L’inchiesta continua per accertare le cause della morte del disabile seguendo due pista, quella del bullismo e quella dell’eredità. La madre della vittima, morta ammazzata per mano del suo ex compagno, aveva lasciato al figlio un cospicuo patrimonio composto da beni immobili, soldi e gioielli.
Genova – Aperta un’inchiesta per stabilire le reali cause della morte di Mauro Risone, 41 anni, diversamente abile, morto dopo il ricovero all’ospedale Galliera il 12 luglio scorso. L’uomo era il figlio di Clara Ceccarelli, la commerciante di 69 anni, morta ammazzata il 19 febbraio dell’anno scorso davanti al suo negozio del centro storico per mano del suo ex Renato Scapusi, 60 anni, disoccupato, condannato all’ergastolo.
Il figlio della povera titolare del negozio “Jolly Calzature” di via Colombo, uccisa con un centinaio di coltellate, potrebbe essere vittima a sua volta di un omicidio. La vicenda prende origine da una segnalazione all’autorità giudiziaria dei medici dell’ospedale genovese che, il 12 luglio scorso, informavano dell’avvenuto decesso di Risone per ustioni all’esofago e ulcere allo stomaco, probabilmente provocate da sostanze caustiche.
L’uomo era stato ricoverato d’urgenza il 2 luglio perché vomitava sangue e le sue condizioni di salute risultavano assai precarie. Mauro, nato con una patologia degenerativa e affetto da diabete, accusava forti dolori alla pancia e si piegava in due dal dolore, riferiscono i parenti che, una volta ricoverato in ospedale, non l’hanno più visto il congiunto da vivo:
”…La polizia, che mi ha interrogato tre volte, ha preso una cantonata – dice Sergio De Marco, 83 anni, compagno della mamma di Clara Ceccarelli – nessuno si occupava di lui e aveva rapporti non buoni con due dei suoi tre cugini i quali, dopo la morte della madre, si sono defilati. Non credo che Mauro sia stato avvelenato…”.
Il tribunale di Genova aveva nominato tutori della vittima una coppia di parenti che si sarebbero occupati dei suoi bisogni e dell’amministrazione dei suoi beni. Sarebbe stato proprio uno dei tutori a parlare di avvelenamento alla polizia dopo aver raccontato di una lite occorsa in centro a Genova tra il povero Mauro e alcuni giovani prima dei malori accusati dalla vittima.
L’altra ipotesi sulla morte del disabile, al vaglio degli inquirenti, sarebbe legata al patrimonio che il figlio della commerciante di scarpe avrebbe ereditato dopo la morte della mamma. L’eredità in questione supererebbe il milione di euro e consisterebbe in 5 appartamenti, gioielli di valore e un conto corrente con 130mila euro depositati dopo la morte della titolare del negozio di calzature.
Beni che adesso dovranno essere divisi tra i cugini. Clara Ceccarelli, anni prima della sua violenta dipartita, aveva scelto una brava badante per il figlio menomato, sua amica fidata. E anche su questa donna i parenti della vittima, acquisiti e non, avrebbero avuto molto da ridire, soprattutto sull’attaccamento dell’assistente a Mauro, che non avrebbe mai perduto di vista. Tranne quando l’uomo iniziava a stare male e sino al suo decesso, come sembra.
Gli inquirenti dunque non tralasciano nulla seguendo la pista del bullismo e quella della corsa all’eredità, tant’è che il Pm Paola Crispo, della Procura del capoluogo ligure, ha aperto un fascicolo per omicidio volontario, affidando le indagini alla Squadra Mobile e l’autopsia alla salma di Mauro Risone al medico legale Camilla Tettamanti. Clara Ceccarelli era molto attaccata al figlio e per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, soprattutto quella di assicurargli un futuro anche dopo la sua dipartita.
La donna, conosciutissima per via del negozio di scarpe da riposo, aveva deciso di troncare la relazione con Renato Scapusi ormai schiavo del gioco d’azzardo. L’uomo non aveva preso bene la decisione della compagna e si recava spesso in negozio per convincerla a tornare con lui. Anche quel maledetto 19 febbraio Scapusi si era condotto in via Colombo forse già deciso a farla finita.
Mentre entrava in negozio l’uomo aggrediva la commerciante massacrandola con decine e decine di coltellate sino a quando la vittima non si accasciava esanime sul pavimento in un lago di sangue. L’assassino poi si dileguava ma veniva raggiunto dagli agenti di polizia mentre stava per suicidarsi. Il 25 gennaio scorso la Corte d’Assise di Genova commutava il fine pena mai all’uomo ritenendolo responsabile di omicidio volontario premeditato.
Mauro Risone aveva accusato un brutto colpo ma pare si fosse ripreso. Cinque mesi dopo spirava l’ultimo respiro, forse ammazzato come la madre.