Il trapper Baby Gang

Baby Gang spara ancora: il concerto sold out al Forum di Assago è in forse

Il rapper idolo dei giovanissimi, già condannato dopo una sparatoria, ferisce un “amico”: arresto, braccialetto elettronico e revoca di tutti i permessi.

LECCO – Sono gli idoli dei giovani d’oggi ma spesso rappresentano falsi punti di riferimento ed esempi di violenza contro il prossimo. Non tutti i cantanti rap, acronimo dell’inglese “rhythm and poetry”, ovvero ritmo e poesia, sono irascibili, maneschi e dediti alle armi ma non si può dire cosi di Baby Gang, nome d’arte del rapper Zaccaria Mouhib, 22 anni, sottoposto all’obbligo di dimora a Lecco dopo la condanna a 5 anni e 2 mesi di carcere per una sparatoria nell’ambito di un regolamento di conti fra trapper rivali in corso Como a Milano nel 2022.

La sparatoria fra rap rivali in pieno centro a Milano

E’ ovvio che il cantautore è da considerarsi innocente sino a sentenza definitiva ma ciò che è accaduto la scorsa settimana non alleggerisce di certo la sua posizione giudiziaria. Il giovane, infatti, è stato posto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e non più all’obbligo di dimora dai giudici della settima sezione penale del tribunale di Milano, presieduta da Marco Tremolada, perché avrebbe sparato e ferito un suo sedicente amico con un colpo di arma da fuoco alla gamba sinistra. Il diverbio armato si sarebbe consumato tra il 16 e il 17 gennaio scorso nell’abitazione del cantautore. A rimanere ferita sarebbe stata una “persona che si definisce sua amica – si legge in atti – attinta da colpo di arma da fuoco alla gamba sinistra”.

L’amico, ricorso poi alle cure dei medici in ospedale, avrebbe messo a verbale quanto accaduto puntando il dito contro Zaccaria Mouhib che avrebbe usato una pistola, la stessa dalla quale sarebbe partito il colpo che gli avrebbe ferito l’arto. La vittima, successivamente, non aveva sporto denuncia e men che meno l’avrebbero fatto altri due giovani presenti in casa del cantante e coimputati nel processo per la sparatoria di Milano. Gli stessi investigatori, però, a seguito della perquisizione in casa dell’artista avrebbero repertato una pistola ad aria compressa con relativo munizionamento metallico ma non un arma da fuoco. I magistrati però hanno emesso l’ordinanza restrittiva sulla scorta delle dichiarazioni del rapper che aveva assicurato di non detenere armi di qualsiasi tipo presso la propria abitazione. Zaccaria non sarebbe nuovo ad episodi di violenza.

Le armi rinvenute in casa dell’artista

Ad appena 11 anni il giovane italiano, nato da famiglia marocchina, sarebbe stato fermato dalla polizia per furto di abiti in negozi di abbigliamento di Torino. Successivamente Zaccaria era stato coinvolto in alcune rapine sui treni locali a cui sono seguite l’aggressione ad un pubblico ufficiale, le accuse di istigazione alla violenza tramite alcuni video in cui il rapper mostra armi e l’ultima rissa con sparatoria nel centro di Milano di due anni fa che ha originato una condanna assai grave. Tra riformatoricase-famiglia e penitenziari Baby Gang ha realizzato i suoi migliori pezzi da milioni di visualizzazioni e il 6 maggio prossimo avrebbe dovuto esibirsi al Forum di Assago dove ha venduto tutti i biglietti disponibili.

Il tribunale di Milano però gli ha revocato tutte le autorizzazioni relative alla sua attività canora anche perché il cantante-compositore avrebbe violato l’obbligo di dimora più volte e a dimostrare la grave violazione ci sarebbero numerosi video e clip pubblicati sul suo profilo Instagram e su quelli dei suoi innumerevoli fans.  L’ultimo episodio di presunta violenza a mano armata avrebbe rappresentato per gli inquirenti la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. La Pm Francesca Crupi, titolare delle indagini sugli scontri di rapper rivali, ha chiesto ed ottenuto la misura restrittiva proprio per il pericolo di reiterazione del reato. I giudici milanesi, infatti, hanno evidenziato la “pervicacia” dell’odierno indagato nel procacciarsi e utilizzare armi, oltre alla sua “inaffidabilità”.

L’artista ritratto nella copertina di un suo album

Zaccaria pare si ritenga da tempo nel mirino di carabinieri e polizia di cui sarebbe vittima. Nel frattempo però non lesina parolacce e minacce anche ai giornalisti su cui farebbe ricadere tutte le disgrazie della sua giovane esistenza: “Giornalisti pezzi di merda, sbirri infami, polizia associazione mafiosa, faccio più soldi di voi, il vostro stipendio me lo mangio a pranzo“. Non possiamo che augurargli buon appetito.

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