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Banche truffate e soldi spediti in Cina

Tramite un elaborato raggiro, un gruppo di criminali presentava documenti falsi alle banche allo scopo di erogare credito ad aziende totalmente ignare. Poi lo smistava tramite bonifici ad aziende cinesi che a loro volta li facevano tornare in madrepatria.

Cuneo – I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del capoluogo piemontese hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare personale e reale disposta dal G.I.P. del tribunale di Asti, nei confronti di 7 persone resesi responsabili, a vario titolo, dei reati di truffa, riciclaggio ed autoriciclaggio. Coinvolte loro malgrado nelle truffa anche alcune banche.

Il modus operandi adottato dagli indagati, si è concretizzato con il ricorso alla procedura bancaria denominata Sepa Direct Debit B2B, strumento utilizzato per la regolarizzazione dei rapporti commerciali intercorsi tra soggetti economici che consente, al soggetto creditore, di disporre immediatamente, sul proprio conto corrente, della somma corrispondente al credito maturato nei confronti del debitore.

Nel caso di specie, il rappresentante legale di una società, con la complicità di un altro soggetto con precedenti specifici di truffa e frode informatica, ha indotto in errore la Banca d’Alba attraverso la presentazione di falsa documentazione commerciale attestante crediti fittizi nei confronti di tre imprese, peraltro completamente ignare, per un importo complessivo di oltre 2,5 milioni di euro. Utilizzando la predetta procedura, ha quindi potuto ottenere una provvista per un valore complessivo di 780mila euro poi bonificata a favore di società compiacenti, alcune gestite da soggetti di nazionalità cinese, che ne hanno immediatamente riciclato il valore attraverso ulteriori movimentazioni verso la Cina.

I trasferimenti di denaro, preventivamente pianificati, sono avvenuti nel giro di poche ore ed a cavallo del week end, talché la Banca ha avuto consapevolezza della frode solo dopo che si erano perse le tracce del denaro.

Le Fiamme Gialle, attraverso l’analisi dei conti correnti delle società, delle persone coinvolte e della documentazione cartacea e digitale reperita durante le perquisizioni nei confronti di alcuni indagati, nonché sulla base degli elementi acquisiti nel corso di intercettazioni telefoniche ed assunzione di sommarie informazioni, sono riuscite a ricostruire i fatti e soprattutto ad individuare beni e valori riconducibili agli indagati, che sono stati oggetto di sequestro preventivo.

In particolare sono stati sequestrae 4 abitazioni e altri 10 immobili, 9 autoveicoli e i saldi dei conti correnti degli indagati e delle società coinvolte, per un totale complessivo pari ad oltre 600 mila euro, che corrisponde alla gran parte della somma oggetto di frode (780 mila euro).

Si precisa che la banca truffata non ha messo a rischio denaro dei propri clienti e, in ogni caso, essa rappresenta la vittima del sistema di truffa sopra narrato. Peraltro, nel corso delle indagini, ha fornito massima collaborazione ai finanzieri.

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