come grottesco rigurgito nella drammaticità del momento, è negato dai fatti e ribaltato dall’evidenza. Si è capito che solo insieme si può fronteggiare un grave problema come questo. Soltanto uniti, nel pluralismo delle informazioni, si può trovare una via d’uscita. In fondo anche il silenzio delle strade e il tempo, solo apparentemente vuoto perché sottratto all’esteriorità, aiutano a scoprire che le relazioni con gli altri sono più profonde del contatto fisico, che la comunicazione può avvenire anche a “due metri di distanza” o più ancora senza poterne fare a meno.
Bisognerebbe riflettere di più soprattutto sul limite umano. Il limite che ci costituisce e definisce. Durante tutta la vita ogni aspetto dell’esistenza è segnato e reso significativo dai limiti. La natura, gli altri, la sofferenza, il dolore, la libertà sono limiti infiniti per l’uomo: li subisce, senza comprenderli, forse perché ancora avvolti nel mistero. La consapevolezza di questo fenomeno tangibile avviene con il decorso del tempo.
Quando si comincia ad invecchiare. Quando si iniziano a comprendere le proprie imperfezioni, e soltanto allora l’uomo potrà riconciliarsi con la natura, con gli altri esseri umani, con ogni realtà visibile o ignota. Diverse sono le tesi sostenute da sociologhi ed esperti di comunicazione che ritengono ormai superata dai nuovi metodi di comunicazione ogni divisione nazionalista il cui fine è la salvezza dell’essere umano. Altra cosa è l’economia su cui si fondano i singoli Stati.
“In ogni analisi intellettualmente onesta le ragioni biologiche scientificamente dimostrabili dell’unità del genere umano stravincono sulle ragioni politologiche delle divisioni, in quanto non esiste un fondamento inoppugnabile di diritto internazionale che possa giustificare l’obbligo a caratterizzare come nazionale ogni cittadinanza umana in un luogo.“Ogni essere umano oggi conduce la propria esistenza in una rete di relazioni di vario genere, costruita grazie a numerose e variegate comunità, come la famiglia, l’abitare nello stesso luogo, oppure consentita dallo svolgere la stessa professione o passione sportiva. Pertanto il luogo dove si risiede non è più l’unica occasione o possibilità per la costruzione di relazioni, perché le diverse esistenze che si conducono portano ad una molteplicità di luoghi d’esperienza”.
Il CoVid-19 ha rivelato come ogni decantata forma di sovranismo politico appare, specie in ambito sanitario, una arcaica forma di lotta politica, su base nazionalista, soprattutto di carattere economico. Oggi qualsiasi concetto di nazionale è superato per dare spazio al modello sovranazionale che diventa Paese senza più confini.
“La patria può essere il nostro Paese, la nostra città, la nostra regione, può essere la nostra nazione radicata in un territorio e coincidente o non con lo Stato, può essere lo Stato stesso, ma può essere una comunità di Stati, può essere anche, man mano che i confini si dilatano la comunità di tutti gli uomini (Vittorio Bachelet)”.