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Balneari con “le pacche nell’acqua”, preoccupati per lo stallo creato dall’Ue

Il pasticcio delle concessioni demaniali e i colloqui continui tra il governo e Bruxelles per trovare una soluzione per i gestori in allarme.

Roma – Sono preoccupati per il loro futuro e, la mancanza di certezze, non consente loro di fare investimenti. È quanto dicono operatori e operatrici balneari dopo che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea si è espressa negativamente sul rinnovo automatico delle concessioni di occupazione delle spiagge, stabilendo che che non possono essere rinnovate automaticamente, ma devono essere oggetto di una procedura di selezione “imparziale e trasparente”. E all’orizzonte non c’è nulla di buono, c’è solo da lanciare, parlando di mare, l’SOS.

Non c’è una soluzione rapida in vista e la matassa difficilmente si sbloccherà prima delle elezioni europee e amministrative di giugno. La sentenza del Consiglio di Stato sull’illegittimità di qualsiasi proroga oltre il 31 dicembre 2023 non ha fatto che ribadire la ben nota linea di Palazzo Spada. Il punto chiave è che la Commissione europea continua a sposare questa posizione. Negli ultimi confronti la Dg Grow di Bruxelles ha bocciato la mappatura puramente quantitativa delle coste, con la quale il governo ha concluso che solo il 33% delle aree disponibili è occupato dalle concessioni e quindi “non c’è scarsità della risorsa naturale”, presupposto per l’applicazione della direttiva Bolkestein e del relativo obbligo di gare.

Il dialogo tra il governo e i funzionari europei sulle concessioni balneari è un’infinita tela di messaggi che non spostano di una virgola la questione: per la Commissione la tesi italiana, che punta a procrastinare le gare, non è sostenibile. E il perdurante stallo ha un effetto paradossale: il governo avrebbe messo in stand by un decreto legge salva-infrazioni. Perché? A quanto emerge, sarebbe politicamente molto complicato varare il provvedimento, per quanto urgente, senza risolvere il tema delle concessioni demaniali marittime.

Tra dieci giorni – ora X per i balneari – un’ordinanza dovrebbe rendere definitiva la decisione del 30 aprile scorso con cui il Consiglio di Stato ha confermato la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge al 31 dicembre 2023, obbligando le amministrazioni a disapplicare eventuali deroghe e indire nuovi bandi. La preoccupazione è palpabile e comprensibile. Siamo all’ultima spiaggia. C’è chi ironizza per non piangere: “Si è aperta la caccia al balneare, scherzo ma la situazione è davvero preoccupante. Ogni giorno ci sono novità e smentite, si lavora più nei tribunali che negli arenili“, dice Franco Petrini, gestore degli storici stabilimenti
balneari “Nuova Pineta e Pinetina” sul litorale romano.

La preoccupazione diventa concreta passeggiando sul lungomare di Ostia: la maggior parte dei lidi è ancora chiusa con nastri biancorossi attorno alle aree distrutte dalle recenti violente mareggiate. “Siamo in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato fissato per il 14 maggio, intanto stiamo dialogando con l’amministrazione per pagare le annualità in contenzioso”, spiega Massimo Muzzarelli, gestore dello Sporting Beach. “Fino a una settimana fa stavo lavorando per riaprire piscina e discoteca, avevo fatto il contratto per la nuova stagione a una trentina di lavoratori. Ora mi ritrovo con un investimento di quattrocentomila euro che rischia di finire in fumo e trenta famiglie senza lavoro”, dice con amarezza Emiliano Piccioni, gestore del Kursaal.

E la situazione è pressoché uguale in tutti gli stabilimenti delle coste italiane. Il diritto amministrativo parla chiaro: ai sindaci toccherà bandire le gare. O comunque occorrerà trovare soluzioni provvisorie, altrimenti addio all’estate 2024. In virtù delle norme comunitarie, tutti le concessioni demaniali marittime, superata la data del 31 dicembre 2023, hanno cessato di avere efficacia, per come affermato dal Consiglio di Stato già nel 2021. 

Rimane in capo ai Comuni il compito di curare, nelle more dell’espletamento delle gare, i molteplici interessi pubblici e privati, eventualmente facendo applicazione, dietro richiesta degli interessati, dei tradizionali istituti del codice della navigazione, quali la concessione demaniale marittima provvisoria ai sensi dell’articolo 10 del regolamento di esecuzione del codice della navigazione, come consta essere stato fatto in altre realtà locali.

Da Bruxelles, sulle concessioni balneari, fanno sapere di aver preso atto del pronunciamento del Consiglio di Stato e “abbiamo ancora scambi in corso con le autorità italiane”, ha detto la portavoce della Commissione Ue Johanna Bernsel. “Abbiamo sempre preferito gli accordi piuttosto che il deferimento al tribunale, quindi stiamo discutendo e continuiamo a essere in contatto con le autorità italiane” ha precisato la portavoce della Commissione Arianna Podestà sollecitata in particolare sulla tempistica. 

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